Il Sole 24 Ore

«A Piombino rispetterò tutti gli impegni presi» «Per porto e agroindust­ria cantieri aperti entro l’anno»

- Marco Moussanet PARIGI. Dal nostro corrispond­ente © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«L’acciaio? Abbiamo comprato il forno, arriverà in 28 mesi. A regime più addetti di prima»»

«Capisco i dubbi, i timori, l’impazienza. Ma voglio rassicurar­e tutti come ho già fatto prima di Natale con i sindacati, il ministro Calenda, il presidente della Regione Toscana, il sindaco: confermiam­o l’insieme dei nostri impegni perla reindustra­lizz azione di Piombino e stiamo rispettand­o il ti ming previsto ». Il settantadu­enne imprendito­re algerino Issad Rebrab, da Parigi dove ormai viene sempre più spesso (dopo aver rilevato, con la sua Cevital, due aziende francesi, nel 2013 il produttore di finestre inPv cO xx o e soprattutt­o nel 2014 il costruttor­e di elettrodom­estici Brandt), ribadisce i tre obiettivi annunciati a suo tempo: modernizza­re e rilanciare il polo siderurgic­o ex Luc chini; realizzare una piattaform­a logistica portuale; costruire un complesso agroindust­riale. Tre attività che a regime« avranno più posti dilavo rodei 2.250 ex addettiLuc chini ».

Però oggi tutto questo non si vede. Mentre i laminatoi funzionano a singhiozzo.

Nel 2015 abbiamo trovato una realtà in stato comatoso e fortemente indebitata, sulla quale abbiamo investito per ora 102 milioni. La ripresa richiede tempo. Bisogna riconquist­are la clientela, ricostruir­e la rete commercial­e, ridare una prospettiv­a. Inoltre siamo costretti a comprare i semilavora­ti perché l’area a caldo non c’è più.

Già, e a quanto pare ci sono problemi di liquidità per comprare i semilavora­ti d’importazio­ne. E quindi di adeguata alimentazi­one dei laminatoi.

Il vero problema è quello del factoring. E cioè dell’ anticipazi­one, via credito bancario, dei pagamenti dei clienti che saldano a 90 giorni. Diciamo che su 150 milioni di capitale circolante necessario ne manca- no circa 50 e questo ovviamente ha un impatto a monte, sul regolare approvvigi­onamento dei semilavora­ti. Ma ora-grazie anche all’ intervento del Governo, il quale ha assicurato che incoragger­à le banche a sostenere Aferpi, eall’ impeg nodi Unicredit - la soluzione sembra a portata di mano.

Parliamo di tempi. Quando vedremo a Piombino il nuovo forno elettrico e il nuovo laminatoio?

Ad aprile abbiamo firmato il contratto da 200 milioni con Sms Siemag. Per la consegna servono 28 mesi. Nel frattempo il gruppo tedesco ci ha consegnato anche gli studi di engeneerin­g per le strutture di base: carroponti, capannoni, stazioni elettriche e di trattament­o delle acque. Preliminar­i ai lavori di genio civile e che per ora sono gli unici che abbiamo pagato, al 50%, per qualche milione di euro. Le gare sono state fatte, abbiamo le offerte che stiamo valutando. Entro fine feb- braio avremo tutti gli elementi e contratter­emo un ulteriore accordo con Sms per la realizzazi­one delle opere connesse. Per un valore di altri 200 milioni. Quindi si potrà partire con i lavori. Quanto all’aspetto finanzario, tutto è basato sulle grandi società di assicurazi­one del credito. La tedesca Hermes e la svizzera Serv hanno già garantito il 70% dei primi 200 milioni. Ci aspettiamo dalla Sace un impegno per il restante 30 per cento. Quando ci sono queste garanzie, con le banche non c’è più alcun problema ad avere il finanziame­nto per l’acquisto. Speriamo. E gli altri progetti? Quando abbiamo costituito Aferpi e presentato la nostra offerta per l’ exLuc chini, molti si sono chiesti per quale ragione ci interessav­amo alla siderurgia, trascurand­o peraltro il fatto che abbiamo avuto storicamen­te una presenza nella metallurgi­a. La risposta è semplice: ci interessa il porto di Piombino. Oltre all’immenso spazio a disposizio­ne: 525 ettari, 166 in piena proprietà, quando il futuro polo siderurgic­o ne occuperà meno di 100. Nel porto realizzere­mo cinque moli in acqua profonda – due da venti metri per le grandi navi portaconta­iner e tre da 15 – e dei silos di grandi dimensioni. Un investimen­to da altri 200 milioni che sarà finanziato al 90% dalla Ue. I cantieri dovrebbero aprire ben prima della fine dell’anno. A ridosso del porto costruirem­o il complesso agroindust­riale, con l’impianto di triturazio­ne dei semi oleosi (soprattutt­o soia, girasole e colza ), la raffineria di oli vegetali, l’ attività di commercial­izzazione dei residui perl’ alimentazi­one animale e forse anche un impianto per la produzione di biodiesel ed etanolo.

Quindi è questo il vero business?

L’industria agro-alimentare sarà un pilastro fondamenta­le dei tre su cui poggia il piano. L’Italia importa ogni anno 4 milioni di tonnellate di pannelli di soia. L’Europa 34 milioni di tonnellate. Piombino diventerà un centro importanti­ssimo dell’import e della lavorazion­e dei semi oleaginosi. E il porto, un vero hub, ci servirà anche per importare altre produzioni algerine e della sponda Sud del Mediterran­eo: per esempio lo zucchero, di cui la sola Cevital esporta 750mila tonnellate all’anno; o il vetro piatto, di cui siamo grandi produttori. Peraltro nel vetro cavo abbiamo già un altro progetto in Italia. E d’altronde, a regime, immaginiam­o di avere 750-1.000 addetti nella siderurgia ,350-450 nella logistica e fino a 2 mila nell’agroindust­ria. Sui tempi, pure in quest’ ultimo caso tutto dipende dalle granzie delle società di assicurazi­one del credito, che questa volta vedranno coinvolte anche la Francia e il Belgio, ma penso che i lavori inizierann­o insieme a quelli del porto. E su Leali a che punto siete? La società ha un forno che attualment­e lavora al 30% delle sue capacità. Al 100% è in grado di alimentare sia il laminatoio di Leali a Odolo sia uno dei tre laminatoi di Piombino. Risolvendo­ci qualche problema di fornitura di semilavora­ti. Noi abbiamo presentato un’offerta di affitto per tre anni, aspettiamo una risposta entro fine mese.

Ci può dire qualcosa sulle tensioni con il Governo algerino?

Tutto si sta risolvendo. A maggior ragione con il calo dei prezzi deel petrolio, il Governo ha capito che il futuro è in una diversific­azione economica rispetto alla dipendenza dalle fonti energetich­e. E Cevital, primo gruppo privato del Paese con 18mila dipenenti, è la dimostrazi­one fisica di quali risultati può dare una intelligen­te diversific­azione.

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Industria. L’ex stabilimen­to Lucchini di Piombino
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Cevital. Issad Rebrab, presidente IMAGOECONO­MICA

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