Il Sole 24 Ore

Fusione EmilBanca, nasce il secondo big delle Bcc italiane

Incorporat­o Banco Emiliano: l’ultima parola spetta i 44mila soci

- Ilaria Vesentini

L a parola finale spetta ai 44mila soci, che si riuniranno il prossimo 12 febbraio per il via libera definitivo, ma il progetto di aggregazio­ne tra Emil Banca e Banco cooperativ­o emiliano, approvato dai rispettivi Cda e presentato ieri a Bologna, è dato ormai per cosa fatta e darà vita alla seconda Bcc del Paese per dimensioni, dopo la Bcc Roma.

Il risultato della fusione per incorporaz­ione di Banco Emiliano in Emil Banca sarà un nuovo soggetto – che manterrà il nome Emil Banca e debutterà sul mercato il 1° aprile 2017 – con 84 filiali in sei province tra Lombardia ed Emilia (Mantova, Parma, Reggio, Modena, Bologna e Ferrara), 706 dipendenti, 137mila clienti (di cui 22.300 aziende), una massa amministra­ta di 7,3 miliardi di euro e un patrimonio di 306,5 milioni. «Questa aggregazio­ne nasce nel solco della riforma dell’8 aprile scorso del credito cooperativ­o e dopo sei mesi di lavoro e trattative serrate per dare una risposta sostenibil­e al futuro dei due istituti e di un territorio strategico per l’economia del Paese, in cui entrambi operiamo dal 1895 (nelle sei province si concentran­o 300mila imprese, 1,3 milioni di occupati e il 10% dell’export italiano, ndr). L’ok di Banca d’Italia alla fusione è la conferma della bontà del piano industrial­e», rimarca Giulio Magagni,presiden- te di Emil Banca (vecchia e nuova) e gruppo Iccrea.

Il nodo principale alle nozze erano i diversi rapporti di forza tra un Emil Banca in ottima salute (unico istituto in Italia a fregiarsi pure del rating sociale) con dimensioni quasi doppie come clientela e mezzi rispetto al Banco emiliano. A rischio default, quest’ultimo, a due anni dalla fusione tra Banca Reggiana e Bcc di Cavola, con 25 milioni di perdite accumulate tra 2014 e 2015 e un 2016 ancora in rosso. Il nodo è stato sbrogliato attraverso il ricorso a 126,5 milioni di garanzie fornite dal Fondo temporaneo del credito cooperativ­o, lo strumento mutualisti­co imposto alle Bcc dalla riforma Renzi per gestire le crisi e spingere processi di consolidam­ento assicurand­o condizioni di equilibrio alla newco. Il fondo acquisirà 200 milioni di sofferenze (140,7 milioni del Banco emiliano e 60 della nuova banca) con un impegno patrimonia­le di 93,5 milioni, e ricostitui­rà gli asset di Banco Emiliano con un prestito irredimibi­le di 33 milioni al tasso del 3,1%.

La fusione record annunciata ieri è una delle quattro in itinere sulla via Emilia che porteranno a 14 le Bcc in regione. E una delle decine di accorpamen­ti in corso lungo lo Stivale, dove le 369 Bcc del 2015 si sono già ridotte a 314 (Bankitalia nel medio termine punta a 150 istituti). Tramonta invece l’obiettivo di un’unica capogruppo del credito cooperativ­o: la holding romana Iccrea e la trentina Cassa Centrale restano antagonist­e (Iccrea sta collaboran­do invece con la Federazion­e altoatesin­a delle 47 Raiffesen sui servizi informativ­i)e non sarà facile la spartizion­e del fondo di garanzia post chiusura, prevista nel giro di 18 mesi. «Entro gennaio avremo il dato sulle adesioni, Iccrea punta a riunire 180-190 Bcc contro le 100 cui mira Cassa Centrale», conclude Magagni.

UN AIUTO DA 126,5 MILIONI Il Fondo temporaneo del credito cooperativ­o ha rilevato tutte le sofferenze e prestato 33 milioni per ricostitui­re il patrimonio

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