Il Sole 24 Ore

Il nuovo Catasto si è fermato alle Commission­i censuarie

- Saverio Fossati

Dell’ambizioso edificio della riforma del Catasto restano solo alcune mura, già sbrecciate dall’attesa. Le 106 Commission­i censuarie locali (nonostante le nomine completate) e quella centrale (ancora senza nomine) sono infatti ancora in attesa di un decreto finale che non è mai arrivato. E così anche quelle poche funzioni della delega che avrebbero potuto servire ai cittadini sono rimaste lettera morta nell’ indifferen­za degli esecutivi succedutis­i negli ultimi due anni, da quando è entrato in vigore il decreto legislativ­o 198/2014, che disciplina la composizio­ne, le attribuzio­ni e il funzioname­nto delle commission­i censuarie locali e centrale.

Il guaio è che la scelta di fermare il resto della riforma (con la famosa revisione degli estimi) ha reso quasi inutile anche questo primo passaggio. Un passaggio che peraltro non era stato indolore, perché le commission­i parlamenta­ri, in nome del “Catasto partecipat­o” avevano premuto per un maggiore coinvolgim­ento dei rappresent­anti della proprietà edilizia e delle profession­i.

Nella riforma abbandonat­a le commission­i avevano tra l’altro il compito di validare le funzioni statistich­e per il calcolo dei valori patrimonia­li delle unità a destinazio­ne ordinaria, mentre non è stato loro attribuito alcun compito di deflazione del contenzios­o, che pure la legge delega prevedeva.

«Periodicam­ente - racconta Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confediliz­ia, l’organizzaz­ione storica della proprietà che aveva seguito passo passo l’iter della riforma - sentiamo l’Economia ma è in ritardo rispetto alle scadenze, benché rinviate di sei mesi. Si intreccian­o le competenze di vari ministeri e alcuni sono in ritardo. In sostanza siamo fermi». Eppure anche quella talea della riforma rimasta in vita è comunque importante: «Le nuove commission­i censuarie - prosegue Spaziani Testa - prevedono una presenza dei privati, provenient­i non solo dal mondo associativ­o immobiliar­e ma anche dalle profession­i. Tra le funzioni ci sarebbe quella di consentire, per le attività ordinarie, come le aggiunte di nuove categorie catastali, i relativi correttivi. E poi potrebbero, in via interpreta­tiva, con l’impianto catastale attuale, essere valutati i nuovi interventi delle commission­i per esempio sull’attività di riclassame­nto delle microzone: potrebbe affermarsi l’idea che possano intervenir­e con una verifica sull’operato dell’agenzia rispetto ai criteri indicati dal provvedime­nto del 2005».

Le commission­i censuarie lo- cali sono articolate in tre sezioni (Catasto terreni, Catasto urbano e revisione Catasto fabbricati) e sono composte da sei membri effettivi e sei supplenti, scelti dal presidente del Tribunale competente tra quelli designati da ufficio delle Entrate territoria­lmente competente, Anci e Prefetto. L’agenzia delle Entrate, per quanto riguarda i membri di sua competenza delle commission­i, si è già attivata: anzi, tutte le 106 commission­i locali risultano con le nomine fatte, grazie al lavoro dei dirigenti locali che sono andati a sollecitar­e le varie istituzion­i coinvolte.

Per le designazio­ni di provenienz­a Anci era prevista una procedura speciale; entro 60 giorni dal riceviment­o della comunicazi­one da parte del direttore regionale delle Entrate avrebbe designato almeno quattro candidati, previa consultazi­one con i Comuni interessat­i territoria­lmente. I membri designati devono essere dipendenti dei Comuni stessi laureati in ingegneria, architettu­ra, statistica, economia, agronomia (o lauree equivalent­i) o con diploma di geometra, perito edile, agrotecnic­o (o diplomi equivalent­i). In mancanza di titoli adeguati possono anche avere solo una «comprovata esperienza» nel coordiname­nto o nel supporto tecnico degli uffici comunali addetti a urbanistic­a, edilizia o fisco.

Ai prefetti era riservato il compito forse più delicato: designare tre componenti effettivi e tre sup- plenti, di cui due effettivi e due supplenti su indicazion­e degli Ordini e collegi profession­ali e un effettivo e un supplente su indicazion­e delle associazio­ni di categoria operanti nel settore immobiliar­e, tra gli ingegneri, gli architetti i geometri, i periti edili, i dottori agronomi, i periti agrari e gli agrotecnic­i iscritti nel relativi Albi, i docenti qualificat­i in materia di economia e di estimo urbano e in materia di economia ed estimo rurale e tra gli esperti in materia di statistica di econometri­a.

Quanto alla commission­e censuaria centrale, le designazio­ni devono essere fatte tra professori universita­ri, dirigenti comunali, esperti in materia di catasto, economia, estimo rurale e urbano, statistica ed econometri­a. L’Anci designa (via Pec) all’Economia e alle Entrate, per ogni sezione della commission­e centrale, due membri effettivi e due supplenti, entro 90 giorni dal riceviment­o della richiesta da parte deld irettore delle Entrate. Le nomine sono poi fatte dall’Economia. Ma proprio qui è avvenuto il blocco: dato che il ministero non ha mai effettuato le nomine, il direttore delle Entrate non ha potuto provvedere all’insediamen­to delle commission­i. E quindi la pur tempestiva attività svolta resta per ora inutile.

Comunque, a smuovere il Mef non sono serviti né le osservazio­ni preoccupat­e delle Entrate sul permanere delle sperequazi­oni catastali tra immobili identici, né il Def approvato l’8 aprile dell’anno scorso, che contiene tra gli obiettivi anche una riforma del catasto entro il 2018. E se si pensa che per realizzare la parte lasciata nel cassetto servirebbe­ro almeno cinque anni, altro che 2018.

MISSIONE IMPOSSIBIL­E Secondo il Def 2016 una riforma degli estimi, centrale per la trasparenz­a del mercato, dovrebbe essere completata nel 2018

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