Salini-Impregilo: negli Usa il 30% dei ricavi
Ferrari: «Nel 2015 in America solo l’1% del fatturato, dopo l’acquisizione di Lane ancora spazio per crescere»
Una “pipeline” di 140 progetti, decine già con offerte in gara, altre in preparazione. Salini-Impregilo negli Usa ha creato un ventaglio di opportunità sempre più focalizzate sui grandi appalti, da autostrade a ponti, da sistemi di tunnel a metropolitane. Che potrebbero ancora aumentare - e con esse gli investimenti che è disposta a compiere - se la presidenza Trump incoraggerà come promesso il rilancio delle infrastrutture. Sono possibili nuove acquisizioni dopo quella strategica del gruppo di costruzioni Lane l’anno scorso. E l’uso della testa di ponte americana per nuove espansioni internazionali, verso il Canada come alla volta dell’Australia . Non basta: il gruppo potrebbe considerare ulteriori scelte che portino alla valorizzazione gruppo nell’area degli Usa. Dove uno degli aspetti più attraenti è che le società concorrenti della Lane hanno multipli di Borsa doppi rispetto a quelli tipici nel Vecchio Continente.
È questo oggi il profilo di una società con radici italiane ma con una lunga vocazione globale e che oggi, dopo le ultime mosse, si considera ormai più americana che eu- ropea come business. «Nel 2015 avevamo l’1% del fatturato negli Usa - dice Massimo Ferrari, General Manager Corporate & Finance Group Cfo -. L’anno scorso stimiamo che sia salito al 24% grazie a Lane, che dovrebbe aver superato gli 1,5 miliardi di dollari di entrate. E arriverà al 30%”. Gli Usa sono rapidamente diventati il principale mercato per Salini-Impregilo. E anche il più strategico: «Da qui abbiamo gestito anche una proposta per la metropolitana in Australia», racconta Ferrari.
La crescita è attesa anzitutto in uno dei tre segmenti di attività, quello dei Large projects, i grandi progetti. Gli altri sono i piccoli progetti e “plant and paving”, calcestruzzo e pavimentazioni stradali. Qui Salini è reduce da un’altra acquisizione dopo Lane - già il principale costruttore americano di autostrade - avendo rilevato la Asphalt Roads and Material di Virginia Beach. Nuovi takeover non vengono esclusi in particolare nel calcestruzzo e costruzioni, dove il settore appare ancora molto frammentato tra aziende locali. Takeover che Ferrari definisce di “competenze”, di reputazione e clienti.
L’integrazione di Lane, che ha 40 impianti e operazioni in venti Stati e sede centrale in Connecticut, è stata un pilastro cruciale per la svolta americana e una lezione per il futuro. Con 5mila dipendenti negli Usa, Salini si è inpegnata a rafforzare management, know how e forza finanziaria della controllata. «Abbiamo investito nella struttura esistente, nel management e nelle gare, cominciate nel 2016 - spiega Ferrari - E i risultati li stiamo vedendo: gli Stati dove siamo in lizza per appalti che saranno assegnati quest’anno vanno dalla Virginia al Texas, dalla North Carolina alla Florida. I segmenti comprendono sia strade che grandi progetti, metropolitane, sistemi di tunnel». Scommesse che si inseriscono su una solida reputazione: i lavori più rappresentativi realizzati negli ultimi anni da Lane vanno da un tratto di 14 miglia di nuove corsie autostradali in Virginia per un valore di 1,5 miliardi a una quarta pista dell’aeroporto di Dulles per 190 milioni. Quelli che aveva già in corso sono una ferrovia leggera in Maryland, la Purple Line, e piste all’aeroporto dedicato al trasporto merci di Fort Worth in Texas. Salini, tra l’altro, può adesso consentire a Lane di alzare il tiro garantendo la totale copertura assicurativa di vasti progetti, essen- ziale per operare nel Paese, grazie ad accordi con grandi compagnie da Zurich a Berkshire. Sul fronte tecnico, porta in dote l’esperienza internazionale accumulata da decenni in lavori del calibro di tunnel e trattamento delle acque. Con puntate significative negli stessi Usa: i progetti già in fase di realizzazione includono sistemi di trattamento delle acque a Cleveland in Ohio per risanare il lago Erie, l’Anacostia River Tunnel per gestire rischi di inondazioni e inquinamento nei pressi di Washington, il ponte Gerald Desmond a Long Beach in California. In passato ha partecipato alla costruzione della metropolitana di New York. Accanto alle nuove gare di appalto già partite, che oggi sono anzitutto a livello dei singoli stati, l’avvento di un governo che voglia stimolare la spesa e l’impegno federale in infrastrutture può solo far sognare un ulteriore ampliamento degli orizzonti di crescita. All’America manca tuttora ad esempio l’alta velocità, anche sulle due coste. «Le dimensioni dei progetti ipotizzati da Trump sono colossali - aggiunge Ferrari - Basterebbe anche una piccola fetta per superare i nostri obiettivi».