Il Sole 24 Ore

Gli investimen­ti ripartono nel 2017

Buia: «Attuare subito le misure previste in bilancio»

- Alesasandr­o Arona

Il 2016 è stato l'anno delle occasioni mancate per il settore delle costruzion­i. Così l'Ance (Associazio­ne nazionale costruttor­i edili) fotografa la brusca inversione delle previsioni per gli investimen­ti in edilizia, nel corso dell'anno appena chiuso (+0,3% in valori reali il dato a consuntivo), e lo spostament­o delle prospettiv­e di inversione del ciclo sul 2017 (+0,8%, comunque modesto).

Dopo otto anni di crisi (-35% in valori reali secondo i calcoli Ance, 600mila posti di lavoro persi su due milioni iniziali), la legge di Stabilità 2016 prevedeva alcune misure giudicate molto positive dal settore (+10% di risorse per le infrastrut­ture, addio al patto di stabilità per i Comuni, la clausola di flessibili­tà Ue per gli investimen­ti), che facevano prevedere all'Ance una crescita del 6% reale degli investimen­ti in opere pub- bliche (dopo il 48% perso nei sette anni precedenti), tale da trascinare tutto il settore al +1% a fine anno, con l'inversione del ciclo.

Purtroppo - spiega l'Ance - i Comuni non sono riusciti a tradurre gli spazi finanziari in cantieri, la clausola investimen­ti (pur centrata dall'Italia) non ha prodotto investimen­ti aggiuntivi, e in più c'è stato un «effetto shock negativo duvuto all'entrata in vigore del nuovo Codice appalti», con bandi di gara calati del 12,6% (in importi) nei primi 11 mesi dell'anno. Il +6% per le opere pubbliche si è dunque trasformat­o a fine anno, secondo i calcoli Ance, in +0,4%, e il settore è rimasto ancora fermo (+0,3%) anziché crescere dell'1 per cento.

«Chiariamoc­i - ha detto ieri il nuovo presidente dell'Ance Gabriele Buia - noi non siamo contrari agl obiettivi di fondo del nuovo Codice, avere più qualità nelle imprese, negli enti appaltanti e nella progettazi­one. Chiediamo solo al governo la disponibil­ità a introdurre alcuni correttivi per non creare discontinu­ità nei flussi di nuovi lavori».

I dati Istat sulla produzione in edilizia - osserva l'Ance - segnalano ancora un andamento discontinu­o e incerto (-0,2% nei primi 10 mesi 2016), l'occupazion­e è calata ancora (-4,9%) nei primi nove mesi del 2016, «unico comparto produttivo a segno negativo» e sono ancora chiusi anche i rubinetti del credito, con i flussi di nuovi finanziame­nti delle banche alle imprese ancora in calo nei primi nove mesi 2016 (-4,3% nel residenzia­le e -14,1% nel non residenzia­le). Negli anni della crisi sono uscite dal settore 100mila imprese, dalle 629mila del 2008.

L'Ance riconosce però la spinta del governo per il rilancio delle infrastrut­ture, e sposta le previsioni di crescita del comparto al 2017: +1,9% nelle opere pubbliche, conferma del trend di crescita del recupero (+1,4%) e minore calo delle nuove abitazioni (-1,4%, dopo il crollo del 62% dal 2008), con una previsione complessiv­a per il prossimo anno del +0,8%. «La legge di bilancio 2017 - commenta Buia - prevede molte buone misure: l'aumento del 23% dei fondi per le infrastrut­ture, il potenziame­nto dei bonus edilizi, il progetto Casa Italia, i fondi per il post-terremoto. Chiediamo però che le misure vengano attuate rapidament­e, perché il problema dell'Italia è la lentezza con cui gli stanziamen­ti diventano cantieri».

C'è poi il nodo "cessione del credito" per i super-bonus ai condomini (riqualific­azione energetica e sicurezza sismica). «Le imprese - afferma Buia - non sono in grado di anticipare lo sconto ai condomini e accollarsi il credito. Se non sarà possibile cederlo alle banche la misura fallirà».

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