Il Sole 24 Ore

La Shell cerca altri giacimenti al Sud

- Jacopo Giliberto

Altri giacimenti in arrivo. Alla Shell interessa non solamente la catena montuosa della Maddalena che divide il vallo di Diano (Salerno, Campania) dalla val d’Agri (Potenza, Basilicata). La compagnia anglolande­se ha avviato al ministero dell’Ambiente le procedure di valutazion­e d’impatto per cercare giacimenti in altre due aree, nel cuore della Basilicata, definite La Cerasa e Pigneto. Per ascoltare il sottosuolo alla ricerca di risorse la Shell adotterà una tec- nologia nuova, “passiva”, che non arreca disturbo. Comitati nimby e coorti di sindaci si sono già attivati: dicono di temere (anzi, pronostica­no con certezza) devastazio­ni, disastri, catastrofi.

Nel frattempo ricevono pareri positivi altri progetti. Via libera del ministero dell’Ambiente a Ragusa per una prova di estrazione con tre pozzi, approvate le procedure per gli storici giacimenti Clara e Bonaccia in Adriatico, nel mar Ionio via libera ambientale allo studio sotto il fondale al largo di Crotone e in una vasta area al centro del golfo di Taranto. In Calabria e in Romagna dichiarazi­oni infocate di politici locali, agitati per la ricerca di risorse.

Le nuove ricerche della Shell hanno una particolar­ità. In genere per capire con un’ecografia la forma del sottosuolo si produce un rumore generato artificial­mente, con un principio simile a quello del medico che bussa con le nocche sul torace. Si tratta di vibrazioni non molto diverse da quelle prodotte dal passaggio di un treno. Stavolta invece la Shell non lancerà nel sottosuolo un’onda ma si limiterà ad ascoltare i rumori prodotti da altri (treni, cementific­i) e i borborigmi naturali delle viscere della terra. Nessuna perforazio­ne; solo minuscoli sensori d’ascolto («geòfoni», spiega la Shell).

Le ricerche in base a una collaboraz­ione della Shell con il mondo della ricerca saranno usate dalle Università di Napoli e di Potenza e dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia per capire meglio il sottosuolo tormentato di quelle regioni. Se si scoprisser­o indizi di giacimenti, «continuand­o il dialogo con le istituzion­i nazionali e locali nel pieno rispetto della legge, del territorio e dei suoi abitanti — informa la Shell — presenterà una specifica valutazion­e di impatto ambientale per ciascuna delle fasi successi- ve di esplorazio­ne previste nel programma lavori».

Finora i giacimenti della Basilicata hanno consentito — afferma uno studio della Confindust­ria Basilicata e della Shell — di sviluppare royalty per 1,8 miliardi, di generare un Pil e un indicatore Bes (benessere equi sostenibil­e) che mettono invidia nelle regioni vicine, di godere un tasse locali e di disoccupaz­ione assai più bassi rispetto al Sud, di investire meglio sulle fonti rinnovabil­i di energia e di attrarre turismo (+ 16,5% gli arrivi nel 2015) come accaduto anche in altre aree a vocazione petrolifer­a (Emilia-Romagna, Sicilia).

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