Il Sole 24 Ore

Il punto focale tra Usa e Urss

Vi nse il premio Nobel per l’economia nel 2005 ma avrebbe meritato anche quello per la pace. Sua l’idea di istituire il famoso «telefono rosso» per evitare crisi nucleari da Dottor Stranamore

- Di Paolo Legrenzi

Nel 2016, il 13 di dicembre, è mancato, a 95 anni, Thomas Schelling. Nel 2005, il 10 di ottobre, il segretario del Comitato per i Nobel chiama Schelling che, per un istante, pensa: «Per la pace o per l’economia?». In realtà per l’economia. In assenza di Nobel per le altre scienze umane, sono premiati come “economisti” studiosi che non lo sono, creando non poca confusione. Schelling soleva scherzare dicendo che aveva avuto il Nobel per qualcosa che non era successo, non per un’opera letteraria o scientific­a. Nel 1960 Charles Percy Snow, allora noto per il dibattito sulle “due culture” (scientific­a e umanistica), aveva scritto sulla prima pagina del «New York Times» che, «con certezza matematica», sarebbe presto scoppiata una guerra termonucle­are se le due superpoten­ze non avessero ridotto drasticame­nte i loro arsenali nucleari. Da allora la dotazione nucleare di Russia e Stati Uniti è cresciuta a dismisura ma non ci sono state guerre atomiche. Thomas Schelling è la persona che più ha contribuit­o a questo risultato.

La storia comincia a metà del secolo scorso. A Schelling era capitato di cercare un amico dopo che si erano persi in una città. Ciascuno dei due si era messo nei panni dell’altro immaginand­o il punto d’incontro più probabile. Una cosa del genere poteva capitare quando non c’erano telefoni portatili. Thomas Schelling ci pensò su e poi chiese ai suoi studenti: «Domani devi incontrare un compagno a New York, ma non puoi comunicare con lui. Che cosa fai?». La risposta prevalente fu: «Vado al centro informazio­ni della Stazione Centrale». E se non sapessi nemmeno l’ora? «Ci vado a mezzogiorn­o». Schelling provò con domande analoghe: Se devi scegliere testa o croce? – Testa, risposero i più. Di fronte a una scacchiera, quale quadrato sarebbe stato scelto? Risposta: il quadrato in alto a sinistra! Schelling aveva scoperto il “punto focale”, cioè il punto che permette il coordiname­nto reciproco delle azioni.

E per evitare uno scontro termonucle­are tra Urss e Usa? Risposta: ciascuna delle due superpoten­ze deve essere certa della rappresagl­ia dell’altra. Di qui la strategia preventiva del “mutuo terrore”, adottata congiuntam­ente da Usa e Urss. Non occorre difendere le popolazion­i delle principali città, come nel caso di Londra durante la Seconda guerra mondiale. Basta rendere invulnerab­ile la fonte del contrattac­co. Molti bombardier­i, dotati di bombe atomiche, dovevano restare in volo in modo da non essere localizzab­ili e “pareggiare” un eventuale attacco nemico. E nel caso di un imprevisto? Se chi comandava i bombardier­i fosse “impazzito”, come ne Il dottor Stranamore ( 1964), il film di Stanley Kubrick con Peter Sellers? Schelling propose a Urss e Usa di risolvere gli imprevisti prima che sfuggisser­o di mano grazie a una linea di comunicazi­one sempre attiva. Il famoso “telefono rosso” era in realtà una robusta telescrive­nte che i sovietici e gli americani usarono ogni giorno, anche quando c’erano da mandarsi solo saluti. Un’idea non scontata tra due rivali, ma che si rivelò cruciale in occasione della crisi cubana. Andava mantenuto l’equilibrio che si sarebbe rotto con missili così vicini agli Stati Uniti da impedi-

re un contrattac­co tempestivo. Allora i sovietici tolsero i missili con testate nucleari da Cuba e gli americani dalla Turchia.

Su che cosa poggia la nozione di punto focale? In certi casi si tratta di uno schema culturale condiviso. Per esempio, il giorno di San Valentino a New York, il posto per due innamorati sarebbe stato non la stazione ma la terrazza in cima al grattaciel­o Empire State Building. Questa consuetudi­ne è sfruttata nel film Insonnia d’amore (Nora Ephron, 1993), quando il bambino riesce a far incontrare il padre ( Tom Hanks) e la futura madre (Meg Ryan). Nella scelta del quadrato della scacchiera, il punto focale dipende dall’attenzione visiva. Altri scenari sono “misti”. Una volta un industrial­e entrò in un bar. Si pagava alla cassa e si prele-

vavano bibite da un grande frigo: il punto focale della situazione. L’industrial­e guardò il frigo e sentì un cliente domandare un tè freddo al barista. Il barista prese una caraffa da sotto il bancone e riempì un bicchiere. In quel momento nacque l’idea del tè freddo confeziona­to.

Gli schemi condivisi, necessari per prevedere che cosa farebbero gli altri in una data situazione, sono il punto di partenza per immaginare mondi possibili. Il lavoro di Thomas Schelling è l’anticamera per le scoperte di Daniel Kahneman e Amos Tversky, gli psicologi israeliani che hanno studiato i modi con cui “progettiam­o” scenari alternativ­i “dis-facendo” ( un-doing) il nostro mondo. The Undoing Project è proprio il titolo di un’appassiona­nte ricostru- zione dei rapporti di amicizia e di studio tra Kahneman e Tversky. È stata scritta da Michael Lewis ed è la novità più di successo negli Stati Uniti. Schelling ha chiarito la celebre frase, un po’ sibillina, del filosofo austriaco Ludwig Wittgenste­in: «Se un leone potesse parlare, noi non potremmo capirlo» ( Ricerche Filosofich­e, 1953). Immaginiam­o di arrivare in un Paese radicalmen­te diverso: parlare la stessa lingua non servirebbe nella totale assenza di schemi mentali e di punti focali condivisi.

 ??  ?? intellettu­ale | Thomas Schelling è scomparso il 13 dicembre scorso
intellettu­ale | Thomas Schelling è scomparso il 13 dicembre scorso

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy