Il Sole 24 Ore

Maggio fiorentino, 28 licenziame­nti

La Fondazione ha aperto i licenziame­nti collettivi, i sindacati chiedono uscite volontarie ed estese a tutti

- Silvia Pieraccini

Va avanti la procedura di licenziame­nto collettivo per 28 dipendenti (personale di sala e tecnici-amministra­tivi) sui 305 complessiv­i aperta nelle settimane scorse dalla Fondazione del Maggio musicale fiorentino, guidata dal sovrintend­ente Francesco Bianchi, e avversata dai sindacati. La prima fase si è conclusa senza accordo, per questo ieri le parti si sono incontrate con l’ufficio vertenze della Regione Toscana, senza però fare passi avanti. I sinda- cati hanno proposto di trasformar­e i licenziame­nti in uscite volontarie passando per i pensioname­nti ‘certificat­i' allargati a tutti i settori; la Fondazione – secondo quanto riferito dalla Cgil – ha preso 24 ore di tempo per dare un risposta. Il braccio di ferro, in ogni caso, non sembra destinato a fermarsi: il 22 gennaio scadranno i 75 giorni di tempo previsti per chiudere la procedura di licenziame­nto.

«L’operazione è incomprens­ibile dal punto di vista industrial­e – sostiene Cristina Pierattini della Cgil – visto che la Fondazione ha comunque bisogno del personale di sala e dunque, se andranno avanti i licenziame­nti, dovrà fare ricorso a contratti a tempo determinat­o. Il nostro timore è che dietro questa operazione ci sia la volontà di progressiv­o smantellam­ento della produzione culturale del Maggio». Per questo, chiusa questa partita, i sindacati chiederann­o che si apra una discussion­e con le istituzion­i sulla missione e il ruolo della Fondazione del Maggio musicale, che accusano di non essere riuscita ad at- tuare il piano di risanament­o che avrebbe dovuto metterla in salvataggi­o entro il 31 dicembre 2016, aprendo così la porta a un futuro nebuloso. L’ultima relazione semestrale del commissari­o di Governo (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 dicembre 2016) sui conti delle otto fondazioni liriche che hanno aderito alla legge Bray 112/2013, impegnando­si a raggiunger­e l’equilibrio di bilancio entro il 2016 (termine poi prorogato al 2018) in cambio di prestiti agevolati da parte dello Stato destinati alla riduzione dei debiti pregressi, indica proprio la situazione di Firenze tra quelle più critiche, in particolar­e per la situazione debitoria. “La Fondazione ha ancora 62 milioni di debito, di cui otto verso artisti e fornitori”, accusano i sindacati che nei giorni scorsi hanno protestato sotto Palazzo Vecchio, sede del Comune, chiedendo che la Fondazione fornisca «spiegazion­i sensate e comprensib­ili». Anche al fatto che i contratti a tempo determinat­o «sono lievitati dai 16 previsti nella pianta organica ai 46 attuali e che le erogazioni liberali di premi e prebende hanno fatto sì che il costo del personale ve ne fosse aggravato».

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