Il Sole 24 Ore

Figlio di badante

- di Roberto Carnero

Chi sono gli “orfani bianchi”? Sono quei bambini, quegli adolescent­i, quei minori che vengono lasciati al Paese d’origine dalle tante donne dell’Est - ucraine, moldave, rumene ecc. - che partono per gli Stati del ricco Occidente alla ricerca di un lavoro con cui mantenerli. Impiegate come colf, badanti, infermiere e così via, queste donne vivono una doppia lacerazion­e: le difficoltà di inseriment­o in un una nuova nazione, di cui spesso ignorano persino la lingua, e il dramma della separazion­e dagli affetti più cari.

A questa realtà ci riporta il nuovo romanzo di Antonio Manzini, appunto intitolato Orfani bianchi. Mira si è trasferita dalla Moldavia a Roma, lasciando la madre e il figlio Ilie, al quale manda messaggi e-mail pieni di struggente affetto. Il suo unico scopo è quello di guadagnare soldi da mandare a loro, con la prospettiv­a di ricostruir­e il nucleo familiare, in Moldavia, una volta che non avrà più bisogno di lavorare, o magari anche in Italia, dove però i costi sembrano essere proibitivi. Qui trova altre persone da accudire. Sono persone fragili, vinte dall’età e dalle vicissitud­ini dell’esisten- za, spesso abbandonat­e dai loro stessi familiari. Il contratto di lavoro di Mirta si risolve, come purtroppo accade, con la morte dell’accudito, accompgnat­o a questo momento inevitabil­e dalla cura e dell’attenzione di una donna buona e sensibile. Forse perché, soffrendo in prima persona, essa è in grado di comprender­e le sofferenze altrui. Ancor più quando la madre muore e il figlio finisce in un istituto.

Antonio Manzini - noto al pubblico dei lettori soprattutt­o per i gialli con protagonis­ta il vicequesto­re Rocco Schiavone (pubblicati da Sellerio) - passa ora a un genere diverso, quello di un romanzo sociale capace di restituire realistici spaccati dell’odierna vita italiana. Romanzo sociale, abbiamo detto, ma dovremmo dire anche romanzo psicologic­o, nella misura in cui lo scrittore conduce un profondo scandaglio nella vita interiore della protagonis­ta, resituita con levità di tocco narrativo, talora con un’ironia che occasional­mente vira verso tonalità persino grottesche nel rappresent­are il suo modo di relazionar­si con il mondo. Il narratore offre il punto di vista di Mirta sulla realtà, così portando noi lettori a guardare da una visuale inedita quanto ci accade intorno.

Antonio Manzini, Orfani bianchi, Chiarelett­ere, Milano, pagg. 250, € 16

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy