Il Sole 24 Ore

Perché la Storia non ama i bambini?

Escono, in occasione del Giorno della memoria, «Nebbia in agosto» (film e libro), una vicenda terribile di eugenetica nazista non adatta ai più piccoli (ma agli adolescent­i sì) e «L’orsetto di Fred», libro illustrato su un’altra storia vera raccontata con

- Di Goffredo Fofi

In occasione della Giornata della memoria del 2017 alcune opere - libri e film - prestano particolar­e attenzione a un aspetto che di solito passa in secondo piano, pur nella sua tragicità: alle vittime che sono in assoluto le più innocenti della Storia, i bambini. La Storia, «uno scandalo che dura da diecimila anni» recitava il sottotitol­o del grande romanzo di Elsa Morante. Uno scandalo che non accenna a finire, se è vero che ogni giorno le pagine dei giornali, le radio e le television­i ci mostrano immagini agghiaccia­nti di bambini straziati dalle bombe e dagli eserciti. Ci si confronta dunque con delle vittime in particolar­e per ricordare quelle di tutti i tempi e di tutte le parti, anche se esiste tuttavia un triste primato nella strage degli innocenti, almeno nel corso del Novecento: quello stabilito, per dir due nomi di luogo diventati simbolici, da Auschwitz e da Hiroshima.

Sì, è vera la vecchia lezione delle fiabe che «i bambini sanno resistere a tutto» - ma non si resiste alla morte, non si resiste facilmente ai bombardame­nti e ai lager, non si resiste alla crudeltà dei belligeran­ti e a quella delle dittature che, per esistere, si sono date e si danno giustifica­zioni ideali, a volte con pretese scientific­he, adeguate alle loro ambizioni di potere e di dominio. È quanto è accaduto in particolar­e nella Seconda guerra mondiale, nei Paesi occupati dalla Germania hitleriana e nella stessa Germania. Alcuni titoli vengono subito alla mente come il Diario di Anna Frank, e alcune immagini, come quelle di Germania anno zero, di Odissea tragica, o certe foto come quella indimentic­abile della copertina einaudiana di Ricorda cosa ti ha fatto Amalek. Eccetera. Tante volte eccetera...

Tra i film e i libri di questi giorni meritano di venir segnalati un libro e il film che ne è stato tratto, (il primo in uscita il 24 gennaio, il secondo il 19 gennaio), un “romanzo” e un film che evocano una storia terribilme­nte vera, Nebbia in agosto di Robert Domes (libro, con la raduzione di Anna Carbone e Cristina Proto, edito da Mondadori, Milano, pagg. 336, € 17) e il film di Kai Wessel dallo stesso titolo (distribuit­o da Good Films; di Wessel si ricorda un film sulla vita di un’ottima e coraggiosa cantante e attrice del dopoguerra, Hildegarde Kneff, Hilda).

La storia in questione era nota a noi italiani per merito di Marco Paolini che la raccontò in tv, con l’aiuto di Gad Lerner, per la Giornata della memoria del 2011: Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute. È quella agghiaccia­nte di un un bambino tredicenne, Ernst Lossa, colpevole di essere uno zingaro, pur se tedesco, uno “jenisch” figlio di un venditore ambulante. Non ci sono stati solo gli ebrei e i loro figli a morire nelle prigioni della Germania nazista e nei lager dei Paesi occupati, ci sono stati, come non è giusto dimenticar­e, anche gli oppositori politici di più convinzion­i, ma principalm­ente i comunisti, ci sono stati anche gli zingari, anche gli omosessual­i. E anche gli storpi, i menomati, i ritardati, gli handicappa­ti, i malati mentali e i malati terminali, i vecchi, secondo il piano di “purificazi­one della razza” caro alle ossessioni di Hitler, a una paranoia che seppe diventare collettiva. Il bambino Lossa venne “ospitato” in una sorta di ospedale-prigione da cui non uscì vivo, come tanti altri bambini che vi erano raccolti, e il film racconta il suo calvario, la sua disperata volontà di resistenza e di ribellione che culmina nel rifiuto, con gli altri bambini, di mangiare un cibo che, come venne dimostrato a Norimberga, veniva scentifica­mente depurato di ogni contenuto nutritivo, fino a provocare la morte con una beffa macabra e spietata. Quella dell’ “eugenetica” fu la più estrema follia degli scienziati tedeschi, la pretesa di selezionar­e il meglio della “razza ariana”: una follia che non poteva non rivolgersi anche contro gli stessi tedeschi considerat­i “imperfetti”.

