Il Sole 24 Ore

Biella rilancia sull’outlet diffuso

Turisti attratti nel centro stor ico dai nuovi negozi delle pr incipali aziende del distretto tessile Bocchietto: dopo Piacenza, entro l’estate 25-30 nuove aperture

- Carlo Andrea Finotto @andreafin8

Biella prova a rilanciars­i con un nuovo modello di sviluppo, che metta insieme rinascita del centro cittadino, attrazione turistica e valorizzaz­ione del patrimonio storico-industrial­e del distretto, puntando sulla creazione di un outlet diffuso, convincend­o le principali aziende del distretto tessile e quelle legate alle eccellenze agroalimen­tari della zona ad aprire punti vendita nei locali lasciati vuoti dalla pesante crisi degli ultimi anni.

«Non si tratta e non deve essere un’operazione commercial­e che stravolga l’identità della città, ma il contrario» spiega Luisa Bocchietto, presidente dell’associazio­ne 015 Biella, iniziativa senza scopo di lucro nata un paio di anni fa su impulso di un gruppo di privati cittadini con a cuore il futuro della città. Oltre a Bocchietto (architetto e prossima presidente della World design organizati­on) ne fanno parte la vicepresid­ente Giovanna Calogero, il direttore dell’Atl Stefano Mosca, gli architetti Silvana Bellino e Remy Fernand Marciano, l’imprendito­re Roberto Bonati, la segretaria della Camera del lavoro Simonetta Vella). «L’idea – riprende Bocchietto – è di sfruttare in positivo la forte identità della città di Biella, che rappresent­a ancora il tessile-abbigliame­nto di altissima qualità». Il problema è che questo “brand collettivo” non viene visualizza­to all’esterno nel suo insieme, come un

sistema complessiv­o. Ci sono grandi brand conosciuti singolarme­nte nel mondo – da Zegna a Piacenza, da Vitale Barberis Canonico a Reda, solo per citarne alcuni –, ma il turista-cliente fatica a figurarsi un sistema complessiv­o che resta unico. Così si crea un paradosso: secondo lo studio Piemonte Sviluppo Turi- smo, della Regione, «la spesa procapite giornalier­a dei turisti nella Biella degli outlet è di 250 euro, contro i 180 euro delle Langhe e i 100 euro medi a livello regionale». Un turismo – dice lo studio – di fascia alta con forte componente straniera. Ma, sottolinea Luisa Bocchietto, «La città non visualizza questo scontrino». Due anni di studi accurati da parte di 015 Biella per arrivare a un progetto che è una sfida aperta: occupare gli spazi del centro storico (la centraliss­ima via Italia e le vie adiacenti) con punti vendita che raccolgano il meglio della produzione tessile del distretto, e anche delle altre eccellenze, dall’agroalimen­tare alle bevande (nel Biellese hanno sede l’acqua Lauretana, la birra Menabrea, si produce il tipico liquore di ciliegie Ratafià, per fermarsi a tre esempi). Senza però che questo pregiudich­i le attività degli outlet aziendali già presenti e sparsi sul territorio. La fase operativa ha visto la creazione di una Srl benefit, In Biella Factory Store, che è una società senza vantaggi fiscali ma con particolar­i finalità di ricadute pub- bliche. È stato dato incarico alla società austriaca Ros, che ha curato un progetto analogo in Germania, ridando vita a Bad Munstereif­el, città termale decaduta.

A fine novembre un primo successo: «Abbiamo inaugurato il negozio di Piacenza, in via Italia - ricorda Bocchietto – L’ impatto è stato positivo, senza ripercussi­oni sull’outlet di Pollone, dove c’è la sede dell’azienda nata nel 1733».

L’apertura è un segnale forte della voglia di fare sistema: Carlo Piacenza, infatti, è anche il nuovo presidente dell’Unione industrial­e biellese, che da subito ha appoggiato l’iniziativa e che porta avanti il progetto “Biella in transizion­e”.

La fase-due, come sempre è la più delicata: «Occorre far incontrare i proprietar­i degli spazi disponibil­i e le aziende disposte a occuparli. Non è semplice, ma abbiamo già una serie di precontrat­ti siglati» afferma la presidente di 015 Biella: «Se tutto andrà bene contiamo di aprire altri 25-30 punti vendita entro l’estate». Una prima massa critica in grado di muovere i flussi spe- rati e virtuosi, passando dalla cultura della fabbrica (che ha caratteriz­zato il Biellese per secoli) alla fabbrica della cultura. Il progetto si prefigge di far vivere ai turisti «l’epopea del Biellese, proponendo visite nella storia e nella conoscenza industrial­e del territorio» dice Bocchietto. Non solo shopping, dunque, anche se questo avrà un ruolo importante. Il traguardo è a una sessantina di factory store, gli spazi vuoti censiti sono 150, pari a circa 7.500 metri quadri commercial­i disponibil­i. Frutto di uno svuotament­o progressiv­o, dovuto alla crisi, alla nascita di grandi centri commercial­i alle porte della città, al trasloco in periferia dell’ospedale.

E i turisti? Nel 2015 il Biellese ha registrato 254.179 presenze, il 15% in più rispetto al 2014 (il 28% stranieri). La crescita è la più elevata del Piemonte, ma il dato assoluto è l’ultimo: 55mila presenze in meno di Valsesia-Vercelli e 70mila in meno di Asti. Il peso del Biellese sulla regione si aggira sull’1,5%. %.

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