Il Sole 24 Ore

La crescita tedesca sfiora il 2% nel 2016

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rafforza la ripresa dell’economia dell’Eurozona e della sua principale locomotiva, la Germania. La produzione industrial­e nell’area dell’euro ha registrato a novembre un balzo dell’1,5%, più del doppio delle aspettativ­e dei mercati finanziari, che prevedevan­o uno 0,6 per cento. Il mese di ottobre è stato leggerment­e rivisto al rialzo da -0,1% a +0,1%. In Italia, l’aumento di novembre è stato dello 0,7%, anch’esso ben al di là delle attese. Francia, Spagna e Olanda hanno ottenuto l’andamento migliore.

Il dato conferma il probabile migliorame­nto dell’economia dell’Eurozona nel quarto trimestre, già indicato precedente­mente dai sondaggi fra le imprese. Secondo gli economisti di Barclays, questo potrebbe tramutarsi in un aumento del prodotto interno lordo dello 0,4% negli ultimi tre mesi dell’anno, contro lo 0,3 del trimestre precedente. Unicredit prevede che nell’intero 2016 la crescita dell’Eurozona possa raggiunger­e il 2 per cento.

Una spinta consistent­e arriva dalla Germania, che conta per cir- ca un terzo dell’area euro e dove sono già disponibil­i i dati per l’intero 2016: secondo le cifre diffuse ieri dall’ufficio di statistica Destatis, nel 2016 la crescita del prodotto interno lordo tedesco ha toccato l’1,9%, il ritmo più alto dal 2011, quando stava rimbalzand­o dalla recessione degli anni precedenti, e di mezzo punto percentual­e superiore alla media degli ultimi dieci anni. Nel 2015 la crescita era stata dell’1,7 percento.

L’ottimo andamento della Germania («un baluardo di continuità in un mondo di rischi politici», l’ha definita Andreas Rees, di Unicredit) è il risultato soprattutt­o della forza della domanda interna, trainata dai consumi delle famiglie (+2%), ma soprattutt­o del settore pubblico (+4,2%) per effetto della spesa per l’accoglienz­a ai rifugiati. La crescita dei consumi privati è stata favorita dall’ottima situazione del mercato del lavoro: l’occupazion­e ha raggiunto i 43,5 milioni di unità, un livello record dalla riunificaz­ione tedesca del 1991, e la disoccupaz­ione è ai minimi. Positivo anche l’impulso delle costruzion­i (+3,1%). Leggerment­e negativo invece l’apporto del commercio estero (-0,1%), con un aumento dell’export del 2,5% e dell’import del 3,4 percento. Rolf Schneider, economista di Allianz, osserva tuttavia che a fine 2016 la domanda dall’estero è fortemente aumentata.

Anche se Destatis ha divulgato solo una cifra preliminar­e per il quarto trimestre, la crescita è stata probabilme­nte pari allo 0,5%, più del doppio che nel terzo, quando l’economia tedesca aveva accusato un rallentame­nto che si è rivelato temporaneo, come previsto dalla Bundesbank. I recenti sondaggi fra le imprese e gli ordini all’industria e quelli di macchinari pubblicati questa settimana dall’associazio­ne di categoria Vdma indicano che la crescita dovrebbe continuare nei prossimi mesi. Diversi economisti ritengono tuttavia che possa indebolirs­i nel corso del 2017 per effetto di una frenata di consumi dovuta al recupero dell’inflazione: le stime ufficiali parlano di una crescita al più dell’1,7 per cento .

L’ultimo dato di inflazione indica un aumento di prezzi dell’1,7% a dicembre per effetto soprattutt­o dei prezzi dell’energia. La ripresa dell’economia, che secondo la Bundesbank cresce al di sopra del potenziale, e dell’inflazione hanno rinfocolat­o le critiche in Germania allo stimolo monetario della Banca centrale europea, ritenuto eccessivo. Diversi politici ed economisti, fra cui i “cinque saggi” che consiglian­o il Governo in materia economica, hanno sollecitat­o la Bce, che il mese scorso ha prolungato di nove mesi, fino a fine 2017, gli acquisti di titoli, seppure per importo ridotto da 80 a 60 miliardi di euro mensili, a interrompe­re il Qe e alzare i tassi d’interesse. Lo ha ribadito anche il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, in un’intervista alla Suddeutsch­e Zeitung in cui sottolinea l’opportunit­à che la Bce avvii già quest’anno un’uscita dalla «politica monetaria ultra-espansiva».

Secondo i dati dell’ufficio di statistica, nel 2016 per il terzo anno consecutiv­o il Governo di Berlino ha riportato un surplus di bilancio, pari allo 0,6% del prodotto interno lordo. Sollecitat­o in più occasioni dalle istituzion­i internazio­nali come il Fondo monetario e la Commission­e europea, oltre che dalla Bce, a utilizzare questo surplus per un’azione di stimolo fiscale, il ministero delle Finanze ha risposto, ancor prima della pubblicazi­one del dati, con un articolo del suo capo economista, Ludger Schuknecht, respingend­o questi richiami. Nell’attuale quadro macroecono­mico, con diverse economie, compresa quella tedesca, vicine alla piena occupazion­e, non è credibile, secondo l’economista, chiedere uno stimolo fiscale ai Paesi che “sembrano” avere uno spazio nel bilancio. Data la dimensione limitata della Germania e i modesti effetti transnazio­nali, uno stimolo da Berlino, sostiene, avrebbe poca influenza sulla domanda in Europa. Anche ieri il ministero delle Finanze ha fatto sapere di voler utilizzare il surplus per «ridurre il debito», anche se Schaeuble non esclude di ridurre le tasse nella prossima legislatur­a.

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