Calenda: Alitalia è stata gestita male Le colpe non ricadano sui lavoratori
Il ministro dello Sviluppo: «Benvenuti gli investimenti ester i ma l'Italia non è un posto per scorrer ie» In consiglio Agcom informativa su istruttoria per presunta violazione delle norme su concentrazione tlc-media
La situazione di Alitalia ci dice che l’azienda «è stata gestita male». Il ministro Carlo Calenda ha affermato che «non esiste che si parli di esuberi prima di parlare di piano industriale» sottolineando che «le colpe non devono ricadere sui lavoratori».
pLa fiammata speculativa sul titolo Mediaset è subito rientrata, con le quotazioni tornate ieri a 4,188 euro, in calo del 3,99%. I tempi per un accordo con Vivendi - ipotesi che mercoledì aveva suscitato in Borsa aspettative di una possibile Ops - non sono ancora maturi, sebbene continuino a circolare voci che qualche contatto sia invece ripreso. La diatriba non è rimasta però confinata nei rapporti - conflittuali - tra i due gruppi privati, ma si è allagata a coinvolgere le istituzioni.
Il clima non è favorevole alla scalata francese. Sul tema è tornato ieri il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che, intervenendo a Radio anch’io, ha definito «opaca» la condotta di Vivendi nella vicenda. Vivendi «non ha dichiarato perché comprava azioni: se voleva il controllo, allora doveva fare l'Opa, se non voleva il controllo, allora puntava solo a paralizzare l'azienda con la quale era in causa». Sulla liceità di tutto questo, ha concluso Calenda, «si esprimerà la Consob», ma la posizione del Governo è chiara: «Benvenuti gli investimenti esteri ma l'Italia non è un posto per scorrerie».«Bisogna essere molto cauti - ha aggiunto - La fase della storia è più dura. È arrivato il momento di alzare qualche difesa in più».
Nel frattempo al consiglio Agcom, che si è riunito ieri dopo la pausa per le festività, è stato fatto il punto sul caso Vivendi-Mediaset, per il quale è stata aperta un’istruttoria volta a verificare se c’è stata la violazione delle norme del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar) - in particolare dell’articolo 43, comma 11 - considerato che la media company transalpina è anche l’azionista di riferimento di Telecom Italia e che la concentrazione delle quote dei due gruppi nei rispettivi settori supererebbe i tetti consentiti. Secondo i dati 2015, infatti, Telecom detiene una quota del 44,7% nel mercato delle telecomunicazioni e Mediaset del 13,3% nel sistema integrato delle comunicazioni (Sic). Ieri, dunque, il consiglio dell’Agcom avrebbe ascoltato il direttore della Direzione infrastrutture e servizi media, Antonio Provenzano, che è il responsabile del procedimento. Al momento non risulterebbero però ancora pianificate audi- zioni di rappresentanti delle società coinvolte, anche se saranno probabilmente previste prossimamente. Mentre Fininvest ha presentato un esposto all’Authority, non risultano ancora pervenute le “memorie” che Vivendi ha la possibilità di depositare per illustrare il suo punto di vista.
Da parte sua Mediaset sta cercando comunque di guardarsi intorno, come dimostra anche l’accordo appena annunciato con la tedesca Prosiebensat insieme con la francese Tf1, il canale privatizzato che oggi fa capo per oltre il 40% a Bouygues, gruppo dell’ex amico di Bolloré che il finanziere bretone aveva provato a scalare. A Londra, mercoledì prossimo, Mediaset dovrebbe illustrare le linee-guida per le strategie del prossimo triennio in un orizzonte internazionale, non limitato cioè soltanto all’Italia.
L’ad di EiTowers, Guido Barbieri, ha invece precisato ieri in assemblea che un’eventuale Opa di Vivendi su Mediaset non necessariamente si tradurrebbe in un’Opa a cascata anche sulla società delle torri che comunque dovrà restare quotata, dal momento che l’Antitrust nell’autorizzare la fusione tra Dmt e Elettronica industriale (che ha dato vita a EiTowers) aveva posto questa condizione. 12 dicembre Vivendi ha annunciato a sorpresa di aver comprato direttamente sul mercato azioni Mediaset, superando la soglia rilevante del 3%, e di puntare al 10- 20%
LA CRITICA DEL GOVERNO Se Bolloré «voleva il controllo, allora doveva fare l'Opa, se non voleva il controllo allora puntava solo a paralizzare l'azienda con la quale era in causa»