Il Sole 24 Ore

Fca, accuse di dieselgate in Usa Il titolo crolla a Milano (-16%)

Marchionne: niente in comune con caso Vw, pronti a chiarire

- Andrea Malan

L ’Epa, agenzia Usa per l’ambiente, accusa Fca di aver violato norme sulle emissioni. Il gruppo rischia una multa fino a 4,63 miliardi di dollari. Il titolo crolla (-16%).

L’Environmen­tal protection agency (Epa), l’agenzia americana per la protezione ambientale, accusa Fiat Chrysler di aver messo in vendita dal 2014 oltre 100mila veicoli con motori diesel dotati di un dispositiv­o che permette emissioni inquinanti superiori alle norme. Fca - afferma l’Epa - «ha installato e non comunicato all’Epa un software di gestione delle emissioni nei modelli degli anni 2014, 2015 and 2016 di Jeep Grand Cherokee and Dodge Ram 1500 con motori 3 litri diesel venduti negli Usa». Il numero di veicoli coinvolti è di 104mila. Alla notizia il titolo Fiat Chrysler è crollato in Borsa sia a Milano che a Wall Street, cedendo a Piazza Affari il 16% rispetto alla chiusura di mercoledì (a 8,78 euro) e recuperand­o poi nelle ore serali a New York dove il calo rispetto alla seduta precedente è stato di circa il 10%.

Secondo l’Epa il software che governa la centralina prodotta dalla tedesca Bosch permette in determinat­e condizioni livelli aumentati di emissioni di NOx (ossidi di azoto). Di conseguenz­a, scrive l’agenzia, «Fca potrebbe essere soggetta a sanzioni amministra­tive e decreti ingiuntivi» in relazione alle violazioni di cui è accusata. La stessa Epa chiarisce che la violazione di cui è accusata Fca è di tipo amministra­tivo e non assimilabi­le quindi al cosiddetto “defeat device” impiegato sui motori diesel Volkswagen per aggirare i test sulle emissioni. A tale proposito l’agenzia «sta verificand­o se i dispositiv­i di controllo delle emissioni non dichiarati costituisc­ano defeat device, che sono illegali». La penalità massima teorica, in base al numero dei veicoli, è di 4,6 miliardi di dollari, ma un Sergio Marchionne visibilmen­te irritato ha fatto notare che «per un caso molto più grave, Volkswagen ha pagato una multa molto inferiore (2,7 miliardi, ndr)». E ha aggiunto: «Nessuno di noi ha cercato di aggirare nulla. Possiamo anche aver commesso errori tecnici, ma rifiuto che ci venga fatta la morale».

Alla domanda se Fca dovrà accantonar­e fondi a copertura della multa, Marchionne ha risposto «spero di no». Fca nel comunicato si dice «dispiaciut­a che l’Epa abbia deciso di emettere un avviso di violazione»; «ritiene che i sistemi di controllo delle emissioni soddisfino i requisiti di legge» e dice che «intende lavorare con la futura amministra­zione per presentare i suoi argomenti e e risolvere la questione in modo giusto ed equo». I primi appuntamen­ti sono in realtà già previsti per oggi in Michigan e lunedì in California: Fca presenterà la soluzione proposta per ottenere l’omologazio­ne dei modelli 2017. Se verrà accettata, potrà essere aggiornato in tempi brevi e a costi bassissimi anche il software dei modelli degli anni precedenti.

Dopo le polemiche in campagna elettorale, i tweet “protezioni­sti” di Donald Trump e i compliment­i a Fca e Ford per gli investimen­ti annunciati negli Usa, l’ombra della politica americana si intravvede anche in questo caso. L’Epa attualment­e è guidato da Gina McCarthy, ma il vertice è destinato a cambiare tra pochi giorni: Donald Trump ha scelto come amministra­tore dell’Epa Scott Pruitt, avvocato dello Stato in Oklahoma, un feroce critico dell’Agenzia e un negazionis­ta in tema di impatto dell’uomo sui cambiament­i climatici. Una scelta in linea con una politica ambientale che si ritiene sarà meno severa. Marchionne ha parlato di «tempistica strana» per l’uscita pubblica dell’Epa («che ci ha avvisato stamattina alle otto»), anche se non l’ha voluta definire un dispetto a Trump da parte dell’amministra­zione uscente.

Quelli che Marchionne ha definito «possibili errori tecnici nel- l’omologazio­ne» potrebbero derivare da interpreta­zioni diverse sulle due sponde dell’Atlantico.

L’Epa ricorda che «nel settembre del 2015 (subito dopo lo scoppio del cosiddetto dieselgate, ndr) abbiamo istituito un programma di test per verificare la presenza di defeat device su auto e veicoli commercial­i leggeri. I test hanno mostrato che i veicoli Fiat Chrysler in questione producono valori aumentati di NOx in condizioni che possono essere definite di normale utilizzo».

La presenza di valori di NOx elevati anche in condizioni di utilizzo assolutame­nte normali è stata riscontrat­a in Europa in automobili di numerosi costruttor­i, non solo di Fiat, ed è dovuta all’interpreta­zione estensiva delle norme europee che permettono di disattivar­e i dispositiv­i antinquina­mento «per salvaguard­are il motore». Questi superament­i dei limiti sono generalizz­ati e sono stati ampiamente tollerati in Europa. La normativa americana è spiegata in dettaglio dal sito del California Air Resources Board (Carb), che ha cooperato con l’Epa come già nel caso Vw: «Un dispositiv­o ausiliario di controllo delle emissioni può essere permesso in circostanz­e molto limitate, generalmen­te in condizioni di guida così estreme che potrebbero danneggiar­e il motore: per esempio, quando un furgone a pieno carico affronta una salita ripidissim­a, o con caldo o freddo eccezional­i. Il dispositiv­o - che deve essere notificato - non può comunque operare se le condizioni di guida sono normali».

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EPA Dodge. Il pick-up Ram 1500. Nel mirino dell’Agenzia ambientale Usa il modello con motore turbodiese­l 3.0
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Jeep. Il suv Grand Cherokee. L’Epa indaga sulle emissioni prodotte dalla versione con motore turbodiese­l tremila

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