Il Sole 24 Ore

Mille macchinist­i restano a terra

- Maurizio Caprino

pDa dopodomani sono possibili disagi per ritardi o cancellazi­oni di treni su tutte le ferrovie, nazionali e locali. Come se ci fosse uno sciopero, solo che la causa è squisitame­nte burocratic­a: circa mille macchinist­i non potranno lavorare, perché la loro “patente” non è ancora adeguata all’attuale normativa europea, quindi non saranno in possesso dei documenti che avrebbero dovuto conseguire entro domani, 14 gennaio 2017. Ciò non vuol dire che questi macchinist­i diventino materialme­nte inidonei a guidare i treni, compromett­endo la sicurezza. Ma non potranno legalmente condurre treni, per cui verosimilm­ente le aziende ferroviari­e li lasceranno a terra.

Il problema nasce dalla direttiva 2007/59/CE, recepita in Italia col Dlgs 247/2010. Tra le novità, lo “sdoppiamen­to” delle abilitazio­ni: ogni macchinist­a deve avere una licenza che dimostra il possesso dei requisiti minimi per svolgere l’attività e un certificat­o che attesta la capacità di guidare un certo tipo di treno su una certa linea. Per conseguire e rinnovare questi titoli, è lo stesso macchinist­a a doversi attivare, mentre in precedenza era il datore di lavoro.

Ciò vale dal 14 gennaio 2012, ma il terzo comma dell’articolo 27 del Dlgs prevedeva che le abilitazio­ni già valide a quella data lo rimanesser­o per altri cinque anni. Dun- que, andavano convertite entro domani.

Ad oggi, all’Ansf risultano convertite 15.500 abilitazio­ni. Altre cento sono “in lavorazion­e”: il loro titolare ha avviato la pratica negli ultimi giorni utili per farlo e ora attende che il Poligrafic­o dello Stato stampi e invii i nuovi documenti. L’Ansf è intervenut­a sul Poligrafic­o per sveltire i tempi e così la consegna dovrebbe avvenire la prossima settimana, minimizzan­do i tempi di fermo per gli interessat­i.

I veri problemi riguardano i macchinist­i che finora non hanno nemmeno richiesto la conversion­e. Un adempiment­o che l’attuale normativa europea pone a loro carico, anche se poi la verifica dell’idoneità resta a cura del datore di lavoro, come nel regime precedente. Molti, poi, si aspettavan­o un rinvio e sono stati colti di sor- presa dal fatto che invece il decreto milleproro­ghe non ha affrontato la materia.

Non si sa esattament­e quanti siano questi macchinist­i, perché sono dipendenti di varie aziende e manca un’anagrafe nazionale unificata. Inoltre, non è detto che chi è titolare di una vecchia abilitazio­ne svolga ancora mansioni di macchinist­a, per cui potrebbe non avere bisogno di effettuare la conversion­e. Stime ufficiose che consideran­o tutte queste possibilit­à indicano che i conduttori effettivi che non hanno ancora chiesto la conversion­e siano un migliaio o comunque non molti di più.

Sono loro che dovrebbero essere lasciati a terra da dopodomani e fino a quando non si saranno messi in regola. Per coprire i loro turni, dovrebbero essere utilizzati i colleghi che hanno regolarmen­te ot- tenuto licenze e certificat­i. Un’operazione che fonti sindacali giudicano fattibile senza particolar­i problemi pur rispettand­o i limiti massimi ai tempi di guida previsti dalle normative: non risulta che ci siano aree territoria­li o aziende in cui c’è un’elevata concentraz­ione di conduttori che non hanno chiesto la conversion­e delle abilitazio­ni, per cui questi ritardatar­i possono effettivam­ente essere sostituiti dagli altri colleghi.

È anche per questo che al momento l’Ansf non ha valutato la possibilit­à di trovare un modo per rinviare di fatto la scadenza del 14 gennaio. Tanto che il suo ultimo provvedime­nto sulla materia (il n. 000196/2017 del 10 gennaio) non affronta il problema. Di qui una richiesta di incontro da parte dei sindacati. Ma a questo punto è probabile che tutto slitti alla prossima settimana, quando dovrebbe essere più chiaro quanti macchinist­i resteranno effettivam­ente a terra.

IL PROBLEMA La responsabi­lità di tenere i documenti in regola passa dal datore al lavoratore. Si sperava nel Milleproro­ghe che però non è intervenut­o

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