Legge elettorale, Berlusconi prende tempo
Riparte la trattativa ma ormai si attene la Consulta - In salita il pressing di Renzi e della Lega per accelerare i tempi e anticipare le urne
L’obiettivo principale è anzitutto prendere tempo. Silvio Berlusconi è pronto a sedersi al tavolo del confronto sulla legge elettorale ma a patto che non sia imposto un timing sul ritorno alle urne. Esattamente il contrario di quanto vorrebbe Matteo Renzi. Il segretario del Pd dalla prossima settimana tornerà alla carica per accelerare i tempi del confronto sul post Italicum che Renzi vorrebbe cominciasse subito, prima della pronuncia della Consulta del 24 gennaio.
L’ex premier e è consapevole che il verdetto della Corte è dirimente per la futura legge elettorale. Ma a questo punto più che la scelta del sistema di voto, maggioritario o proporzionale che sia, quello che più conta per il leader del Pd è anticipare la fine della legislatura a primavera o, al massimo, a prima dell’estate. Le diplomazie durante le feste natalizie sono rimaste in stand by. Renzi, come Berlusconi, vuole giocare la partita in prima persona.
Il Cavaliere ha già mandato segnali chiari: vuole una legge elettorale che gli consenta di mantenere autonoma Fi, che non lo costringa cioè a doversi alleare con Matteo Salvini. Di fatto un proporzionale, sia pure corretto da un piccolo premio di maggioranza e da uno sbarramento in entrata che eviti una eccessiva frammentazione. Nel frattempo prepara il rilancio del partito (si parla di un possibile congresso) che punti sui temi veri: dalle tasse agli investimenti e l’occupazione. Anche la ritrovata intesa con Stefano Paris va in questa direzione. E un passaggio non certo irrilevante ci sarà il 17 gennaio, con l’elezione del futuro presidente del Parlamento europeo. Se a spuntarla sarà il forzista Antonio Tajani ci sarebbe un’ulteriore conferma dell’accordo tra il Ppe (di cui Tajani è uno dei principali esponenti) e il Pse, che di riflesso allontanerebbe ancora di più la prospettiva di un’alleanza in Italia con la Lega, visto che per Salvini il Ppe di Angela Merkel è il nemico numero uno. Il leader del Carroccio è convinto che Berlusconi stia lavorando alla futura grande alleanza con il Pd post renziano e proprio per questo negli ultimi giorni ha più volte ribadito di essere pronto a sostenere qualunque proposta del segretario dem che faciliti il ritorno alle urne.
Anche Beppe Grillo invoca il voto subito. Ma senza offrire sponde al suo principale avversario, ossia Renzi. Per il M5s si deve andare a votare con il sistema che sopravviverà alla sentenza della Consulta. Ma visto che la pronuncia dei giudici costituzionali riguarderà l’Italicum, ossia una legge che vale solo per la Camera, mancherà inevitabilmente quel requisito di omogeneità tra i due rami del Parlamento, che per il Capo dello Stato – come Mattarella ha ribadito anche nel discorso di fine anno – è una conditio sine qua non per lo scioglimento anticipato delle Camere. I tempi sono strettissimi tant’è che al momento le quotazioni per il ritorno al voto entro l’estate sono in discesa. Anche l’atteggiamento dell'opposizione nei confronti del governo Gentiloni lo conferma. Fi ha già dato massima disponibilità sul decreto banche e ha accolto favorevolmente (come anche la Lega) le recenti iniziative del ministro dell’Interno Marco Minniti sull’immigrazione.
APERTURE AL GOVERNO Fi ha dato massima disponibilità sul decreto banche in Parlamento e cerca convergenze sulle misure per espellere gli irregolari