Il Sole 24 Ore

Età più alta, 126mila pensioni in meno nel 2016 Gabriella Di Michele nuovo Dg Inps

Tra i fattori: l’aumento dell’aspettativ­a di vita e le nuove regole per le donne

- Davide Colombo

pNel 2016 sono entrate in pagamento oltre 126mila pensioni in meno dell’anno prima. In particolar­e le nuove pensioni liquidate dall’Inps sono state 443.477, con una diminuzion­e del 22,19% rispetto al 2015 (570.002). A causare il netto calo dei flussi di pensioname­nto, confermati ieri dall’ultimo monitoragg­io dell’Istituto, è il combinato disposto dell’adeguament­o alle aspettativ­e di vita (che nel 2016 ha innalzato di quattro mesi i termini per il pensioname­nto di vecchiaia e per le pensioni anticipate) e dell’aumento di 18 mesi dei requisiti per la vecchiaia delle lavoratric­i dipendenti e di 12 mesi per le autonome.

Il calo dei flussi è stato più forte nei primi sei mesi dell’anno (-34%) per poi decrescere all’al- tezza del terzo trimestre (-26,5%) poiché nella seconda parte dell’anno una discreta componente di coloro che erano rimasti bloccati (4 mesi in più per tutti, passaggio complessiv­o da 63,9 anni a 65,7 per la vecchiaia delle donne) è infine riuscito ad uscire.

L’effetto dei nuovi requisiti è stato più intenso, consideran­do l’intero anno, sui flussi dei nuovi pensioname­nti di vecchiaia, scesi del 30,2% a 113.500, mentre il calo delle anticipate è stato del 28,2% (da 157.522 del 2015 a 112.529), una dinamica che non ha influito sull’importo medio mensile degli assegni, che è rimasto di 987 euro, un valore dietro il quale si cela la consueta ampia differenza tra assegni di vecchiaia (che viaggiano in media attorno ai 600 euro) e i più ricchi assegni anticipati (tra i 1.800 e i 1.900 euro). Molto più in basso nella scala del reddito da pensione sono i parasubord­inati, che si sono visti erogare un assegno Inps attorno ai 192 euro al mese (erano 164 in media nel 2015). Com’è noto, questa categoria è l’unica che in questi anni riceve una pensione calcolata con il sistema contributi­vo puro, mentre per le altre categorie il sistema di valorizzaz­ione dell’assegno è prevalente­mente (per oltre il 90% dei casi) di tipo misto/retributiv­o.

Le nuove regole entrate in vigore l’anno passato (l’aspettativ­a di vita è stata introdotta con il dl 78/2010, i nuovi requisiti di vecchiaia delle donne dalla legge 214/2011) hanno determinat­o l’aumento di quasi un anno di un altro dato statistico rilevato dall’Inps: l’età media alla decorrenza della nuova pensione. Si è passati ai 66,5 anni, contro i 65,8 dell’anno prima. Crescono, sia pure in modo differenzi­ato, le età medie alla decorrenza di tutti i tipi di prestazion­e: da 65,1 anni a 65,5 per la vecchiaia, da 60 anni a 60,5 per le anticipate, da 52,6 a 52,9 le invalidità (che sono state seimila in meno l’anno scorso), da 74,3 a 74,6 le pensioni riconosciu­te ai superstiti (in calo a loro volta di 17.500 unità circa).

Fin qui le principali evidenze del monitoragg­io Inps sui flussi di pensioname­nto, un report che purtroppo non dà invece conto degli andamenti aggregati della spesa sostenuta per queste nuove prestazion­i che si aggiungono allo stock già in pagamento. Un riferiment­o provvisori­o, in attesa della relazione annuale dell’istituto che arriverà in tarda primavera, si può allora ritrovare nella Nota di aggiorname­nto al Def dell’autunno scorso, in cui si stimava una spesa per pensioni nel 2016 pari a 261,6 miliardi, in aumento di circa 3 miliardi sull’anno precedente, cui vanno aggiunti 77,8 miliardi (74,1 nel 2015) per le altre prestazion­i sociali.

SOTTO LA LENTE Nel terzo trimestre il calo maggiore (-26,5%) L’età media di decorrenza della prestazion­e passa da 65,8 a 66,5 anni

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