Le scadenze elettorali Ue e la presidenza maltese Il rapporto città-commercio
Il 1° gennaio Malta ha raccolto dalla Slovacchia il testimone della presidenza Ue, con tante scadenze. Il primo appuntamento sarà a Strasburgo, dove il 17 gennaio verrà eletto il successore di Martin Schulz. Tre giorni dopo Trump si insedierà alla Casa Bianca. Per il premier maltese una sfida di dimensioni colossali, considerato che ci potrebbe essere l’effetto-Trump sulle presidenziali francesi. In cima all’agenda del governo della Valletta c’è la crisi migratoria. Ce la farà la piccola Malta ad affrontare sfide epocali?
Vittorio Anguilletti
Torino Caro Anguilletti, la saga dei giganti e dei topolini è una costante della storia della Ue, fatta di Stati grandi, medi e minimi come Malta, Cipro e Lussemburgo. La dimensione ovviamente conta nei negoziati Ue e non, ma spesso le discriminanti ancora più importanti sono credibilità e professionalità dello staff del- le presidenze semestrali Ue. Detto questo, con la riforma del Trattato di Lisbona il presidente del Consiglio europeo, in carica per due anni e mezzo rinnovabili è diventato la figura stabile di riferimento dell’Unione, l’uomo che rappre-
senta i Governi e agisce in nome e per conto loro. Il che ha ridimensionato di fatto il ruolo delle presidenze rotanti. Questo non toglie che Malta avrà comunque tanto filo da torcere. Con un rischio: che, nonostante la sua buona volontà, i tanti dossier sensibili che avrà per le mani restino incagliati nelle more dei molti appuntamenti elettorali di quest’anno: Olanda, Francia e Germania. E forse Italia.
Fornire ai sindaci strumenti di governo che consentano di preservare e valorizzare, soprattutto nei centri storici, quella fitta rete di valori intangibili, legati alle tradizioni, agli usi e ai costumi, che certe attività commerciali certamente non garantiscono, per le esternalità negative che producono, corrisponde all’obiettivo di far si che le città e i centri storici torninoaessereilluogopereccellenzadelleattivitàcommercialieturisticheoffrendoalcontempo la garanzia del mantenimento di una migliore qualità della vita anche per i residenti.
Così operando non viene certamente ingessato lo sviluppo commerciale né manomessa la libertà di impresa, che sono valori imprescindibili anche per i pubblici esercizi, ma si cerca di recuperare e salvaguardare i simboli e i valori su cui si fonda l’identità e l’attrattività dei luoghi, che per noi che viviamo anche di turismo, hanno una fortissima valenza economica, perché sono i brand dei territori che generano sana economia. Nes- suno oggi può, purtroppo, negare l’esistenza di fenomeni negativi come la delocalizzazione delle attività commerciali e l’abusivismo che determinano un impoverimento del tessuto urbano e sociale. Ecco perché non condividiamo l’opinione del presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli con la sua lettera pubblicata recentemente su questo giornale, quando si dice contrario ai divieti che frenerebbero i centri storici attribuendo ai comuni nuove facoltà nello sviluppo commerciale delle città. Quello che invece noi affermiamo – ed è un dato di fatto - è che oltre all’incapacità del mercato di autoregolamentarsi, abbiamo davanti anche lo sconfortante scenario di molti centri storici diventati una informe poltiglia turistico-commerciale senza identità e orientata ad uno sconsolante sfruttamento affaristico. Tutto questo rischia di cancellare il nostro passato e compromettere la bellezza dei luoghi. Occorre allora ripensare il rapporto tra città e commercio e questo non significa, certo, reintrodurre forme di burocrazia che appartengono oramai al passato, ma riconoscere la necessità di nuovi strumenti di governo del territorio.
Lino Enrico Stoppani
Presidente Fipe-Confcommercio