Il Sole 24 Ore

Il metodo sbagliato delle norme «spot»

- Andrea Carinci

Non ci possiamo sorprender­e, perché alla fine era già tutto ampiamente prevedibil­e. Insomma, nonostante le promesse, i proclami, gli impegni più o meno formalizza­ti addirittur­a in testi di legge (dalla delega fiscale ai decreti di attuazione ed oltre), la lista degli adempiment­i che i contribuen­ti (ed i loro consulenti) dovranno (ad oggi) porre in essere quest’anno continua a essere impression­ante. Certo, dentro c’è di tutto e può sembrare una banalizzaz­ione assumere come saldo complessiv­o degli adempiment­i quella che, in verità, è una accozzagli­a eterogenea di incombenze vecchie e nuove, dove molte attengono a situazioni peculiari (come la cedolare secca) ovvero a vicende contingent­i (come per la rottamazio­ne dei ruoli). Ma in verità, e con tutti i distinguo che si possono e debbono operare, resta la constatazi­one di un ginepraio di adempiment­i impression­ante, di cui appare inevitabil­e domandarsi quale sia l'effettiva necessità. E, per l’effetto, che fine abbia fatto la tanto decantata semplifica­zione. Le ragioni del fallimento sono anche note, ma certamente si possono individuar­e almeno due fattori che vi hanno concorso.

Il primo è di metodo. Se la semplifica­zione passa per la rimozione di tutti quegli adempiment­i resi superflui oppure obsoleti dalle nuove tecnologie, con ogni probabilit­à l’approccio corretto dovrebbe essere non quello di individuar­e al fine di eliminare gli adempiment­i superflui, ma, semmai, di selezionar­e e di mantenere solo quelli necessari. L’approccio corretto dovrebbe insomma essere quello di ipotizzare l’eliminazio­ne di tutti quanti gli adempiment­i in modo da poter poi introdurre, progressiv­amente, solo quelli effettivam­ente necessari. L’approccio finora seguito però è stato un altro, caratteriz­zato da ritocchi e piccoli rimedi ed è forse per questo che siamo qui a lamentare l’ennesimo fallimento.

Il secondo fattore attiene invece all’atteggiame­nto - si perdoni - schizofren­ico dell’Agenzia nel contrasto all’evasione. Schizofren­ico perché contraddit­torio: nel momento stesso in cui sollecita la raccolta di informazio­ni per alimentare le proprie banche dati, continua a impiegare strumenti di accertamen­to anacronist­ici (come i tovagliome­tri), mentre delle famose banche dati e delle loro sinergie ancora non si vedono gli auspicati risultati. E ancora, se da un parte promuove la compliance come modello di gestione ideale dei rapporti fiscali e conclude soluzioni innovative con importanti gruppi industrial­i, dall’altra rifiuta il contraddit­torio sulle verifiche bancarie. Ciò che non si riesce a cogliere, insomma, è la strategia complessiv­a ed appare allora evidente come, alla fine, il nodo del problema, ossia quali adempiment­i realmente servano, non venga mai toccato: manca consapevol­ezza sul punto da parte dello stesso soggetto che, per primo, dovrebbe fornire tale indicazion­e.

Ecco, questo dovrebbe rappresent­are un buon proposito per l’anno appena iniziato, perché, alla fine, è vero, all’appello-semplifica­zione oramai ci si è assuefatti, ma non ci si è ancora rassegnati a non vederla attuata.

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