Come cambia la geografia del risparmio gestito
Il settore ha raggiunto lo scorso anno circa 2 miliardi di dollari di masse in portafoglio. Chi sale e chi scende
Duemila miliardi di dollari. È la soglia del patrimonio gestito che l’industria italiana delle management company ha quasi raggiunto a fine 2016. Un capitale che per il 50% è concentrato in tre grandi nomi: Generali, Intesa Sanpaolo e Pioneer Investments (ex Unicredit, è stata di recente acquisita da Amundi).
Negli ultimi sei anni il patrimonio è praticamente raddoppiato (secondo i numeri targati Assogestioni a fine 2010 si contavano poco più di 1.000 miliardi) e la geografia del gestito tricolore ha visto molte Sgr mettere a segno crescite da capogiro, scalando rapidamente la classifica ordinata per masse gestite. Una classifica che, per effetto di M&A già annunciati, quest’anno è destinata a cambiare ancora.
Tra le case d’affari che hanno compiuto i balzi maggiori c’è Poste Italiane. Nel 2010 gestiva poco più di 12 miliardi, mentre al 30 settembre dello scorso anno contava 76,12 miliardi di masse. Una crescita stratosferica (+509,73%), che ha visto la società controllata da Cdp (35%) e Mef (29,7%) passare dalla diciottesima posizione all’attuale quarta. E vicino al 500% è stato anche l’incremento delle masse per Invesco (463,31%), che con i 20,58 miliardi in gestione è entrata tra le top 20 (erano 3,65 miliardi a fine 2010). «Ma se consideriamo anche i mandati e i fondi pensioni in delega il patrimonio sale ulteriormente a quota 24 miliardi, con il 70% circa che fa capo alla clientela retail – commenta Giuliano D’Acunti, head of sales di Invesco in Italia –. Una crescita generata dall’aver saputo rispondere in maniera adeguata alle mutevoli esigenze dei risparmiatori. Per esempio, siamo stati i primi a lanciare prodotti con lo stacco della cedola, che hanno riscosso grande successo. Oggi, invece, stiamo investendo molto in multi asset e bilanciati, con ottimi risultati. Comunque, tutte le Sgr che hanno avuto la capacità di evolversi con il mercato proponendo soluzioni d’investimento diverse hanno fatto passi da gigante».
Con un +235,46%, invece, il gruppo Generali è riuscito a conquistare il gradino più alto del podio, superando la vecchia capolista Intesa Sanpaolo (masse rispettivamente a 480,19 e a 366,85 miliardi). E all’interno del gruppo triestino si è messa in evidenza Banca Generali. «Abbiamo privilegiato la crescita organica puntando su un posizionamento da prima banca private e a soluzioni distintive nella sfera patrimoniale in grado di valorizzare il talento dei nostri banker – commenta Gian Maria Mossa, dg di Banca Generali, che guida il mondo Assoreti per produttività pro capite – Cinque anni fa avevamo 23 miliardi di masse in gestione. Oggi invece di miliardi se ne contano 45, con un portafoglio medio di 26 milioni».
Passi da gigante anche per Anima, che attraverso una serie di fusioni e acquisizioni ha raggiunto un patrimonio di 71,57 miliardi, piazzandosi al quinto posto, subito dietro Poste Italiane. L’ascesa è cominciata nel 2009, quando la società creata nel 1983 da un gruppo di imprenditori e gestori è stata incorporata in Bipiemme Gestioni Sgr, mantenendo la denominazione di Anima. Nel 2011, poi, il grande passo: l’integrazione con Prima Sgr (nata dall’alleanza tra Clessidra e Mps), che dà vita alla nuova Anima. E quest’anno la Holding guidata dall’ad Marco Carreri scalerà ulteriormente la classifica nel momento in cui si concretizzerà l’incorporazione di Banco Posta Fondi Sgr, che porterà in dote 76,12 miliardi. Anima vedrà così il patrimonio complessivo balzare a 147,69 miliardi, agguantando momentaneamente il terzo posto in classifica, attualmente occupato da Pioneer Investments. Sì, perché sempre l’anno prossimo la management company che fino a poco tempo fa faceva capo a Unicredit passerà sotto il cappello di Amundi. La casa transalpina ha chiuso il deal con la banca guidata da Jean Pierre Mustier l’11 dicembre dello scorso anno. L’operazione da 3,5 miliardi dovrebbe concludersi entro il prossimo giugno e a quel punto Amundi, che oggi ha in gestione in Italia masse per 43,36 miliardi, arriverà a detenere nella Penisola un patrimonio di 189,3 miliardi.