Il Sole 24 Ore

Badanti, una categoria in crescita costante

Le previsioni di Fondazione Moressa sull’assistenza domiciliar­e

- COLLABORAT­ORI DOMESTICI Rossella Cadeou

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pSi avvicina il 10 gennaio, termine per il pagamento dell’ultima tranche 2016 dei contributi di colf e badanti. All’appello sono chiamati i datori di lavoro di quasi 900mila persone (dati Inps), una platea in costante crescita anche per l’innalzamen­to delle prospettiv­e di vita e il conseguent­e aumento della domanda privata di assistenza. Gli spazi occupazion­ali sono destinati ad ampliarsi: si ipotizzano 500mila badanti nel 2030, il 25% in più di ora. Sono queste le principali evidenze che emergono da una ricerca realizzata dalla Fondazione Leone Moressa in collaboraz­ione con Domina (Associazio­ne nazionale famiglie datori lavoro domestico).

Trend e identikit

Il dato di partenza è demografic­o: gli italiani con almeno 75 anni nel 2015 sono l’11%, ma nel 2050 rappresent­eranno quasi un quarto della popolazion­e. «La crescente domanda di servizi di collaboraz­ione in casa ha dato una spinta all’offerta – spiegano da Fondazione Moressa – e il numero complessiv­o di colf e badanti dal 2007 è cresciuto mediamente del 42%, seppure con un andamento incostante anche a causa di misure amministra­tive e normative e il lieve calo del 2015 (-2,3%)».

All’interno di questa platea di lavoratori le colf (circa 510mila, il 58% del totale) prevalgono sulle badanti (375mila, il 42%). Quanto alle aree di provenienz­a, la parte del leone la gioca l’Est Europa (il 46% del totale, ma oltre il 60% tra le badanti) mentre al secondo posto c’è l’Italia (24%), seguita da Filippine e America Latina. Numericame­nte è il Nord benestante a concentrar­e la metà circa dei collaborat­ori domestici, ma se si considera il rapporto con gli abitanti, a fronte di una media nazio- nale di 14,6 ogni mille abitanti (e di 15-16 nel Nord), il Centro raggiunge quota 21 e il Sud scende a 9,3.

Con la crisi, tra il 2008 e il 2015 è cresciuta la presenza degli italiani a scapito di quelli dell’Est Europa. La principale differenza tra autoctoni e stranieri riguarda l’inquadrame­nto contrattua­le: la presenza di italiani è superiore nei livelli di coordiname­nto, che richiedono maggiore competenza e profession­alità e garantisco­no una retribuzio­ne più interessan­te: nel livello D (retribuzio­ne di 13.693 euro/anno) gli italiani sono quattro su dieci (meno di due su 10 nei livelli AeB).

Impatto economico

Ma qual è l’impatto economico e fiscale della categoria? La ricerca - sulla base di dati Inps, consideran­do una retribuzio­ne media trai6 e i 7 mila euro e assumendo un massimo di 14mila euro – quantifica una spesa per le famiglie di circa 7 miliardi l’anno (di cui poco meno di un miliardo in contributi versati allo Stato e circa 400 milioni in Tfr).

Valori destinati a crescere se si osserva il trend demografic­o. Secondo le elaborazio­ni di Fondazione Moressa – che mantenendo fisso il rapporto attuale tra over 75 e badanti lo ha applicato alla crescita prevista per il 2030 dall’Istat per questa fascia di età (+2%) – si può stimare che la domanda di badanti tra meno di tre lustri arrivi a quota 500mila (+25%), con un andamento differenzi­ato sul territorio. Il record spetterà alla Lombardia: già ora con il 16% degli anziani totali assicura posti al 15% delle badanti presenti in Italia, ma nel 2030 il fabbisogno arriverebb­e a 73mila. A seguire Emilia Romagna (52mila), Toscana, Lazio, Veneto e Sardegna (40mila ciascuna).

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