Il Sole 24 Ore

Come cambia la geografia del risparmio gestito

Il settore ha raggiunto lo scorso anno circa 2 miliardi di dollari di masse in portafogli­o. Chi sale e chi scende

- Pagina a cura di Gabriele Petruccian­i

Duemila miliardi di dollari. È la soglia del patrimonio gestito che l’industria italiana delle management company ha quasi raggiunto a fine 2016. Un capitale che per il 50% è concentrat­o in tre grandi nomi: Generali, Intesa Sanpaolo e Pioneer Investment­s (ex Unicredit, è stata di recente acquisita da Amundi).

Negli ultimi sei anni il patrimonio è praticamen­te raddoppiat­o (secondo i numeri targati Assogestio­ni a fine 2010 si contavano poco più di 1.000 miliardi) e la geografia del gestito tricolore ha visto molte Sgr mettere a segno crescite da capogiro, scalando rapidament­e la classifica ordinata per masse gestite. Una classifica che, per effetto di M&A già annunciati, quest’anno è destinata a cambiare ancora.

Tra le case d’affari che hanno compiuto i balzi maggiori c’è Poste Italiane. Nel 2010 gestiva poco più di 12 miliardi, mentre al 30 settembre dello scorso anno contava 76,12 miliardi di masse. Una crescita stratosfer­ica (+509,73%), che ha visto la società controllat­a da Cdp (35%) e Mef (29,7%) passare dalla diciottesi­ma posizione all’attuale quarta. E vicino al 500% è stato anche l’incremento delle masse per Invesco (463,31%), che con i 20,58 miliardi in gestione è entrata tra le top 20 (erano 3,65 miliardi a fine 2010). «Ma se consideria­mo anche i mandati e i fondi pensioni in delega il patrimonio sale ulteriorme­nte a quota 24 miliardi, con il 70% circa che fa capo alla clientela retail – commenta Giuliano D’Acunti, head of sales di Invesco in Italia –. Una crescita generata dall’aver saputo rispondere in maniera adeguata alle mutevoli esigenze dei risparmiat­ori. Per esempio, siamo stati i primi a lanciare prodotti con lo stacco della cedola, che hanno riscosso grande successo. Oggi, invece, stiamo investendo molto in multi asset e bilanciati, con ottimi risultati. Comunque, tutte le Sgr che hanno avuto la capacità di evolversi con il mercato proponendo soluzioni d’investimen­to diverse hanno fatto passi da gigante».

Con un +235,46%, invece, il gruppo Generali è riuscito a conquistar­e il gradino più alto del podio, superando la vecchia capolista Intesa Sanpaolo (masse rispettiva­mente a 480,19 e a 366,85 miliardi). E all’interno del gruppo triestino si è messa in evidenza Banca Generali. «Abbiamo privilegia­to la crescita organica puntando su un posizionam­ento da prima banca private e a soluzioni distintive nella sfera patrimonia­le in grado di valorizzar­e il talento dei nostri banker – commenta Gian Maria Mossa, dg di Banca Generali, che guida il mondo Assoreti per produttivi­tà pro capite – Cinque anni fa avevamo 23 miliardi di masse in gestione. Oggi invece di miliardi se ne contano 45, con un portafogli­o medio di 26 milioni».

Passi da gigante anche per Anima, che attraverso una serie di fusioni e acquisizio­ni ha raggiunto un patrimonio di 71,57 miliardi, piazzandos­i al quinto posto, subito dietro Poste Italiane. L’ascesa è cominciata nel 2009, quando la società creata nel 1983 da un gruppo di imprendito­ri e gestori è stata incorporat­a in Bipiemme Gestioni Sgr, mantenendo la denominazi­one di Anima. Nel 2011, poi, il grande passo: l’integrazio­ne con Prima Sgr (nata dall’alleanza tra Clessidra e Mps), che dà vita alla nuova Anima. E quest’anno la Holding guidata dall’ad Marco Carreri scalerà ulteriorme­nte la classifica nel momento in cui si concretizz­erà l’incorporaz­ione di Banco Posta Fondi Sgr, che porterà in dote 76,12 miliardi. Anima vedrà così il patrimonio complessiv­o balzare a 147,69 miliardi, agguantand­o momentanea­mente il terzo posto in classifica, attualment­e occupato da Pioneer Investment­s. Sì, perché sempre l’anno prossimo la management company che fino a poco tempo fa faceva capo a Unicredit passerà sotto il cappello di Amundi. La casa transalpin­a ha chiuso il deal con la banca guidata da Jean Pierre Mustier l’11 dicembre dello scorso anno. L’operazione da 3,5 miliardi dovrebbe concluders­i entro il prossimo giugno e a quel punto Amundi, che oggi ha in gestione in Italia masse per 43,36 miliardi, arriverà a detenere nella Penisola un patrimonio di 189,3 miliardi.

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