Marr, dall’M&A una marcia in più Focus sulla gestione dei crediti
L’obiettivo è l’integrazione delle società DE.AL e Speca Alimentari A fine 2016 la società prevede il debito netto inferiore a 200 milioni
Procedere nell’integrazione delle società acquisite. Cioè: la De.Al e anche la più recente Speca Alimentari. Inoltre: proseguire nel focus sulla gestione dei crediti commerciali. Sono tra le priorità del gruppo Marr a sostegno del business. Un’attività che, nei primi nove mesi del 2016, ha visto ricavi e utile salire. Al di là dell’andamento del conto economico uno dei focus è per l’appunto l’integrazione delle nuove realtà. Qui, però, sorge il dubbio. Vale a dire: pure riconoscendo la positiva dinamica dei conti aziendali, si sottolinea il classico rischio di esecuzione insito nelle operazioni di M&A. Le quali possono, ad esempio, diluire la marginalità dell’acquirente. Marr rigetta il timore. In primis, è l’indicazione, lo shopping è sempre effettuato su target che, con riferimento alla redditività e alla complementarietà del business, consentono il loro efficace inserimento. Un’analisi a priori della società acquisenda la quale, di fatto, limita a monte il rischio d’esecuzione. Certo, ammette il gruppo, l’integrazione richiede comunque del tempo. Tuttavia, in media, nell’arco di 12 mesi l’obiettivo viene raggiunto. Peraltro, conclude la società, la riprova di questa indicazione è il track record di Marr stessa: l’incremento nel tempo della redditività dimostra, sempre secondo il gruppo, la capacità di crescere anche con l’M&A senza impattare la marginalità.
Procedere nell’integrazione delle società acquisite. Cioè: la De.Al e anche la più recente Speca Alimentari. Inoltre: proseguire nel focus sulla gestione dei crediti commerciali. Sono tra le priorità del gruppo Marr a sostegno del business.
Un’attività che, nei primi nove mesi del 2016, ha visto i ricavi salire a 1.204,5 milioni rispetto ai 1.152,7 milioni realizzati nello stesso periodo del 2015. L’utile netto, dal canto suo, si è assestato a 50 milioni (erano stati 48,9 milioni un anno prima).
Al di là dei numeri relativi ad un singolo arco di tempo, il risparmiatore è però interessato a comprendere quale l’andamento dell’azienda sul medio lungo periodo. Così l’analisi deve spostarsi sulla serie storica dei dati di conto economico.
Ebbene: sul fronte dei ricavi Marr nel 2007 si era assestata a quota 1,065 miliardi; a fine del 2015 il fatturato, invece, è stato di 1,481 miliardi. Un aumento complessivo di circa 416 milioni che si è via via concretizzato ogni anno. La dinamica al rialzo, a ben vedere, è replicata sul fronte della redditività. L’Ebitda è passato da 69,7 milioni (2007) ai 105,7 milioni dello scorso esercizio. Il trend, rispetto alla marginalità, ha comportato l’incremento dell’Ebitda margin( rapporto tra Mol e ricavi)dal 6,54% al 7,08%. Infine l’utile netto: nel 2007 i profitti erano stati 29,5 milioni; l’ultimo esercizio ha fatto segnare un risultato netto di 58,1 milioni.
I numeri insomma testimoniano la capacità dell’azienda, nonostante il contesto problematico, di crescere nel corso dei diversi esercizi. Un aumento di dimensioni, e marginalità, raggiunto anche grazie ad operazioni straordinarie. Certo: la crescita interna ha giocato il ruolo primario. Tuttavia Marr, nel corso degli anni, ha concretizzato varie acquisizioni. Un’attività di M&A focalizzata sull’Italia. Il gruppo, analogamente ad altre realtà in differenti settori domestici, da un lato ha sfruttato la frammentarietà del suo comparto. E dall’altro, essendo stato in grado di navigare attraverso la crisi, è riuscito a «trasformare» proprio la difficile congiuntura in un’ulteriore leva per attrarre a sé le società che le interessavano. Così non stupisce che, tra le diverse attuali priorità, una sia per l’appunto quella di integrare l’abruzzese DE.AL, acquisita per 36 milioni lo scorso esercizio. E con lei la Speca Alimentari (ultimissimo shopping) che opera nella ristorazione commerciale non strutturata.
Ciò detto il risparmiatore, rispetto alle operazioni indicate, esprime un dubbio. Vale a dire: pur riconoscendo la positiva dinamica dei conti aziendali sottolinea il classico rischio di esecuzione insito nell’attività di M&A. La quale può, ad esempio, diluire la marginalità dell’acquirente.
Marr rigetta il timore. In primis, è l’indicazione, lo shopping è sempre effettuato su target che, con riferimento alla redditività e complementarietà del business, consentono il loro efficace inserimento. Un’analisi a priori della società da acquisirsi la quale, di fatto, limita a monte il rischio d’esecuzione. Certo, ammette il gruppo, l’integrazione richiede comunque del tempo. Tuttavia, in media, nell’arco di 12 mesi l’obiettivo viene raggiunto. Peraltro, conclude la società, la riprova di questa indicazione è il track record di Marr stessa: l’incremento nel tempo della redditività dimostra, sempre secondo il gruppo, la capacità di crescere anche con l’M&A senza impattare la marginalità.
