Verdini, i pm chiedono la condanna a 11 anni e la confisca di 22,9 mln
pm di Firenze Luca Turco e Giuseppina Mione hanno chiesto la condanna a 11 anni di reclusione per il senatore di Ala Denis Verdini nella requisitoria del processo sul crac della banca Credito Cooperativo Fiorentino e per le presunte truffe allo Stato nei contributi dell’editoria. Chieste condanne di 9 anni ciascuno per i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, 6 anni per l’onorevole di Ala Massimo Parisi. Altre pene fra 5 e 6 anni per la governance della banca a vari imputati.
Le richieste di condanna sono state proposte ieri al tribunale dal pm Luca Turco al termine della quinta udienza dedicata alla discussione del pubblico ministero. Richieste di pena a vario titolo fra uno e 4 anni di reclusione sono state fatte per ulteriori imputati con posizioni minori nel processo rispetto a Denis Verdini, ritenuto dall’accusa il dominus della banca e delle attività editoriali organizzate per ottenere contributi pubblici, e rispetto agli «amici di affari» di Verdini Fusi e Bartolomei e ai suoi più stretti collaboratori tra cui l’onorevole Massimo Parisi e l’ex direttore generale della banca Piero Italo Biagini. Il senatore Denis Verdini, che aveva assistito ad alcune udienze, non era presente in aula.
Nelle richieste di condanna al processo sul crac dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino il pubblico ministero Luca Turco ha chiesto anche la confisca di beni per un valore complessivo equivalente a 22,9 mln di euro in capo al senatore di Ala, Denis Verdini, e ad altri imputati. Le confische sono state chieste per due importi differenziati, di 12,585 mln di euro e per 10,381 mln di euro, entrambi relativi al quadro di accuse per la presunta truffa allo Stato sui contributi all’editoria. In caso di condanna lo Stato potrà recuperare la cifra nei patrimoni di Verdini e di altri imputati coinvolti a vario titolo nel giro di società e cooperative editoriali e di servizi nate intorno al Ste - Il Giornale della Toscana e alla Sette Mari srl. La sentenza del tribunale è attesa per fine febbraio.
Il 9 gennaio, proseguendo la sua discussione per la terza udienza, il pubblico ministero aveva detto che le prove della bancarotta della Bcc Credito Cooperativo Fiorentino, fallita nel 2010, sarebbero anche in oltre una trentina di finanziamenti che hanno contribuito a depauperare, in danno dei creditori, il patrimonio del centenario istituto di credito che ebbe sede a Campi Bisenzio (Firenze). Il pm Luca Turco aveva continuato a elencare, uno per uno, i casi di finanziamenti a società, per lo più immobiliari e riconducibili a interessi degli imputati tra cui i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei.