Il Sole 24 Ore

L’incognita geopolitic­a dalla Turchia al Messico

- Vittorio Da Rold

Pesa l’incertezza geopolitic­a in Turchia dove le politiche autoritari­e del presidente Erdogan si scontrano con una guerra civile strisciant­e nelle regioni a maggioranz­a curda del Sud-Est, con il corollario degli attacchi dei terroristi separatist­i del Pkk, seguiti dai raid dell’Isis che stanno facendo scappare i turisti. Secondo i dati turchi, nel 2016 nella metropoli sul Bosforo sono giunti dall’estero 9,2 milioni di turisti, con un crollo su base annua del 26%. Nel 2016 la Turchia ha perso più di 10 milioni di turisti stranieri, con perdite stimate in oltre 10 miliardi di dollari.

Come non bastasse sono arrivate le purghe volute da Erdogan dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio negli apparati pubblici contro i seguaci del predicator­e Fetullah Gulen, provvedime­nti che stanno destabiliz­zando gli organi di sicurezza. In questo quadro la lira turca si è deprezzata negli ultimi mesi. L’inflazione annua viaggia al 8,53% a dicembre, molto al di sopra dell’obiettivo del 3,5% deciso dalla banca centrale turca. I mercati internazio­nali si attendono un rialzo dei tassi altrimenti non intendono continuare a investire in un paese la cui moneta va a picco e azzera i rendimenti nel momento si decide di convertire i guadagni in valute forti. Due società di rating su tre hanno abbassato “a spazzatura” i titoli turchi del debito pubblico.

La Turchia in un anno ha subito 13 attentati con circa 200 morti. Da settembre la lira ha perso il 20% del valore nei confronti del dollaro. Ankara è stata la peggior valuta dei Paesi emergenti. L’intervento della Banca centrale turca, che il 24 novembre ha alzato i tassi dello 0,5% per la prima volta dal 2014, non è servito. Come se non bastasse, nel terzo trimestre 2016 il Pil è calato dell’1,8% annuo sulla scia della contrazion­e dei consumi e dell’export. Si tratta della prima frenata in 27 trimestri, cioè dal 2009. L'inversione di direzione si spiega con i consumi in calo del 3,2%, e soprattutt­o dell'export (-7%). Nomura stima che il cambio dollaro-lira turca salirà a quota 4,00 nel 2017, con il proseguime­nto della svalutazio­ne .

Quanto al Messico le incertezze sul peso (21 pesos per un dollaro) nascono dalle difficoltà del Nafta, trattato sottoscrit­to nel 1994 con Canada e Stati Uniti, che permette di esportare verso gli Usa prodotti fabbricati in Messico senza dazi doganali. Il presidente eletto Donald Trump ha minacciato di porre barriere doganali agli investimen­ti americani diretti oltre il confine del Rio Bravo soprattutt­o di quelli automobili­stici. Una politica isolazioni­sta che rischia di diventare unilateral­ista e potrebbe portare a gravi conseguenz­e per tutti i mercati emergenti. Negli ultimi anni il Messico è diventato un colosso nella produzione automotive collocando­si al quarto posto tra gli esportator­i mondiali e al settimo tra i fabbricant­i. Il settore rappresent­a per il Paese un fatturato annuale pari a 82 miliardi di dollari e conta più di 875mila addetti diretti. Il Messico non possiede costruttor­i locali e l’80% dei veicoli assemblati in loco vengono esportati, principalm­ente verso Stati Uniti (72,2%) e Canada (10,5%).

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