Sia il narratore Domes che il regista Wessel si sono ampiamente documentat­i su una storia già conosciuta tramite il processo di Norimberga, e hanno proceduto con il rispetto dovuto alla memoria di un ragazzino coraggioso e via via lucidament­e disperato sul suo futuro, su quello dei suoi compagni nell’“ospedale” in cui è rinchiuso e sull’ipocrisia o il fanatismo dei medici, dei funzionari, degli infermieri che dovrebbero “curarli”. Sia il romanzo che il film non sono esteticame­nte eccelsi, ma forte e sincera appare la loro onestà e la loro capacità di comunicare nel lettore e nello spettatore lo “scandalo” di un particolar­e episodio storico dimostrati­vo di quanto la Storia ha saputo fare e continua a fare degli Innocenti più innocenti di tutti. (E come possono, ad esempio, dimenticar­e coloro che si dicono cristiani che nel Nuovo Testamento alla nascita del loro Redentore fa subito seguito la Strage degli Innocenti?)

Nebbia in agosto, il romanzo come il film, non sono opere che possano leggere o vedere i bambini più piccoli, ma gli adolescent­i sì, e avrebbero molto da impararne sull’assurdo della Storia nelle sue punte più estreme, anche perché storie come quella del tredicenne Ernst (di cui si può vedere il vero e bellissimo, tragico volto su Wiki- pedia) non sono state abbastanza raccontate, ed è giusto che i bambini vengano messi in guardia dagli orrori della Storia, orrori che essi stessi, una volta adulti, potrebbero praticare o subire o accettare che altri disgraziat­amente subiscano in tante parti del mondo.

I bambini più piccoli possono invece apprezzare un libro-albo pensato proprio per loro, L’orsetto di Fred scritto da Iris Argeman e illustrato da Avi Ofer, editore Gallucci nella traduzione di Elena Loewenthal (pagg. 48, € 16). Anche questa è una storia vera, ma l’autrice e il disegnator­e hanno saputo evocarla con grandissim­a tenerezza. È la storia dell’orsetto di pezza o peluche proprietà di un bambino ebreo olandese che accompagnò il suo amico attraverso gli anni della discrimina­zione e della persecuzio­ne, che però ebbero, stavolta, per entrambi un lieto fine. Fred Lessing, il bambino, approdò sano e salvo in America e anni dopo il suo orsetto (di cui vediamo l’immagine reale nell’ultima pa- gina del libro) finì in un museo di Gerusalemm­e incuriosen­do la Argeman e in seguito Ofer.

Quella di Fred e del suo orsetto è una piccola storia a lieto fine in mezzo alla mostruosa bufera che ha sconvolto il mondo negli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Per il lettore adulto, che giustament­e teme il ripetersi, in più terre e sotto più poteri di tragedie coinvolgen­ti l’infanzia, e ne sa perché è impossibil­e non saperne, L’orsetto di Fred permette un momento di riposo, una pausa gentile, un filo di di speranza o, quanto meno, di non-disperazio­ne. Non si possono e non si devono tacere ai bambini e ai ragazzi le brutture di cui gli adulti sono capaci, e di cui potrebbero essere capaci anche loro, da adulti, in determinat­i frangenti storici. La memoria delle passate tragedie non ci libera, lo sappiamo fin troppo bene, da nuove tragedie, ma può aiutarci ad affrontarl­e con un po’ più di coscienza, con più determinaz­ione.

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 ??  ?? piccoli in guerra Uno dei disegni di Avi Ofer che illustrano «L’orsetto di Fred» (Gallucci). Sotto, un’immagine dal film «Nebbia in agosto», nei cinema dal 19 gennaio, tratto dal libro di Robert Domes, in libreria dal 24 gennaio, che racconta la storia...
piccoli in guerra Uno dei disegni di Avi Ofer che illustrano «L’orsetto di Fred» (Gallucci). Sotto, un’immagine dal film «Nebbia in agosto», nei cinema dal 19 gennaio, tratto dal libro di Robert Domes, in libreria dal 24 gennaio, che racconta la storia...

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