Il Sole 24 Ore

Concorsi ad alto rischio Tar

I dati sui r icorsi nel pubblico impiego presentati dal 2012 ai giudici amministra­tivi In primo grado sono arrivate in cinque anni 10mila cause

- Antonello Cherchi u

pSono circa 10mila i ricorsi presentati davanti ai Tar negli ultimi cinque anni contro i concorsi pubblici. Un numero significat­ivo, consideran­do il blocco del turn over. Un contenzios­o che finisce per paralizzar­e le amministra­zioni e che, almeno in primo grado, si risolve spesso a favore della Pa.

pDiecimila ricorsi in cinque anni contro i concorsi della pubblica amministra­zione. Le selezioni per l’assunzione dei dipendenti della Pa spesso e volentieri prendono la strada dei Tar e del Consiglio di Stato, organi competenti a intervenir­e sulle procedure concorsual­i. Un numero di impugnazio­ni che si può considerar­e significat­ivo, tanto più in anni in cui il reclutamen­to nella pubblica amministra­zione è vincolato dai blocchi del turn over per esigenze di risparmio, e finisce per paralizzar­e o, nel migliore dei casi, rallentare l’attività degli uffici pubblici coinvolti. Ricorsi che, almeno davanti ai Tar, vedono la pubblica amministra­zione vincere la maggior parte delle volte.

La galassia senza confini

Nessuno sa quanti siano i concorsi pubblici che finiscono in un ricorso, come è accaduto da ulti- mo - per rimanere ai casi più eclatanti - al contenzios­o che ha investito le nomine dei dirigenti dell’agenzia delle Entrate. Si tratta di un monitoragg­io complicato, se non impossibil­e, anche a voler restare solo sul piano dei concorsi banditi a livello nazionale da parte delle amministra­zioni centrali. Non c’è, infatti, un ufficio che tenga il conto di quante selezioni pubbliche finiscono davanti ai giudici nella fase del reclutamen­to, cioè quella del bando e dell’espletamen­to del concorso, fasi che sono di competenza dei giudici amministra­tivi (dopo l’assunzione la questione passa nelle mani del giudice civile).

La stima

Per avere un’idea del problema si deve cercare di mettere insieme più pezzi. Intanto, il numero di concorsi banditi in questi ultimi anni. Rimanendo a livello di amministra­zioni centrali, un tale quadro lo si può ottenere attraverso i bandi autorizzat­i dal dipartimen­to della Funzione pubblica. Dal 2012 a oggi risultano 39 concorsi, soprattutt­o nella scuola, nelle Forze di polizia e nei Vigili del fuoco. Si tratta di bandi, in particolar­e nella scuola, per migliaia di posti.

Per capire l’ordine di grandezza del contenzios­o che si origina dal numero tutto sommato ristretto dei bandi - e che riguardano solo alcuni settori della Pa, dove il blocco del turn over si allenta o non è previsto - si deve guardare all’andamento delle cause pubbliche presso i Tar e il Consiglio di Stato. Le elaborazio­ni messe a punto dal segretaria­to della giustizia amministra­tiva parlano di quasi 10mila ricorsi che in vari settori - dalle Forze di polizia all’istruzione, dal pubblico impiego ai notai - sono stati presentati presso i tribunali amministra­tivi.

Si tratta, comunque, di dati che possono dare l’idea - e confermare la sensazione diffusa - di un intervento massiccio dei giudici amministra­tivi nella corretta applicazio­ne delle procedure concorsual­i. Ci sono, però, almeno due elementi di cui tener conto: spesso un ricorso è presentato da più persone; di contro, una stessa selezione può essere oggetto di più cause. Dunque, i 10mila ricorsi presentati ai Tar non corrispond­ono al numero di ricorrenti, né, tanto meno, dicono quanti siano i concorsi impugnati. Si tratta, tuttavia, di un ordine di grandezza che dimostra come il contenzios­o sia pesante.

MONITORAGG­IO DIFFICILE Non esiste un ufficio che tenga il conto delle selezioni bandite e tanto meno di quelle finite davanti ai giudici

Dal primo grado all’appello

Se si analizzano i dati della giustizia amministra­tiva, ci si rende conto che la parte più consistent­e di contenzios­o è imputabile ai ricorsi in materia di pubblico impiego: i ricorsi presentati nei cinque anni presi in consideraz­ione sono quasi 5mila, seguiti dai 2mila nell’Università e dai mille nelle Forze armate.

I Tar hanno definito poco più della metà dei ricorsi presentati e tale proporzion­e viene rispettata in tutte le materie monitorate: nel pubblico impiego, per esempio, sono quasi 2.500 le cause arrivate a sentenza, nell’Università oltre mille.

In primo grado, la pubblica amministra­zione riesce spesso ad avere ragione: oltre 3mila i ricorsi respinti contro i 1.800 accolti. E anche qui c’è da fare una precisazio­ne: la mancata corrispond­enza tra numero di cause definite e la somma di quelle accolte e respinte è imputabile al fatto che uno stesso verdetto può riferirsi a ricorsi su un’identica questione.

Diverso il quadro in appello: davanti al Consiglio di Stato o al Consiglio di giustizia amministra­tiva della Sicilia, infatti, si registra una sostanzial­e parità di verdetti: 786 a favore dei ricorrenti e 835 della pubblica amministra­zione. In appello, però, arriva una solo una parte delle cause definite in primo grado: il 40% circa si perde per strada perché non c’è interesse a proseguire nel contenzios­o.

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