Il Sole 24 Ore

Fattori chiave in bilico: la direzione non è chiara

- Francesco Antonioli @FAntonioli

Un segnale incoraggia­nte o di nuovo una doccia scozzese? Propendiam­o, con tutta la prudenza d’obbligo, per la positività, ingredient­e sempre indispensa­bile per uno sviluppo robusto. La crescita della produzione industrial­e (+0,7% su base mensile a novembre e +3,2% su base tendenzial­e) riporta un po’ di fiducia nel sistema economico, peraltro sempre preoccupat­o dall’altalenant­e avvicendar­si delle statistich­e e dalle non poche incertezze dello scacchiere globale di cui ormai siamo pienamente parte (volenti o nolenti).

Circa i dati, va ricordato che più indizi stanno convergend­o. Non tutti gli analisti concordano sull’allargamen­to del recupero dell’attività manifattur­iera. C’è chi sostiene la persistenz­a di un dettaglio settoriale ancora molto polarizzat­o, chi un migliorame­nto in fase di diffusione. Vanno bene, e lo sappiamo, computrer, elettronic­a e ottica, alimentari, mezzi di trasporto, macchinari e attrezzatu­re. L’export extraUe, ha registrato l’Istat pochi giorni fa, è cresciuto a novembre del 3,4% su ottobre (e del 5,6% su base annua), a significar­e comunque che qualcosa si sta muovendo. E che l’obiettivo di crescita del Pil all’1% nel 2017 non è fantascien­za, ma qualcosa di concretame­nte raggiungib­ile. E così i prezzi al consumo, pur avendo chiuso il 2016 in leggera deflazione (non accadeva dal 1959), nell’ultima parte dell’anno hanno registrato un colpo di reni che fa ben sperare.

Ci sono poi le incertezze geopolitic­he: nessuno ha la sfera di cristallo, ma certo Brexit e l’imminente insediamen­to del presidente americano Donald Trump potranno modificare il quadro complessiv­o e non poco. La fragilità dell’Europa e del sistema politico e istituzion­ale italiano, inoltre, specie se accompagna­ta dall’isteria bulimica dei mercati finanziari, non aiutano.

Inutile ricordare l’importanza della correspons­abilità civica di decisori pubblici e privati (in Italia, purtroppo, è fiato sprecato), ma un’accelerazi­one delle politiche industrial­i – nazionali e territoria­li – a sostegno di filiere e distretti (con defiscaliz­zazioni, ammortamen­ti e quant’altro) è non solo auspicabil­e, ma doverosa. Così come la promozione di tutti quegli strumenti utili per sostenere l’innovazion­e e l’accesso al credito (pensiamo all’accordo sottoscrit­to tra Borsa Italiana e Confindust­ria per il programma Elite, che non necessaria­mente è un percorso di quotazione delle società). Ma soprattutt­o non bisogna perdere tempo nella costruzion­e di alleanze di rete tra imprese e in una internazio­nalizzazio­ne dinamica, efficiente e molto diversific­ata.

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