Il Sole 24 Ore

«Banche, segni di svolta ma paghino i manager che hanno sbagliato»

Padoan al Senato: fiducia al management Mps, nuovo cda dopo la ricapitali­zzazione

- Gianni Trovati u

I manager responsabi­li di cattiva gestione delle banche, o che hanno venduto prodotti impropri ai risparmiat­ori, vanno sanzionati il prima possibile. A chiedere trasparenz­a è il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, intervenut­o sul decreto salva-risparmio. Il nuovo piano di ristruttur­azione Mps , ha assicurato Padoan in Parlamento, arriverà a breve. Fiducia al management.

pIl Governo rilancia la fiducia ai manager di Monte dei Paschi, che sono al lavoro sul piano industrial­e da presentare a Bce e Commission­e Ue. Con la ricapitali­zzazione precauzion­ale che renderà il Tesoro primo azionista del Monte, spiega però il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nell’audizione di ieri alle commission­i Finanze riunite di Camera e Senato, ci sarà un nuovo consiglio di amministra­zione. Gli amministra­tori del Monte, come tutti quelli delle banche che saranno interessat­e dal sostegno statale, incontrera­nno limiti rigidi ai compensi, e avranno come impegno «principale e inderogabi­le» l’attuazione del piano che sarà sottoposto alla vigilanza continua in sede europea e da parte del governo italiano che riferirà periodicam­ente in Parlamento.

L’audizione di ieri, dopo che l’Aula del Senato ha avviato uffi- cialmente i lavori dando il via libera sulle pregiudizi­ali di costituzio­nalità, ha viaggiato a cavallo fra il caso specifico di Siena e il quadro più generale del credito italiano, in linea con i contenuti del provvedime­nto. Su quest’ultimo punto il titolare dell’Economia ha spiegato di «non escludere che ci si trovi di fronte a un punto di svolta positivo», in grado di «innescare un circolo virtuoso tra consolidam­ento bancario, pulizia dei bilanci, ripresa della crescita e quindi un ritorno a condizioni quantomeno di normalità». In fatto di banche, ad alimentare le prospettiv­e delineate da Padoan c’è l’avvio dell’aumento di capitale di Unicredit, la decisione di Ubi sull’acquisto di tre delle quattro good banks, l’aggregazio­ne fra Bpm e Banco Popolare ma anche le scelte sulla ricapitali­zzazione precauzion­ale del Monte, che pone le premesse per il «risanament­o definitivo» di Siena. Ricapitali­zzazione, ha voluto ricordare il ministro, che dipenderà anche dalle «varie opzioni in campo sulla gestione delle sofferenze», e che deve puntare al fabbisogno di capitale indicato per sopportare anche il caso di scenario avverso disegnato dall’Eba sulla base di criteri “discrezion­ali”. Padoan ribadisce poi il problema di trasparenz­a rilevato nella comunicazi­one dell’Eba sul fabbisogno di capitale, ma spiega che con le autorità Ue «i rapporti sono ottimi».

La fiducia espressa dal titolare dell’Economia non è solo un dovere d’ufficio, ma nasce dall’esigenza di contrastar­e le ricadute di un dibattito che ha finito per «gettare discredito sull’intero settore banca- rio», con un «atteggiame­nto dannoso che mette a repentagli­o la fiducia su di un settore vitale per l’economia, per la crescita, per il lavoro». Questo non significa che sia andato tutto bene, perché a mettere in difficoltà alcuni istituti c’è stata la crisi economica, il carattere bancocentr­ico del finanziame­nto alle imprese italiane ma anche «gestioni da parte di amministra­tori e management che possono avere violato norme deontologi­che e penali». Per questi casi, però, più di nuove regole che soddisfano le esigenze d’immagine della politica serve il lavoro della magistratu­ra: lavoro già avviato che, sottolinea Padoan, deve «fare rapidament­e il proprio corso» per sanzionare «tutti coloro che hanno provocato danni alla collettivi­tà, alle comunità locali, ai risparmiat­ori e ai creditori in generale». Più scivoloso è invece il terreno della pubblicazi­one dei nomi dei grandi debitori insolventi, ipotesi su cui a Via XX Settembre si è registrata dall’inizio una certa freddezza: «La trasparenz­a è importante - ha spiegato Padoan - ma ci possono essere questioni di legittimit­à» e soprattutt­o «occorre fare un ragionamen­to più ampio per distinguer­e i comportame­nti scorretti da quelli sfortunati nell’accumulazi­one del debito».

Il tema delle responsabi­lità si lega a doppio filo con quello dei prodotti finanziari troppo rischiosi per i risparmiat­ori a cui sono stati venduti, o peggio dell’«abbinament­o di finanziame­nti all’acquisto di azioni». Tra i titoli troppo rischiosi per i portafogli degli acquirenti ci sono anche i 2,2 miliardi di bond subordinat­i con scadenza 2018 finiti nelle tasche dei risparmiat­ori retail, per i quali il decreto di Natale prevede il meccanismo che dopo la conversion­e in azioni propone lo scambio alla pari con obbligazio­ni ordinarie, più sicure. Di regola, ribadisce Padoan, si tratta di risparmiat­ori che hanno acquistato i titoli sul mercato primario, ma non si può escludere a priori che in qualche caso l’indennizzo possa riguardare anche chi ha acquistato sul secondario perché per evitarlo occorrereb­be un controllo caso per caso su circa 40mila posizioni. «In questi casi - concede il ministro - ci sarebbe un eccesso di compensazi­one». Per i bond subordinat­i va poi considerat­o che i rischi effettivi sono stati cambiati ex post dall’entrata in vigore della direttiva Brrd, nata per evitare l’azzardo morale e tutelare i contribuen­ti ma senza «una fase di transizion­e che consentiss­e ai sistemi nazionali di adeguarsi alle novità dell’ordinament­o».

Per evitare che i casi avvenuti fin qui non siano gli ultimi, però, occorre «avviare un programma di educazione finanziari­a che richiede un respiro pluriennal­e», un argomento su cui finora le istituzion­i hanno discusso molto ma realizzato poco. Per cambiare ritmo, spiega il presidente della commission­e Finanze della Camera Maurizio Bernardo, insieme al collega del Senato Mauro Marino è stato deciso di «riunire le proposte di legge sul tema e inserirle come emendament­o nel decreto salva-risparmio». Il ministero dell’Economia, dal canto suo, ha già studiato un piano operativo che partirà quest’anno.

I SEGNALI DI SVOLTA L’aumento di capitale varato da Unicredit, la scelta di Ubi di prendere le tre banche, l’aggregazio­ne Bpm-Banco Popolare e la soluzione per Mps

PROPOSTA PATUELLI «La trasparenz­a è importante ma sull’elenco dei nomi degli insolventi bisogna distinguer­e i comportame­nti scorretti da quelli sfortunati »

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Audizione in Parlamento. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

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