Poco spazio per nuove intese industriali
Nella geografia attuale dell'auto, disegnata dopo la grande crisi del 2008/2009, non c'è quasi più spazio per alleanze industriali o collaborazioni tra grandi gruppi che non siano tecnologiche, tattiche o strategiche per coprire aree geografiche partcolari. E le partnership esistenti, come per esempio quella su alcu- ni motori e piattaforme tra Renault-Nissan e Daimler o tra Psa e Toyota, si contano sulle dita di una mano e questo perché i grandi gruppi negli ultimi anni hanno scelto la strada dell'autonomia. Un caso di scuola è il gruppo Volkswagen che da 5 anni usa una piattaforma unificata (costata miliardi) per tutti i marchi e tutti i modelli con motore trasversale prodotti da fabbriche diverse. Si chiama Mqb (Modularer Querbaukasten) è una sorta di lego che permette di creare vetture totalmente diversi per stile, brand e tipologia, dai suv alle citycar passando dai monovolume. Mqb (e la variante Mlb per auto con motore longitudinale) permette alimentazioni di ogni tipo ed stata pensata in origine anche per le ibride e le elettriche. La tendenza attuale dei grandi gruppi è quella tenersi in casa motorie architetture con una minima condivisone all'esterno. Anche i piccoli come Jaguar Land Rover fanno tutto in casa e da un anno il gruppo britannico si è affrancato dall'ex padrone Ford anche nei motori. Modularità e “consolidamento del numero delle piattaforme” è la chiave per ridurre i costi e aumentare gli utili. Ford dopo la crisi e la diaspora dei suoi marchi (Volvo, Jaguar, Land Rover per esempio) con la strategia One Ford che l'ha riportata in carreggiata ha ridotto di tre volte il numero delle piattaforme. Toyota ha iniziato a produrre le prime auto sulla nuova architettura globale Tnga che sarà usata da alme- no il 50% dei suoi modelli.
Il caso Fca è diverso. Il gruppo italo americano sta “cucinando” autovetture con gli ingredienti che aveva in casa. L'unica piattaforma davvero nuova è quella che, denominata Giorgio, dà vita a Alfa Romeo Giulia e al nuovo suv Stelvio e sarà impiegata anche per modelli americani come per esempio le future Dodge. Fca ha però fatto un vero miracolo: ha preso due piattaforme italiane, la Compact (quella della Giulietta) e la Small (quella della Punto), e le ha fatte evolvere per creare un gran numero di modelli. In particolare, la Small è stata resa praticamente modulare: allungata e allargata (Small Wide) ed adattata anche alla trazione integrale. Su questa piattaforma si basano Fiat 500X, Jeep Renegade, nuova Compass, Fiat 500 L e Tipo. Tuttavia l'evoluzione dell'auto verso l'elettrificazione e le tecnologie digitali (connected car e automazione della guida) richiederanno, in virtù di investimenti affrontabili solo dai grandissimi, una nuova fase di collaborazioni tra gruppi automobilistici e soprattutto fra questi e aziende dell'industria hi-tech, da Google (anzi Waymo, partner di Fca) da Here (che guarda caso è stata comprata in consorzio da Audi, Bmw e Mercedes) alla galassia Samsung (Harman e Sdi), da Microsoft a Nvidia fino a Lg che, alleata anche di Gm, ha offerto le tecnologie abilitanti della elettrica Chevrolet Bolt (Opel Ampera-e) con 500 km di autonomia.