I commercialisti confermano: otto giorni di sciopero
p I commercialisti incroceranno le braccia dalle ore 24 di domenica 26 febbraio alle ore 24 di lunedì 6 marzo. Lo sciopero riguarda l’invio telematico delle dichiarazioni Iva annuali per il 2016 e la rappresentanza presso le commissioni tributarie. Il dettaglio della prima “astensione di massa” della categoria è stato diffuso ieri attraverso un comunicato congiunto delle sette sigle sindacali: Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico.
Restano garantite le prestazioni indispensabili ex articolo 5 del Codice di autoregolamentazione dello sciopero. Tra queste ci sono: l’apertura dell’ufficio per almeno due ore, la predisposizione e la consegna di buste paga o F24 per pagare tributi e contributi.
I sindacati stanno preparando un vademecum su come aderire. «Lo sciopero non coinvolgerà il cliente che ha dato il mandato al professionista di inviare la dichiarazione Iva nei termini – spiega Marco Cuchel dell’Anc –. Per il professionista, invece, si profilano due possibilità: l’Agenzia, visto lo sciopero, decide di procrastinare le scadenze; oppure il commercialista riceve una sanzione contro cui presenta ricorso in autotutela con richiesta di annullamento perché ha aderito allo sciopero». L’adesione infatti deve essere comunicata.
I sindacati hanno anche chiesto un incontro al ministero dell’Eco- nomia e all’agenzia delle Entrate per illustrare le modalità di effettuazione dell’astensione collettiva . Incontro che potrebbe in teoria creare le condizioni per una “retromarcia” sulla protesta, una possibilità su cui i vertici sindacali scommettono poco. Poco ha smosso anche l’apertura al dialogo auspicata dal direttore dell’agenzia delle Entrate Rossella Orlandi intervistata ieri sul Sole 24 Ore. «Di parole ne sono state dette tante» chiosa Domenico Posca, presidente di UnICo, che aggiunge «non vogliamo sottrarci ad adempimenti necessari alla lotta all’evasione, ma mille scadenze nel 2017 sono troppe».
Secondo il presidente dell’Unione (Ungdcec) Fazio Segantini «dall’intervista emerge che non hanno capito qual è il nostro malessere; il problema – spiega – è che manca e continua a mancare il rispetto nei confronti della categoria». La frustrazione è palpabile e la richiesta è sintetizzata da Cuchel: «Siamo un ingranaggio determinante di questo sistema, collettore tra imprese e istituzioni, dobbiamo essere coinvolti nelle decisioni e ascoltati». Basta quindi tavoli tecnici che non portano a nulla. Segantini ci tiene a sottolineare che «questa non è una battaglia dei commercialisti, è una battaglia per il paese contro una burocrazia oramai invivibile».
Lo sciopero non è per gli otto adempimenti in più richiesti a regime per le comunicazioni Iva che, peraltro spiega Giuseppe Diretto dell’Unagraco «sono otto adempimenti in più per ogni cliente, attività che richiede tempo e svilisce la nostra categoria»; lo sciopero, conclude Diretto, « è perché bisogna eliminare gli adempimenti inutili e razionalizzare il calendario fiscale e – conclude – questa astensione sarà blanda ma possiamo alzare il tiro».
LA PROTESTA L’astensione riguarda le dichiarazioni Iva annuali e la rappresentanza nelle Commissioni tributarie