Il Sole 24 Ore

Digital retail e turismo i settori più performant­i

Raccolti in Europa dalle startup 18,5 miliardi di euro

- Gianni Rusconi startup@ ilsole24or­e. com

pMaggiori opportunit­à di investimen­to, ma anche più exit, più fondi dedicati alle nuove imprese innovative e più hub tecnologic­i. Lo scenario dipinto da due diversi report resi pubblici a fine dicembre, “State of Startups 2016” del venture capital americano First Round e “The State of European Tech 2016” dell’inglese Atomico Ventures, è estremamen­te promettent­e. Per lo meno per le startup che operano negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Sia in Europa che Oltreocean­o, in generale, la sensazione dei nuovi imprendito­ri è quella di un anno terminato all’insegna della crescita e di concreti presuppost­i per acquisizio­ni e Ipo nell’immediato futuro. O addirittur­a, lo pensano il 20% dei founder di startup oggetto di indagine, per la scalata a unicorno. La fiducia, nel caso dei nuovi capitani d’impresa americani, è giustifica­ta dal fatto che, mediamente, un terzo delle aziende hi-tech da loro fondate o gestite ha chiuso almeno un round di finanziame­nto nel corso dell’ultimo anno, fra operazioni seed e Series A, ottenendo in diversi casi investimen­ti più corposi di quanto preventiva­to.

Nel Vecchio Continente il sentiment degli startupper tecnologic­i non è molto diverso. La stragrande maggioranz­a (l’88% degli intervista­ti da Ato- mico) si dice sicuro che il 2017 sarà un anno positivo per l’ecosistema delle nuove imprese e oltre il 70% conferma una fiducia crescente nei venture capitalist europei come prima fonte di finanziame­nto, forti del fatto che il numero di round conclusi nell’ultimo anno supera quota 2.400, contro i 2.077 del 2015. Un altro fattore incoraggia­nte, fanno notare gli esperti di P101 (venture capital specializz­ato in investimen­ti early stage nel settore digitale), è l’espansione degli hub tecnologic­i in tutta Europa, un fenomeno che dai bacini “storici” di Londra o Berlino si via via allargando a città come Parigi, Stoccolma, Lisbona, Barcellona, Praga e Copenaghen.

Lo stato di salute dell’hi-tech, a livello di startup, è dunque più ding per gli specialist­i dell’intelligen­za artificial­e mentre il volume complessiv­o di finanziame­nti erogati da venture capital nel Vecchio Continente è salito invece oltre quota 18,5 miliardi attraverso 1.600 round.

Le opportunit­à di crescere, e molto velocement­e, quindi ci sono e le hanno sapute cogliere, stando alla sedicesima edizione della “Technology Fast 500 Emea” stilata da Deloitte, anche alcune startup italiane. Fra le 500 società hi-tech che hanno visto aumentare i ricavi più rapidament­e negli ultimi quattro anni spiccano infatti di nomi di Beintoo (specializz­ata in servizi di mobile data, entrata nel ranking al 45esimo posto), Marketing Arena (digital marketing, al 90esimo) e Caffeina (digital creative agency, al al 92esimo). Altri nomi che hanno segnato incrementi del fatturato a tre cifre (dal 200 al 1000 per cento) sono Afinna One, FiloBlu, MotorK Italia, Sardex, EiS, 01s e Crestoptic­s. Nella classifica generale, dominata dalla Francia davanti al Regno Unito (l’Italia è dodicesima), le aziende del software sono le più rappresent­ate (271 su 500) mentre la percentual­e di crescita cumulativa più alta è appannaggi­o dei settori hardware (962%), media (644%) e clean technology (471%).

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