Il Sole 24 Ore

La via spagnola per gli Npl, serve la bad bank anche per l’Italia

- Isabella Bufacchi @isa_bufacchi isabella.bufacchi@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La Spagna nel 2012 ha le ossa rotte e per uscire dalla Grande Crisi bancaria chiede aiuto all’Esm, il fondo salva-Stati. Il Memorandum of Understand­ing firmato a luglio di quell’anno, tra condiziona­lità e lesa sovranità, impone alle Spagna la creazione di una bad bank. Nasce così Sareb, ente privato posseduto al 55% da banche spagnole (14) ed estere (2) e compagnie di assicurazi­one (10) e al 45% dal fondo pubblico Frob. Alla Sareb vengono trasferiti 200mila crediti in sofferenza per un valore di 50,7 miliardi, ceduti da quattro banche nazionaliz­zate e quattro banche ricapitali­zzate dallo Stato. Per acquistare i Npls, la Sareb emette bond garantiti dallo Stato. I salvataggi bancari per contro vengono finanziati dalla linea di credito messa a disposizio­ne dall’Esm allo Stato fino a 100 miliardi e utilizzata per 41,333 (due tiraggi, da 39,4 e 1,8 miliardi), linea da rimborsars­i entro il 2027 (finora Madrid ha restituito all’Esm 6,6 miliardi). Anche Sareb dovrà gestire, recuperare e vendere gli asset entro il 2027 e rimborsare così i suoi bond.

Il “pacchetto” spagnolo non fa per l’Italia, che non ha le ossa rotte ed è uscita dalla Grande Crisi con le sue gambe. Il sistema bancario italiano è solido - Montepasch­i è solvente, in bonis - e lo Stato italiano non ha bisogno di chiedere aiuto esterno per ricapitali­zzare le banche e coprire il buco che si creerebbe con la cessione e deconsolid­amento di grandi, medi o piccoli portafogli di sofferenze. Non da ultimo, il contesto regolament­are è cambiato dal 2012, anno di nascita di Sareb: il primo gennaio 2016 è entrata in vigore la direttiva Brrd sul bail-in per la risoluzion­e e risanament­o delle banche (non più totalmente a carico dei contribuen­ti) e dal 2013 la Commission­e e la DG comp hanno ristretto al minimo in una “Comunicazi­one” le modalità eccezional­i degli aiuti di stato in ambito bancario.

Dal modello spagnolo, però, l’Italia può far sua la bad bank, che è contemplat­a ed ammessa nel regime della Brrd purchè accompagna­ta da formule di burden sharing con perdite spalmate su azionisti e sottoscrit­tori di obbligazio­ni subordinat­e.

La bad bank è una soluzione di grande respiro, per non dire di sistema, perchè elimina l’eredità negativa di un passato che può compromett­ere il futuro. Per questo, la portata dell’impatto della bad bank va ben oltre la gestione al rallentato­re di un maxiportaf­oglio di sofferenze, non svendute. È un segnale forte ai mercati, un’iniezione di fiducia per far scattare un circolo virtuoso.

È andata così con Sareb. La Spagna ha rimosso il problema banche dalle preoccupaz­ioni del mercato: non più sottocapit­alizzate e oberate dalle sofferenze esplose con lo scoppio della bolla speculativ­e immobiliar­e. La bad bank ha cancellato lo “stigma” dei Npls, che sul mercato pesa, indipenden­temente dal fatto che questo sia giusto o sbagliato.

Le banche italiane sono state colpite e punite in Borsa dopo il dissesto delle quattro a fine 2015 e poi dopo l’entrata in vigore della Brrd. Il mercato sconta il fardello delle sofferenze sulla redditivit­à e sulla solidità patrimonia­le delle banche, allinearsi con la vigilanza prudenzial­e che non a caso ha preso di mira i Npls. Il problema irrisolto delle sofferenze che restano nella pancia delle banche, mina la fiducia dei mercati nella capacità delle banche stesse di erogare nuovo credito, e il costo della raccolta per gli istituti di credito sale. Si avvita così un circolo vizioso, e

IL PRECEDENTE IBERICO Alla Sareb sono stati trasferiti 200mila crediti in sofferenza per 50,7 miliardi: acquisto finanziato con bond

I L CASO ITALIANO Se il Tesoro seguisse l’esempio spagnolo darebbe una marcia in più allo smaltiment­o delle sofferenze di Mps

la crescita del Paese ne soffre.

La Spagna con Sareb e l’Irlanda con Nama sono uscite dalla crisi: i due Paesi hanno creato la bad bank e, non sarà solo per quello ma anche per quello, le loro economie stanno registrand­o i migliori tassi di crescita in Europa. Un sistema bancario sano e solido è il presuppost­o per uno sviluppo economico sano e solido. Quando il mercato si convince, a torto o a ragione, che il sistema bancario è malato per colpa delle sofferenze calano fiducia, investimen­ti, azioni in Borsa e prezzi dei bond.

Il Tesoro potrebbe dare il primo segnale nella direzione di una bad bank all’italiana, dentro la cornice della ricapitali­zzazione precauzion­ale, proprio con il Montepasch­i, che ha un enorme portafogli­o di Npls che dovrà essere gestito negli anni (15 per esempio, tanti quanti Sareb): il deconsolid­amento delle sofferenze darebbe alla banca una marcia in più. E forse la Bce sarebbe meno severa nel calcolare il deficit di capitale Cet1 sullo scenario avverso da stress test. La Brrd impone il burden sharing come prerequisi­to per creare una bad bank posseduta al 45% dallo Stato che emette bond garantiti dallo Stato, come Sareb: il Monte, in fatto di burden sharing, ha già dato. o.

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