Maturità, obbligo scuola-lavoro Cambia l’abilitazione dei docenti
Il bilancio del primo anno e mezzo dal varo della legge 107 - Scuola-lavoro per un milione di studenti
Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri 8 dei 9 decreti attuativi della “Buona scuola”. Resta esclusa solo la delega per il testo unico che sarà oggetto di un disegno di legge specifico. L’esame di maturità potrà essere sostenuto solo se lo studente ha rispettato l’obbligo formativo di alternanza scuola-lavoro. Nuove regole anche per l’abilitazione dei docenti.
Poco più di 86mila stabilizzazioni di docenti precari, a cui si sono aggiunte, lo scorso settembre, 29.720 assunzioni di nuovi insegnanti, per un totale, quindi, di circa 120mila professori immessi in ruolo in questi ultimi due anni scolastici. Oltre un milione di studenti in alternanza obbligatoria (almeno 400 ore di formazione “on the job” nel triennio finale degli istituti tecnici e professionali, si scende a 200 ore nei licei). L’introduzione di un po’ di merito in cattedra: con 200 milioni sono stati premiati, con un bonus medio tra i 600 e i 700 euro, ben 247.782 docenti su gli oltre 620mila insegnanti a tempo indeterminato complessivi (vale a dire, l’incentivo economico, con una manica decisamente larga, è toccato a più di uno su tre).
Entrata in vigore a luglio 2015, la riforma Renzi-Giannini (la legge 107) ha introdotto una serie di cambiamenti al sistema scolastico italiano, concentrati, tuttavia, finora, quasi interamente tra il corpo insegnante: con l’ambizione (rimasta abbondantemente sulla carta) di potenziare l’offerta didattica per gli alunni, è stato creato, ex novo, un organico aggiuntivo di professori svincolato dalle cattedre tradizionali (i docenti dell’auto- nomia), composto da quasi 50mila professori assunti con il maxi-piano di stabilizzazione voluto dal precedente esecutivo. Ebbene, durante il primo anno di attività, questo “organico aggiuntivo” (in media 6/7 prof in più in ogni istituto) è stato utilizzato essenzialmente per tamponare le assenze dei docenti di ruolo, e in generale per non lasciare scoperte le classi durante l’orario di lezioni (senza peraltro ridurre il numero di supplenti “storici”, anche lo scorso anno costantemente intorno alle 100mila unità). Una situazione paradossale, frutto dell’impossibilità - nota a tutti gli esperti di education - di allineare gli insegnanti aggiuntivi (provenienti dalle Graduatorie a esaurimento) alle singole richieste delle scuole (e così è capitato un po’ ovunque che i presidi, nel Piano triennale dell’offerta formativa, hanno indicato come obiettivo di miglioramento lingue, sport e musica, per fare degli esempi, mentre il ministero, non avendo insegnanti in linea, ha inviato loro, proseguendo negli esempi, professori di matematica, diritto e storia dell’arte).
E a non andare incontro a un esordio migliore è stata, pure, un’altra novità importante della legge 107, la cosiddetta “chiamata diretta”, cioè la possibilità per i dirigenti di scegliersi i docenti più adatti al proprio progetto didattico. Anche qui il suo decollo è stato piuttosto parziale, frenato della solita burocrazia e, soprattutto, dalla resistenza passiva del mondo scolastico, da sempre restio, nei fatti, a valorizzare l’autonomia a vantaggio di gestioni “collegiali” e assistite dal sindacato (un esempio di questo clima, è stato il boicottaggio, durato mesi, per l’introduzione della valutazione dei professori, che, è bene ricordarlo, hanno ancora adesso la loro busta paga che cresce solo per anzianità). E in prospettiva a dare, molto probabilmente, il colpo mortale alla “chiamata diretta” sarà l’imminente accordo sui trasferimenti dei docenti, con la possibilità, riconosciuta loro dal Miur, di potersi spostare da ambito a scuola (e scappare così alla “scelta” del dirigente).
Sempre per i docenti, va poi ricordato il bonus di 500 euro per la formazione, resa (finalmente) obbligatoria (anche se le somme stanno venendo utilizzata per acquistare tablet e smartphone).
Per quanto riguarda gli studenti, oltre all’obbligatorietà dell’alternanza dalla terza superiore, la legge 107, al momento, non ha cambiato poi così tanto la vita: il più volte annunciato arricchimento dell’offerta formativa (più musica, arte, lingue, competenze digitali e materie economico-giuridiche) è rimasto più che altro uno slogan (qui un cambio di passo importante potrà arrivare dalle deleghe approvate in prima lettura ieri - se non verranno snaturate nel corso del dibattito parlamentare). Anche per la sperimentazione, in 100 prime classi, di istituti secondari di quattro anni bisognerà attendere il 2018; per non parlare della digitalizzazione della scuola italiana, nonostante fondi e qualche progetto interessante, è ancora molto disomogenea tra Nord e Sud del Paese.
Sono invece operativi (e quindi utilizzabili), per famiglie e privati, lo “school bonus”, vale a dire il beneficio fiscale (un credito d’imposta) per chi fa donazioni per migliorare edifici e occupabilità dei ragazzi; e le detrazioni per le spese sostenute per la frequenza degli istituti paritari (un segno di attenzione a un segmento formativo che conta oltre un milione di ragazzi iscritti).
Tra stabilizzazioni di precari e nuove assunzioni sono stati circa 120mila i professori immessi in ruolo negli ultimi due anni scolastici