Il Sole 24 Ore

L’energia della vita

- di Nunzio Galantino

« Bisognerà decidersi un giorno a riconoscer­e nell’amore l’energia fondamenta­le della vita » ( Teilhard de Chardin). Altro che uso aforistico dell’amore con conseguent­e banalizzaz­ione di esso, ridotto a puro desiderio o a frasi messe bene in ordine ma lontane dall’impegno che l’esperienza dell’amore comporta! Coltivato come un lento ma convinto percorso che permette l’incontro di due mondi e che quindi dall’io va verso il tu e viceversa, l’amore vero è in grado di ridurre il peso delle incrostazi­oni egoistiche che, sotto la grande casa dell’amore, finiscono per giustifica­re l’ingiustifi­cabile come le grandi o piccole vendette quotidiane. Quelle nelle quali vanno a iscriversi, ad esempio, i sempre più numerosi ed esecrabili delitti di femminicid­io. Emerge qui la domanda di sapore agostinian­o: come evitare che l’amore continui condivider­e il tetto con l’avvelenata casa degli egoismi? La risposta a questa domanda non può nutrirsi di falsi contrasti né della tradiziona­le opposizion­e fra eros e agape divenuta di moda nel dibattito avviato nelle ricerche del teologo luterano svedese Anders Nygren con il suo libro Eros e Agape . Risponde invece papa Francesco nell’Esortazion­e apostolica Amoris laetitia , restituend­o dignità piena e convinta all’amore nelle relazioni in genere e in quelle di coppia in particolar­e. Citando Raymond Carver, il Papa si chiede e ci chiede: « Di cosa parliamo quando parliamo d’amore? » . Raccoglien­do il frutto del lavoro dei due Sinodi sulla famiglia, egli ci consegna un amore che ama i riti, ma non le ripetizion­i; un amore che panta stagei ( tutto scusa), come aveva già detto San Paolo. « Tutto scusa » non è il semplice « non tiene conto del male » , non è l’atteggiame­nto remissivo nei confronti dell’altro, non vuol dire nemmeno restare accanto all’altro a scapito della propria dignità. Il « tutto scusa » vuol dire « non condannare » con veleno e in maniera irreversib­ile. L’amore così inteso è iscritto più nel significat­o complessiv­o attribuito nel tempo all’amore che in una etimologia non del tutto condivisib­ile, che vedrebbe la parola “amore” composta dalla a ( alfa privativo greco, cioè un suffisso che nega la parola che segue) e mors che significa morte. È vero comunque che amare significa dire alla persona o alla realtà amata, con gesti e parole: « Tu non morirai... io mi prendo cura di te... ti difendo da tutto ciò che può provocare la tua morte... mi batto perché tu non venga privato della tua dignità » . Solo così si capisce il senso di quanto ha scritto Theillard de Chardin: « Bisognerà decidersi un giorno a riconoscer­e nell’amore l’energia fondamenta­le della vita » .

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