Sulla bellezza della musica forte
Non sarà proprio una storia proudhoniana – quella che «la proprietà è un furto» – ma poco ci manca: Mia, tua, nostra di David Grossman è, infatti, la storia di un oggetto conteso, una bambola di pezza di nome Mirtilla, tra due bambine di nome Lilli e Amalia. La prima è la legittima proprietaria del giocattolo, la seconda, invece, se lo ritrova misteriosamente nel suo armadietto all’asilo e se ne appropria indebitamente. Dopo un prevedibile litigio tra le bimbe, le sceneggiate di Lilli e le bugie di Amalia, la contesa si risolverà in modo pacifico, nella condivisione anziché nell’appropriazione da parte dell’una o dell’altra, appropriazione che è, per sua natura, escludente.
Chiara e pudicissima è l’eco della questione mediorientale, e del conflitto israelo-palestinese per la terra anziché per la bambola, ma all’autore preme concentrarsi sui fraintendimenti e sui sentimenti più che distribuire colpe e additare i colpevoli: qui non è importante capire chi ha rubato la bambola, e perché e percome, né dilungarsi sul comportamento di Amalia, che subito si affeziona a un pupazzo non suo. Qui è importante ricucire la trama di un rappor-
to, trama sfilacciatasi per un episodio «molto strano», tanto banale in apparenza quanto traumatico nella sostanza.
Illustrata da Giulia Orecchia ed edita da Mondadori per lettori dai cinque anni in su, la favola di Grossman non conosce retorica, o patetismo o affettazione: è fatta di poche parole, di qualche lacrima e di molti silenzi, come quello, commoventissimo, di Lilli che, alla fine, non dice niente e fa sdraiare Amalia accanto a sé, lasciandole persino carezzare la sua adorata Mirtilla. Non trascurabile poi è anche la morale di suddetta Mirtilla, che, presa a forza da due coetanei maschiacci, rischia di finire nella «giungla» a fare la «bambola-tigre», pur non amando l’avventura né avendo, tantomeno, ambizioni da predatrice. Proprio di fronte alla minaccia e al pericolo della «giungla», la storia ha una svolta, così come l’amicizia tra le due bambine. La giungla là fuori è troppo violenta; meglio lasciarla ai maschi, mentre Lilli e Amalia si rincantucciano sotto le coperte stringendo insieme la bambola Mirtilla: una la prende per la mano destra e l’altra per la mano sinistra.
David Grossman, Mia, tua, nostra, traduzione di Alessandra Shomroni, Mondadori, Milano, pagg. 48, € 13