Fra Trump e il Messico è già scontro aperto
Il commercio internazionale, il Muro, gli accordi migratori, le armi, il mercato della droga - con il Messico “Paese produttore” e gli Stati Uniti “Paese consumatore” – le case automobilistiche e il Nafta. I dossier aperti sono molti e soprattutto “sensibili”.
La traslazione sul tavolo della politica genera scintille e nessuno dei due presidenti di Stati Uniti e Messico, Donald Trump ed Enrique Peña Nieto, si sottrae allo scontro. Annunci bellicosi (di guerre economiche e migratorie) lanciati da Trump, repliche di Peña Nieto. Quasi ogni giorno.
«Il Muro lo pagherà il Messico», ha tuonato Trump. Immediata la replica di Peña Nieto: « Non accetteremo una decisione che va contro il nostro Paese e la nostra dignità di messicani».
La miccia che ha reso incandescenti i rapporti bilaterali è stato l’annuncio della scorsa settimana: i disinvestimenti di Ford in Messico.
Da qui un crescendo rossiniano di dichiarazioni e repliche. Attacchi politici e rappresaglie economiche. Insomma tanta carne al fuoco e un primo passo, imprevedibile, dei latinos che chiedono agli yankee i soldi indietro per gli investimenti in infrastrutture sostenuti a seguito dell’impegno preso a sud del Rio Bravo dalle case automobilistiche americane, Ford, Gm. Il ministro dell’Economia del Messico, Ildefonso Guajardo, si è rivolto al presidente di Ford Mexico affinché «rimborsi i soldi spesi in infrastrutture a seguito degli investimenti della casa automobilistica americana». Sì perché il commercio di auto tra Messico e Stati Uniti è garantito da porti, aeroporti, autostrade costruite in Messico. Ovvero costose opere infrastrutturali i cui ritorni sarebbero vanificati dal ritiro americano. Infrastrutture che perderebbero di significato senza la presenza massiccia dei colossi automobilistici americani di stanza in Messico.
Visto da Sud, quello in corso è uno colpo ferale: all’economia del Messico, ai rapporti bilaterali, e alle relazioni politiche. La guerra economico-politica è appena iniziata ma il governo di Enrique Peña Nieto si appresta a chiedere i danni agli Stati Uniti.
All’indomani dell’annuncio di smobilitazione di Ford Mexico la valuta messicana, il peso, è scivolata a quota 21 rispetto al dollaro e non ha più recuperato.
Intanto il presidente messicano Peña Nieto ieri ha affermato che il suo Paese non ha “assolutamente” intenzione di pagare per il Muro che il presidente eletto Usa Donald Trump dice di voler costruire sul confine tra i due Paesi. E questo mentre Trump insiste nel dire che il Messico rimborserà agli Stati Uniti i costi della struttura. Parlando a un ricevimento di ambasciatori e consoli, Peña Nieto ha affermato come sia “evidente” che il suo Paese abbia «alcune differenze di vedute con il prossimo governo degli Stati Uniti, ad esempio riguardo al muro che il Messico non ha assolutamente intenzione di pagare». Ha poi aggiunto che «principi fondamentali» quali «la nostra sovranità» non sono «negoziabili».
Quella del Messico, va ricordato, è un’economia molto interdipendente con quella americana. Gli Stati Uniti assorbono l’80% delle esportazioni del Messico e gli investimenti americani a Sud del Rio Bravo sono stati pari a 136 miliardi di dollari tra il 1999 e il 2012. Il Messico a sua volta è il secondo socio commerciale degli Stati Uniti. Non solo: per California, Arizona e Texas, il Messico costituisce il primo destinatario delle esportazioni.
«La partita politica è di grande portata – spiega Simone Lucatello, economista residente in Messico e ricercatore presso un istituto analogo al Cnr – soprattutto perché il ritiro di una quota di capitali americani dal suolo messicano è prodromica ad altri provvedimenti, relativi a settori importanti: il tessile, le Tlc (pc, tv, cellulari) e l’alimentare. In altre parole, è probabile che l’Amministrazione americana adotti una linea di politica economica progressivamente protezionistica. La collaborazione bi-nazionale, gli accordi tra Nord e Sud, la reciprocità offerta da Barack Obama, sono già ricordi lontani, un’illusione svaporata».
Il risveglio, a pochi giorni dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca, è brusco. I droni americani sorvolano il territorio messicano per acquisire elementi orografici necessari al prosieguo del Muro.
Stati Uniti e Messico mai così distanti, altro che…Paises amigos dei mesi scorsi.
A descriverli un’immagine del grande poeta messicano Octavio Paz: « Due corpi, uno di fronte all’altro, sono a volte due pietre, e la notte deserto».
TROPPE CRITICITÀ Tutti i nodi sul tappeto: i costi del Muro, il ritiro della Ford, i “rimborsi “sulle infrastrutture, i migranti