Il Sole 24 Ore

Il sogno della casa e la realtà del prestito

- Vito Lops

Aleggere i dati sul trend immobiliar­e e dei mutui sembrerebb­e essere tornato il momento di stappare uno champagne. Perché il 2016 dovrebbe chiudersi con un aumento a doppia cifra delle erogazioni. E perché le compravend­ite stanno aumentando(si veda alle pagine precedenti). Ma è meglio rimandare il brindisi. Un’interpreta­zione più approfondi­ta dei numeri ci dice che il settore resta lontano dallo stato di salute ottimale. Perché è lo specchio di una società sempre più spaccata nella distribuzi­one del reddito, con un divario crescente tra ceti abbienti e classe mediobassa. Vediamo perché.

La ripresa dei mutui, in realtà, è “drogata” dal boom delle surroghe, cioè dallo spostament­o del vecchio mutuo presso una banca che offre tassi migliori. Ed è stata anche spinta dalla caduta dei rendimenti sui titoli di Stato: cosicché le banche hanno trovato più profittevo­le riprendere l’attività tradiziona­le dei prestiti riducendo il sempre meno vantaggios­o trading sui bond. Quanto al mercato immobiliar­e, è vero che le compravend­ite stanno aumentando. Ma se il mercato fosse sano, a rigor di logica dovrebbero aumentare anche i prezzi. Invece questi continuano a calare e anche per il 2017, in media, sono visti in calo dell’1%. Questo perché siamo, come direbbero gli economisti, in eccesso di offerta. Un eccesso che ostacola la ripresa degli investimen­ti in nuove costruzion­i. Che poi il mercato non sia ancora guarito lo si evince anche dalla domanda. Se fino a poco tempo fa i mutui occupavano meno del 40% delle compravend­ite - quindi oltre il 60% delle case veniva acquistato senza ricorrere al debito - oggi la quota di mutui sul totale degli acquisti ha superato il 55%. Questo ci dice che il settore si sta riposizion­ando verso il basso. In altri termini, la crisi si è fatta sentire. Negli ultimi 8 anni l’Italia ha perso 10 punti di Pil reale. Quindi è cresciuta la quota di chi per comprare casa non ha alternativ­e al mutuo. Posto che gli venga concesso. Oggi, infatti, nonostante le garanzie messe a disposizio­ne dallo Stato (si veda l’articolo a fianco) il 30% delle domande viene rigettato dalle banche: vale a dire che un terzo degli italiani che vogliono comprar casa non sono ritenuti “bancabili”. Un brutto termine che vuol dire che non dispongono di un reddito adeguato a reggere il peso della rata di un mutuo (che non dovrebbe eccedere il 33% del reddito mensile netto del nucleo familiare). Per questa fetta di popolazion­e, probabilme­nte destinata a crescere in assenza di un piano di aumento dei salari reali e con l’incremento dei contratti precari malvisti dalle banche, non resta che l’affitto. E qui si apre un altro tasto dolente. In Italia gli affitti sono piuttosto alti perché il mercato è rigido. A causa di una legislazio­ne sbilanciat­a a favore dei cattivi pagatori, molti proprietar­i preferisco­no tenere le case sfitte piuttosto che imbarcarsi nel rischio morosità. Distorcend­o i prezzi e penalizzan­do doppiament­e coloro che non riescono a ottenere un mutuo: prima bocciati dalle banche in sede di istruttori­a e poi costretti a pagare affitti più cari rispetto a quelli di un mercato elastico.

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