La via spagnola per gli Npl, serve la bad bank anche per l’Italia
La Spagna nel 2012 ha le ossa rotte e per uscire dalla Grande Crisi bancaria chiede aiuto all’Esm, il fondo salva-Stati. Il Memorandum of Understanding firmato a luglio di quell’anno, tra condizionalità e lesa sovranità, impone alle Spagna la creazione di una bad bank. Nasce così Sareb, ente privato posseduto al 55% da banche spagnole (14) ed estere (2) e compagnie di assicurazione (10) e al 45% dal fondo pubblico Frob. Alla Sareb vengono trasferiti 200mila crediti in sofferenza per un valore di 50,7 miliardi, ceduti da quattro banche nazionalizzate e quattro banche ricapitalizzate dallo Stato. Per acquistare i Npls, la Sareb emette bond garantiti dallo Stato. I salvataggi bancari per contro vengono finanziati dalla linea di credito messa a disposizione dall’Esm allo Stato fino a 100 miliardi e utilizzata per 41,333 (due tiraggi, da 39,4 e 1,8 miliardi), linea da rimborsarsi entro il 2027 (finora Madrid ha restituito all’Esm 6,6 miliardi). Anche Sareb dovrà gestire, recuperare e vendere gli asset entro il 2027 e rimborsare così i suoi bond.
Il “pacchetto” spagnolo non fa per l’Italia, che non ha le ossa rotte ed è uscita dalla Grande Crisi con le sue gambe. Il sistema bancario italiano è solido - Montepaschi è solvente, in bonis - e lo Stato italiano non ha bisogno di chiedere aiuto esterno per ricapitalizzare le banche e coprire il buco che si creerebbe con la cessione e deconsolidamento di grandi, medi o piccoli portafogli di sofferenze. Non da ultimo, il contesto regolamentare è cambiato dal 2012, anno di nascita di Sareb: il primo gennaio 2016 è entrata in vigore la direttiva Brrd sul bail-in per la risoluzione e risanamento delle banche (non più totalmente a carico dei contribuenti) e dal 2013 la Commissione e la DG comp hanno ristretto al minimo in una “Comunicazione” le modalità eccezionali degli aiuti di stato in ambito bancario.
Dal modello spagnolo, però, l’Italia può far sua la bad bank, che è contemplata ed ammessa nel regime della Brrd purchè accompagnata da formule di burden sharing con perdite spalmate su azionisti e sottoscrittori di obbligazioni subordinate.
La bad bank è una soluzione di grande respiro, per non dire di sistema, perchè elimina l’eredità negativa di un passato che può compromettere il futuro. Per questo, la portata dell’impatto della bad bank va ben oltre la gestione al rallentatore di un maxiportafoglio di sofferenze, non svendute. È un segnale forte ai mercati, un’iniezione di fiducia per far scattare un circolo virtuoso.
È andata così con Sareb. La Spagna ha rimosso il problema banche dalle preoccupazioni del mercato: non più sottocapitalizzate e oberate dalle sofferenze esplose con lo scoppio della bolla speculative immobiliare. La bad bank ha cancellato lo “stigma” dei Npls, che sul mercato pesa, indipendentemente dal fatto che questo sia giusto o sbagliato.
Le banche italiane sono state colpite e punite in Borsa dopo il dissesto delle quattro a fine 2015 e poi dopo l’entrata in vigore della Brrd. Il mercato sconta il fardello delle sofferenze sulla redditività e sulla solidità patrimoniale delle banche, allinearsi con la vigilanza prudenziale che non a caso ha preso di mira i Npls. Il problema irrisolto delle sofferenze che restano nella pancia delle banche, mina la fiducia dei mercati nella capacità delle banche stesse di erogare nuovo credito, e il costo della raccolta per gli istituti di credito sale. Si avvita così un circolo vizioso, e
IL PRECEDENTE IBERICO Alla Sareb sono stati trasferiti 200mila crediti in sofferenza per 50,7 miliardi: acquisto finanziato con bond
I L CASO ITALIANO Se il Tesoro seguisse l’esempio spagnolo darebbe una marcia in più allo smaltimento delle sofferenze di Mps
la crescita del Paese ne soffre.
La Spagna con Sareb e l’Irlanda con Nama sono uscite dalla crisi: i due Paesi hanno creato la bad bank e, non sarà solo per quello ma anche per quello, le loro economie stanno registrando i migliori tassi di crescita in Europa. Un sistema bancario sano e solido è il presupposto per uno sviluppo economico sano e solido. Quando il mercato si convince, a torto o a ragione, che il sistema bancario è malato per colpa delle sofferenze calano fiducia, investimenti, azioni in Borsa e prezzi dei bond.
Il Tesoro potrebbe dare il primo segnale nella direzione di una bad bank all’italiana, dentro la cornice della ricapitalizzazione precauzionale, proprio con il Montepaschi, che ha un enorme portafoglio di Npls che dovrà essere gestito negli anni (15 per esempio, tanti quanti Sareb): il deconsolidamento delle sofferenze darebbe alla banca una marcia in più. E forse la Bce sarebbe meno severa nel calcolare il deficit di capitale Cet1 sullo scenario avverso da stress test. La Brrd impone il burden sharing come prerequisito per creare una bad bank posseduta al 45% dallo Stato che emette bond garantiti dallo Stato, come Sareb: il Monte, in fatto di burden sharing, ha già dato. o.