Trasporto aereo. Affondo del ministro Calenda in attesa del piano «Alitalia gestita male, tagli inaccettabili»
Il ministro dello Sviluppo Calenda r itiene che gli error i della gestione «non debbano r icadere sui lavorator i» Montezemolo: azienda gestita male? «Non si può ridurre tutto a questo ma i risultati non lo negano»
pAlitalia «è stata gestita male ed è inaccettabile scaricare questo sui lavoratori», secondo il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Dopo la strigliata di lunedì ai vertici australiani di Alitalia, l’a.d. Cramer Ball e il vicepresidente James Hogan, per la mancanza di un piano industriale, ieri Calenda ha fatto un affondo che indebolisce la posizione traballante di Ball, già sfiduciato dalle banche azioniste di Alitalia, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Per Calenda non si può parlare di esuberi prima di vedere un piano industriale: «Questo il governo l’ha detto chiaro all’azienda», ha detto a Radio anch’io. A una domanda su una sfiducia al management, Calenda ha risposto: «Non spetta a me dirlo, la fiducia la devono avere gli azionisti. Mi pare oggettivo che la compagnia è stata gestita male». Il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, che ha avuto Calenda come collaboratore per molti anni, si è detto d’accordo con il ministro: «Non si può ridurre tutto a questo ma credo che i risultati attuali non possono negare questo».
pDi fronte alle accuse di Calenda di cattiva gestione, Montezemolo, che è presidente della “nuova” Alitalia dal 26 novembre 2014, non si sente chiamato in causa. «Nessuna polemica. E’ una frase costruttiva. Credo sia un momento estremamente positivo: il governo ha fatto una riunione importante», ha commentato.
In Alitalia Montezemolo non ha poteri di gestione. Ad eccezione del periodo di sei mesi, tra le dimissioni del primo a.d. della “nuova” Alitalia Silvano Cassano e l’arrivo di Ball, in carica dal 7 marzo 2016, nel quale il cda aveva attribuito a Montezemolo i poteri di a.d. Tuttavia la gestione operativa fu delegata a due dirigenti, Giancarlo Schisano e Duncan Naysmith.
Il duetto Calenda-Montezemolo assomiglia a un copione concordato, per accelerare il ricambio in Alitalia. L’azienda è pa- ralizzata, priva di un piano industriale che dica con precisione come la compagnia pensa di invertire la rotta delle perdite (oltre 500 milioni di euro previsti quest’anno). Ball, uomo del gruppo Etihad, non ha più la fiducia delle grandi banche italiane. Unicredit e Inte- sa, disinteressatesi della gestione Alitalia fin dal 2014, quando fu varato il piano con 2.000 esuberi per l’ingresso dell’emiratina Etihad, si sono risvegliate nel momento in cui è fallito il piano di Etihad _ l’a.d. di Etihad Hogan prometteva l’utile nel 2017, fino a pochi mesi fa lo diceva anche Montezemolo _ e sono necessari altri soldi se si vuole evitare il fallimento di Alitalia.
L’a.d. di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ha posto come condizione che ci sia un nuovo a.d. e si è scontrato con Hogan. Montezemolo in diverse riunioni ha accompagnato con commenti ironici gli interventi di Ball, il quale è difeso da Etihad, il socio forte e liquido che ha il 49% di Alitalia. Ma il giudizio definitivo arriverà presto, quando si dovranno scoprire le carte del piano industriale. Il piano oggi non c’è, ci sono solo le linee guida. «Tra tre settimane» ci sarà un piano «forte e coraggioso», ha assicurato Montezemolo. Tre settimane le ha chieste lunedì il governo, una ormai è passata senza progressi. Il progetto «sarà ulteriormente rivisitato da un advisor industriale condiviso tra i due soci perché non deve essere solo dei manager ma pienamente condiviso da soci arabi e soci ita- liani», ha spiegato Montezemolo. I sindacati hanno concordato con Calenda, segnalando _ ha detto Nino Cortorillo della Filt-Cgil _ «l’incapacità di Alitalia di presentare un piano industriale, dimostrazione della grave situazione in cui versa l’azienda».
Per l’ex ministro del Pd Pier Luigi Bersani «Calenda fa bene a chiedere ’diteci qualcosa di credibile’, se Alitalia deve essere grande o piccola, se non non se ne esce. Io me ne occupai e con Prodi eravamo dell’idea di mettere Alitalia con Air France e Klm. Il disastro più grande di politica industriale si fece quando si decise di difendere l’italianità». Un riferimento al Progetto Fenice del 2008, voluto da Silvio Berlusconi e realizzato da banca Intesa di cui era a.d. Corrado Passera, che allestì la cordata dei Capitani coraggiosi. Oggi il nome di circola come possibile nuovo a.d. di Alitalia.
VERSO UN RICAMBIO Il manager australiano Ball sempre più indebolito: non ha più la fiducia delle grandi banche italiane, Unicredit e Intesa