Già, l’M&A. L’attività, seppure attualmente c’è nessuna novità, rimane strategica. In particolare per migliorare l’articolazione geografica del gruppo o ampliarne l’offerta di prodotti. In quali segmenti operativi? I potenziali target operano soprattutto nello «Street market». Cioè: il business legato alla fascia di clientela che va dai singoli ristoranti e bar agli alberghi fino alle pizzerie e villaggi turistici. Meno rilevante, sotto l’ aspetto delle acquisizioni, è invece il comparto del «Na- tional account». Vale a dire: da una parte le catene di hotel e ristoranti; e, dall’altra la ristorazione collettiva (mense aziendali, scuole e ospedali).
Ma non c’è solamente la priorità d’integrare le nuove realtà. Altro focus è rappresentato dal proseguire nel pressing sulla gestione dei crediti. Quelli commerciali netti, nei primi nove mesi del 2015, erano 444,7 milioni. Al 30/9/2016 si sono attestati a quota 448,6 milioni. Di fatto, nonostante l’incremento dei ricavi, sono rimasti invariati. Una dinamica positiva che, peraltro, trova riscontro nei giorni medi d’incasso. Questi sono scesi, passando da 104 al 30 settembre 2015 ai 100 giorni della fine dei primi nove mesi del 2016. Un po’ diversa, invece, la dinamica delle rimanenze. Qui c’è l’incremento: erano, sempre al 30 settembre scorso, 120,4 milioni contro i 112,3 milioni di un anno prima. La salita tuttavia, spiega Marr, è dovuta in primis alla voluta centralizzazione dei magazzini che, inevitabilmente, implica maggiori scorte. Oltre a ciò poi, indica la società, c’è l’impatto del livello di rimanenze dei prodotti ittici. I quali, per loro natura, dipendono dall’andamento non preventivabile delle campagne di pesca. Di conseguenza, rispetto a questo tema, Marr esprime assoluta tranquillità. In generale, poi, il capitale commerciale circolante netto, in percentuale rispetto al fatturato, è diminuito. Il che è una dinamica positiva.
Fin qui alcune considerazioni sulle strategie aziendali. Quale però l’andamento concreto delle singole aree di business? Nei primi nove mesi del 2016, ultimo dato disponibile, lo «Street market» è cresciuto del 9,3%. Il trend è previsto proseguire sull’intero esercizio in conseguenza a diversi fattori. Tra questi l’offerta di servizi aggiuntivi che permettono, tra le altre cose, di vendere più prodotti, spesso già lavorati, al singolo ristoratore. Il loro prezzo, è vero, potrà essere maggiore di quello della concorrenza. E tuttavia, è l’indicazione della società, viene accettato dal cliente. Il quale, da un lato, è agevolato nella realizzazione del proprio menù; e, dall’altro, riduce comunque i costi di lavorazione. Tanto che, dice sempre Marr, non sfruttare solo la leva del prezzo ma, oltre alla qualità, puntare sui servizi a valore aggiunto è una strategia efficace.
Quell’efficacia che, a ben vedere, la società ricerca anche nella gestione, e ampliamento della gamma, dei prodotti. Un esempio? Il cosiddetto «fresco». Marr, su questo fronte, punta tra le altre cose sui prodotti ittici che, va ricordato, sono finora soprattutto surgelati. Ebbene: il gruppo va realizzando accordi con gli operatori della filiera: dai pescherecci ai mercati ittici. Il tutto per aumentare le vendite nel settore. Al che, però, il risparmiatore sottolinea: il business in questione è guidato soprattutto dalla domanda la quale, spesso, è volatile. Il che è un problema. Vero! Tuttavia Marr sottolinea in primis l’articolazione della sua presenza sul territorio. E, poi, il database costruito in anni di attività che hanno fidelizzato i clienti. Un mix di fattori, è l’indicazione, che permette da un lato di comprendere le esigenze della clientela stessa; e, dall’altro, di soddisfarne le richieste in tempi rapidi.
Insomma, tutto facile come bere un bicchiere d’acqua? La realtà è più complessa. Nei primi nove mesi del 2016 il «National account» è calato. La dinamica indica la contrazione del 4,1% rispetto al 2015. Anno in cui, a sua volta, il segmento era già diminuito. Il trend, seppure più che controbilanciato dal rialzo dello «Street market», induce un dubbio nel risparmiatore. Marr da parte sua rigetta il timore. L’andamento, è l’indicazione per il 2016, si è sviluppato soprattutto nella prima metà dell’esercizio. Allo stato attuale, afferma sempre il gruppo, le attività legate alla PA si stanno via via assestando. Quelle delle catene di ristoranti ed alberghi, invece, sono in rimonta. A fronte di un simile contesto l’obiettivo di Marr è di vedere ritornare a crescere il «National account» nel suo complesso nel 2017.
Già, l’anno in corso. Quali, invece, le stime riguardo al 2016 che si è appena concluso? Su questo fronte Mar prevede che i Ricavi e l’Ebitda saranno in rialzo rispetto al 2015. L’utile netto, al netto delle poste straordinarie, dovrebbe invece essere in linea. Il debito netto, infine, dovrebbe assestarsi al di sotto dei 200 milioni (vedere domanda a fianco).
SCENARIO Nei primi nove mesi dello scorso anno ricavi e redditività in aumento In calo il settore legato alla Pa che però è più che controbilanciato da quello dei singoli ristoratori