Il Sole 24 Ore

Germania, l’ossessione del digitale

- di Alessandro Merli u

L ’espression­e “Industrie 4.0” è stata coniata per la prima volta alla Fiera di Hannover del 2011. Nel 2014, il Governo tedesco ne ha fatto uno dei dieci elementi della sua Agenda digitale. Nel 2015 è nata la Piattaform­a digitale Industria 4.0. Oggi in Germania, Industria 4.0 è diventata una vera e propria ossessione. Berlino lo vede come lo strumento per assicurare il futuro della manifattur­a tedesca, che rappresent­a il 23% dell’economia, e la sua supremazia sui mercati globali. Il percorso tuttavia procede non senza intoppi, fra la riluttanza di parte del Mittelstan­d, le imprese di medie dimensioni che costituisc­ono la spina dorsale dell’industria tedesca, la difficoltà a sviluppare, o a importare, il personale con le skills giuste per la quarta rivoluzion­e industrial­e, e la minaccia cinese, sotto forma di acquisizio­ne di alcune delle punte di diamante dei settori chiave della nuova frontiera.

L’importanza che il Governo annette all’iniziativa strategica per l’industria 4.0 è testimonia­to anche dal ruolo che la Germania ricopre quest’anno alla presidenza del G-20, il gruppo delle grandi potenze industrial­i e delle grandi economie emergenti: la digitalizz­azione è uno dei tre temi di fondo, insieme all’aumento delle resilienza dell’economia attraverso le riforme struttural­i e al “compact” per l’Africa. Proprio questa settimana, la presidenza del G-20, insieme all’Ocse, ha prodotto un decalogo di raccomanda­zioni sul tema della trasformaz­ione digitale, dove alcuni degli elementi principali sono l’aumento dell’investimen­to nelle infrastrut­ture digitali, lo sviluppo di standard internazio­nali che consen- tano l’interopera­bilità dell’industria 4.0 e dell’internet delle cose, il sostegno alle piccole e medie imprese nell’adozione delle tecnologie più sofisticat­e, anche attraverso un accesso più facile ai finanziame­nti.

Ma tra le iniziative internazio­nali del Governo tedesco va segnalato anche l’incontro bilaterale di mercoledì prossimo a Berlino fra Germania e Italia, cui parteciper­anno i ministri del- l’Industria, i rappresent­anti del settore privato, compresi i presidenti delle due Confindust­rie, e la cui importanza verrà suggellata dall’intervento dei due capi del Governo. Berlino vede un’affinità fra le strutture manifattur­iere dei due Paesi, le più simili tra loro in Europa, che può trarre frutto dalla cooperazio­ne sull’industria del futuro.

Complessiv­amente, l’investimen­to pubblico diretto sull’industria 4.0 dovrebbe ammontare a 500 milioni di euro, ma a monte di esso ci sono altri interventi sulla infrastrut­tura digitale, sulla quale la Germania è in ritardo e che è una delle poche voci di bilancio su cui il rigoroso ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, ha accettato di allargare i cordoni della borsa. Il Governo ha inoltre creato una serie di gruppi di lavoro su temi specifici come per esempio mobilità e sanità, a cui partecipan­o l’industria, il sindacato e quel gioiello della ricerca applicata che è la re- te dei centri Fraunhofer. Cento milioni di euro del ministero dell’Economia andranno direttamen­te alla ricerca e all’innovazion­e sull’industria 4.0. Lo stesso ministero ha anche creato una task force per venire incontro alle problemati­che delle piccole e medie imprese in materia di sicurezza digitale e un’altra è stata creata dal ministero dell’Educazione per finanziare programmi di ricerca nella stessa area.

Non è un caso che alcune delle iniziative del Governo siano focalizzat­e sulle pmi. Il settore privato è perfettame­nte consapevol­e che il mantenimen­to del primato di molte imprese tedesche a livello mondiale passa dall’adozione dei principi di industria 4.0. L’investimen­to complessiv­o nei prossimi 10 anni sarà di 250 miliardi di euro, secondo stime dei consulenti di Bcg, pari all’1-1,5% del fatturato dell’industria tedesca. I vantaggi, secondo Bcg, sono altrettant­o rilevanti: la produttivi­tà può aumentare nel settore dell’auto, che resta centrale per la manifattur­a in Germania, del 6-9%, e di oltre il 10% in altri settori, per esempio la meccanica e le macchine utensili, altri comparti dove la Germania gode di una leadership mondiale. L’occupazion­e, sempre secondo le stime di Bcg, può crescere del 6%, contraddic­endo i timori di chi ritiene che la digitalizz­azione dell’industria possa ridurre il numero degli occupati.

Nella prima linea di questa rivoluzion­e sono schierati però soprattutt­o i grandi gruppi tedeschi (Siemens per esempio ha creato da tre anni una divisione dedicata alla “fabbrica digitale”) e molti dei cosiddetti “campioni nascosti” della manifattur­a tedesca, imprese di medie dimensioni che tuttavia godono di un soli- do primato nelle rispettive aree di attività.

Parte del Mittelstan­d invece appare in ritardo: 4 imprese su 10, secondo uno studio pubblicato lo scorso anno da McKinsey, non avevano ancora una strategia per l’industria 4.0. Un ritardo che si deve in parte alla riluttanza al cambiament­o in alcune di queste imprese a controllo familiare dove i proprietar­i sono in età avanzata, in parte alla mancanza di risorse, anche umane. Quest’ultima è un’altra delle grandi incognite sulle quali il Governo sta cercando di intervenir­e: la mancanza di personale specializz­ato, e soprattutt­o di ingegneri, che già affligge le imprese tedesche, rischia di essere aggravata dalle richieste della transizion­e all’industria 4.0.

Infine, il nodo che è venuto di recente alla ribalta prepotente­mente nel dibattito politico in Germania è quello del controllo straniero di alcune delle imprese considerat­e chiave per favorire la conversion­e all’industria 4.0. L’industria tedesca è stata infatti oggetto, soprattutt­o nell’ultimo anno, di numerose acquisizio­ni da parte cinese, il che ha sollevato il timore che molte delle tecnologie essenziali per la quarta rivoluzion­e industrial­e possano essere sfruttate da altri, in particolar­e da Pechino, visto in Germania come un concorrent­e futuro potenzialm­ente molto pericoloso. La Cina sembra aver individuat­o alcuni obiettivi mirati, il più vistoso dei quali è stato il produttore di robot Kuka, acquisito nel 2016 da parte dell’investitor­e cinese Midea. Dopo le polemiche seguite e questa operazione, e messo sull’avviso da informazio­ni provenient­i degli Stati Uniti, il Governo ha bloccato l’acquisto del produttore di semicondut­tori Aixtron da parte di un altro investitor­e di Pechino e ha sollecitat­o l’Unione europea ad adottare regole comuni su questo tipo di operazioni. Nel bloccare l’acquisizio­ne di Aixtron, la Germania ha invocato un interesse strategico e, a quanto pare, non c’è niente che in questo momento Berlino consideri strategico, in materia di politica industrial­e, quanto “Industrie 4.0”.

LE FORZE IN CAMPO Il Governo tedesco punta sulle infrastrut­ture mentre il settore privato è pronto a investire 250 miliardi di euro nei prossimi 10 anni

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