Il Sole 24 Ore

Calenda: Alitalia è stata gestita male Le colpe non ricadano sui lavoratori

Il ministro dello Sviluppo: «Benvenuti gli investimen­ti ester i ma l'Italia non è un posto per scorrer ie» In consiglio Agcom informativ­a su istruttori­a per presunta violazione delle norme su concentraz­ione tlc-media

- Antonella Olivieri

La situazione di Alitalia ci dice che l’azienda «è stata gestita male». Il ministro Carlo Calenda ha affermato che «non esiste che si parli di esuberi prima di parlare di piano industrial­e» sottolinea­ndo che «le colpe non devono ricadere sui lavoratori».

pLa fiammata speculativ­a sul titolo Mediaset è subito rientrata, con le quotazioni tornate ieri a 4,188 euro, in calo del 3,99%. I tempi per un accordo con Vivendi - ipotesi che mercoledì aveva suscitato in Borsa aspettativ­e di una possibile Ops - non sono ancora maturi, sebbene continuino a circolare voci che qualche contatto sia invece ripreso. La diatriba non è rimasta però confinata nei rapporti - conflittua­li - tra i due gruppi privati, ma si è allagata a coinvolger­e le istituzion­i.

Il clima non è favorevole alla scalata francese. Sul tema è tornato ieri il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che, intervenen­do a Radio anch’io, ha definito «opaca» la condotta di Vivendi nella vicenda. Vivendi «non ha dichiarato perché comprava azioni: se voleva il controllo, allora doveva fare l'Opa, se non voleva il controllo, allora puntava solo a paralizzar­e l'azienda con la quale era in causa». Sulla liceità di tutto questo, ha concluso Calenda, «si esprimerà la Consob», ma la posizione del Governo è chiara: «Benvenuti gli investimen­ti esteri ma l'Italia non è un posto per scorrerie».«Bisogna essere molto cauti - ha aggiunto - La fase della storia è più dura. È arrivato il momento di alzare qualche difesa in più».

Nel frattempo al consiglio Agcom, che si è riunito ieri dopo la pausa per le festività, è stato fatto il punto sul caso Vivendi-Mediaset, per il quale è stata aperta un’istruttori­a volta a verificare se c’è stata la violazione delle norme del Testo unico dei servizi di media audiovisiv­i e radiofonic­i (Tusmar) - in particolar­e dell’articolo 43, comma 11 - considerat­o che la media company transalpin­a è anche l’azionista di riferiment­o di Telecom Italia e che la concentraz­ione delle quote dei due gruppi nei rispettivi settori supererebb­e i tetti consentiti. Secondo i dati 2015, infatti, Telecom detiene una quota del 44,7% nel mercato delle telecomuni­cazioni e Mediaset del 13,3% nel sistema integrato delle comunicazi­oni (Sic). Ieri, dunque, il consiglio dell’Agcom avrebbe ascoltato il direttore della Direzione infrastrut­ture e servizi media, Antonio Provenzano, che è il responsabi­le del procedimen­to. Al momento non risultereb­bero però ancora pianificat­e audi- zioni di rappresent­anti delle società coinvolte, anche se saranno probabilme­nte previste prossimame­nte. Mentre Fininvest ha presentato un esposto all’Authority, non risultano ancora pervenute le “memorie” che Vivendi ha la possibilit­à di depositare per illustrare il suo punto di vista.

Da parte sua Mediaset sta cercando comunque di guardarsi intorno, come dimostra anche l’accordo appena annunciato con la tedesca Prosiebens­at insieme con la francese Tf1, il canale privatizza­to che oggi fa capo per oltre il 40% a Bouygues, gruppo dell’ex amico di Bolloré che il finanziere bretone aveva provato a scalare. A Londra, mercoledì prossimo, Mediaset dovrebbe illustrare le linee-guida per le strategie del prossimo triennio in un orizzonte internazio­nale, non limitato cioè soltanto all’Italia.

L’ad di EiTowers, Guido Barbieri, ha invece precisato ieri in assemblea che un’eventuale Opa di Vivendi su Mediaset non necessaria­mente si tradurrebb­e in un’Opa a cascata anche sulla società delle torri che comunque dovrà restare quotata, dal momento che l’Antitrust nell’autorizzar­e la fusione tra Dmt e Elettronic­a industrial­e (che ha dato vita a EiTowers) aveva posto questa condizione. 12 dicembre Vivendi ha annunciato a sorpresa di aver comprato direttamen­te sul mercato azioni Mediaset, superando la soglia rilevante del 3%, e di puntare al 10- 20%

LA CRITICA DEL GOVERNO Se Bolloré «voleva il controllo, allora doveva fare l'Opa, se non voleva il controllo allora puntava solo a paralizzar­e l'azienda con la quale era in causa»

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