«La farmaceutica J&J è interessante»
L’abbiamo inclusa nel nostro Us Equity Income Etf con Intel, Wells Fa rgo e Pepsico
In queste battute iniziali dell’anno, quali sono i temi rilevanti per le scelte di investimento?
I temi chiave di inizio 2017 sono due. Innanzitutto, le prospettive sull’economia statunitense, i tassi d’interesse e l’impatto delle politiche del presidente eletto Trump. Secondo, le sfide macro economiche e politiche che probabilmente l’Eurozona si troverà a dover affrontare, considerati sia i rischi politici derivanti dalle prossime elezioni che si terranno in alcuni Paesi chiave, sia l’azione della Bce. La divergenza dell’andamento dei mercati europeo e statunitense creerà probabilmente prospettive differenti per l’azionario e l’obbligazionario dei rispettivi mercati e gli investitori avranno necessità di concentrarsi sull’impatto che queste avranno sulle loro scelte di asset allocation.
Ma il mercato americano a questi livelli è sopravvalutato? E lei cosa si aspetta dalla presidenza Trump?
Il mercato Usa ha reagito in modo molto positivo al potenziale impatto dei cambiamenti politici che si sono prefigurati con l’elezione del nuovo Presidente. Il mercato ha iniziato a scontare, in uno scenario di crescita ottimistico combinato a cambiamenti politici su molti fronti - dagli stimoli fiscali interni all’obiettivo di riduzione delle tasse -, un rialzo dei tassi d’interesse e un dollaro più forte. Dopo aver scontato le prospettive di crescita positiva, l’enfasi tornerà ora su quanto velocemente queste politiche possono essere attuate. Riguardo alla presidenza Trump possiamo dire che queste politiche saranno l’inizio del cambiamento e che nel breve termine rappresenteranno uno stimolo per l’economia.
E invece per l’Europa quali sono le principali incognite?
I rischi politici relativi alle elezioni in alcune delle economie centrali per l’Eurozona come la Francia, l’Olanda e la Germania. Una delle lezioni del 2016 è stata quella di aspettarsi l’imprevedibile ma è stato altrettanto chiaro che i mercati sono in grado di gestire i cambiamenti in modo efficiente. Una sfida ulteriore è rappresentata dalla politica monetaria che avrà l’obiettivo di rafforzare le economie dell’Eu- rozona. Quest’anno anche la valuta avrà un ruolo centrale e molti prevedono che l’euro continuerà a indebolirsi. Tuttavia probabilmente se l’euro scenderà sotto la parità con il dollaro, questo tornerà a rafforzarsi e gli investitori dei mercati oltreoceano vorranno proteggere la loro esposizione valutaria.
Tirando le somme, le piazze più promettenti?
Al momento la politica degli Stati Uniti sul fronte domestico presenta il più grande potenziale e le maggiori opportunità di rendimento per gli investitori. In particolare, riteniamo che la forte attenzione nello stimolare la crescita interna unita ai bassi tassi delle imposte sui redditi delle società andrà a beneficio delle pmi.
La media dell’inflazione annua europea resta lontana dal target del 2%. Quali sono le carte ancora a disposizione di Draghi?
L’obiettivo del 2% è sfidante per le variazioni dell’inflazione in alcune aree che stanno causando tensioni. La Bce resta impegnata a perseguire una politica monetaria espansiva e vediamo poche alternative all’estensione del programma di acquisto bond.
I paesi emergenti sono ancora interessanti?
Nel 2017 i mercati emergenti rimangono interessanti, ma molto dipenderà dalle politiche commerciali degli Usa. Infine, una crescita robusta dell’economia cinese è un altro fattore chiave per le perfor- mance degli emergenti. I listini hanno registrato performance modeste nel 2016 ma le strategie azionarie orientate a privilegiare le società, incluse le small cap, che staccano dividendi con regolarità hanno generato ritorni significativi in quanto esposte su quei paesi più orientati alla creazione di valore, come il Brasile e la Russia, che hanno sovraperformato gli altri emergenti.
Quali sono le posizioni più importanti e quali, invece, quelle in cui siete sottoesposti?
Crediamo che il focus principale sarà sugli Stati Uniti, il Giappone e i mercati emergenti. Probabilmente, al pari degli Usa, uno dei temi di maggiore interesse sarà il cambiamento in atto in Giappone e le prospettive di una ripresa sostenuta dei titoli azionari nipponici. Strutturalmente, l’Abenomics ha dominato le scelte di politica monetaria e ci attendiamo utili societari più robusti. Gli emergenti beneficeranno delle prospettive di crescita per l’economia statunitense. Infine, ci aspettiamo che le materie prime beneficino di una serie di fattori, tra cui una più forte domanda unita a un migliore bilanciamento dal lato dell’offerta. La classe di attivi che faticherà di più a offrire alti rendimenti è il reddito fisso. L’attuale contesto economico caratterizzato da una non favorevole combinazione tra tassi bassi e inflazione crescente potrebbe causare turbolenze per il mercato del reddito fisso. L’azionario europeo dovrebbe essere il meno favorito sebbene rileviamo nel Vecchio Continente alcune aree con un sentiment positivo, se includiamo le small cap.
E ora le società. Quali sono le più interessanti?