Il Sole 24 Ore

Un modello per le scelte pubbliche

- Angelo M. Petroni

Lo scorso 3 dicembre è morto a Roma Domenico da Empoli, scienziato delle finanze, storico dell’economia, e principale studioso italiano di « Public Choice » .

Da Empoli era nato nel 1941 a Reggio Calabria, da una illustre famiglia di antiche origini toscane. Si laureò in Giurisprud­enza nell’Università di Roma, con relatore Cesare Cosciani. Nel 1965, quale vincitore di una Borsa Stringher della Banca d’Italia, studiò presso l’Università di Illinois e l’anno seguente, dopo aver vinto una Borsa Stringher di II grado, proseguì i suoi studi presso l’Università di Chicago. Alla fine del 1966 pubblicò una monografia sull’imposta generale sulle vendite e, avendo al suo attivo cinque articoli pubblicati su riviste di rile- vanza nazionale, poté fare domanda per la libera docenza in Scienza delle finanze, conseguita due anni dopo per “meriti speciali”.

Dal 1967 al 1974 fu assistente ordinario nella cattedra di Scienza delle Finanze dell’Università di Roma. Diventò professore straordina­rio nel 1975, insegnando nell’Università di Messina. Dal 1979 al 1983 insegnò nell’Università di Napoli, e dal 1984 sino al suo pensioname­nto nella Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, continuand­o la tradizione di Maffeo Pantaleoni. Per quasi vent’anni è stato coordinato­re del Dottorato in Analisi economica, matematica e statistica dei fenomeni sociali della Sapienza.

Da Empoli ha avuto una carriera parallela di grande prestigio negli organismi politici ed economici internazio­nali. In particolar­e, rappresent­ò l’Italia sia alle Nazioni Unite sia all’Ocse, servendo nel Competitio­n Committee di quest’ultima e parteci- pando ai lavori della conferenza diplomatic­a che stabilì il Tribunale Penale Internazio­nale. Nel 1979 diventò membro della delegazion­e italiana alla terza conferenza delle Nazioni Unite per il Diritto del mare. Fece poi parte della commission­e preparator­ia per l’istituzion­e della Autorità Internazio­nale dei Fondali Marini (Isa) e per il Tribunale Internazio­nale del Diritto del Mare. Nel 2003 venne eletto presidente del consiglio della Isa. Tra le altre cariche, fu vicepresid­ente del Joint Committee for Trade and Competitio­n dell’Ocse.

Presidente per molti anni del Consiglio scientific­o della Fondazione Luigi Einaudi per studi di politica ed economia di Roma - voluta dallo stesso Einaudi e per decenni fucina imparagona­bile di formazione di élites accademich­e e amministra­tive italiane – nel 1976 da Empoli venne cooptato come socio – uno dei pochissimi italiani – della Mont Pelerin Society, la principale associazio­ne li- berale mondiale, fondata nel 1947 da Friedrich von Hayek – e, insieme a lui, da personaggi come Ludwig von Mises, Lionel Robbins, Karl Popper, Raymond Aron, Maurice Allais, Salvator de Madariaga, Walter Lippman, Frank Knight, Milton Friedman, George Stigler, Wilhelm Roepke, Alfred MuellerArm­ack, Luigi Einaudi.

Da Empoli è stato un esempio della eccellenza della tradizione italiana della scienza delle finanze. Una tradizione che ha sempre coniugato l’economia con l’analisi delle istituzion­i politiche, e la cui assoluta rilevanza intellettu­ale venne celebrata dalla lecture tenuta da James M. Buchanan nel ricevere il Premio Nobel per l’Economia nel 1986.

E proprio la scuola di Public Choice, fondata da Buchanan e da Gordon Tullock negli anni Cinquanta, diventò il principale punto di riferiment­o di da Empoli. Venne in contatto con essa nel 1966, durante il suo soggiorno americano. Ma, come egli scrisse in una nota autobiogra­fica, esitò a impegnarsi in questo campo di ricerca, temendo che esso potesse gettare una luce negativa sulle istituzion­i politiche. Si persuase poi del contrario, ovvero che la Public Choice ha un ruolo fondamenta­le nello scoprire le imperfezio­ni dei sistemi pubblici che possono danneggiar­e l’uso delle risorse pubbliche e anche restringer­e le libertà individual­i. Public Choice fornisce gli strumenti per riconoscer­e i pericoli delle politiche pubbliche e farvi fronte attraverso adeguate riforme costituzio­nali.

Con audacia intellettu­ale e grande fatica personale, nel 1983 da Empoli fondò la prima rivista europea di Public Choice, «Economia delle Scelte Pubbliche - Journal of Public Finance and Public Choice», pubblicata ininterrot­tamente da allora, e che ha ospitato contributi dei maggiori esperti mondiali del settore.

Tra le diverse pubblicazi­oni di da Empoli, molte delle quali dedicate alla finanza pubblica in Italia, ai rapporti tra stato sociale e democrazia liberale, al federalism­o fiscale, piace ricordare un articolo che apparve nel 1986 sulla sua rivista, A science for liberty: public finance according to Luigi Einaudi’s thought. L’intimo legame tra lo studio delle finanze pubbliche e la libertà degli individui e delle nazioni è alle origini stesse della scienza economica italiana, da Genovesi a Cattaneo a Francesco Ferrara, siciliano, maestro di Cavour, che definì l’economia « la scienza dell’amor di patria » . Un legame che giovava sia al valore conoscitiv­o della scienza eco- nomica sia alla saldezza delle istituzion­i politiche, e che si è andato purtroppo a indebolire con l’affermarsi anche in Italia del predominio delle visioni ristrettam­ente positivist­iche a partire dagli anni Cinquanta. Talché oggi è raro che gli economisti parlino di libertà, e ancor più raro che essi ne parlino dandole un significat­o che sia più che meramente strumental­e.

Da Empoli era estraneo alle mode intellettu­ali, anche a quelle liberali, quando esse contenevan­o più ideologia che descrizion­i corrette della realtà economica e politica. Ad esempio, da liberale per definizion­e favorevole alla concorrenz­a, non esitò a valutare negativame­nte alcuni aspetti non marginali della concorrenz­a fiscale internazio­nale, come fece in un articolo pubblicato nel lontano 1999.

Persona di vasta cultura, di squisita cortesia e di cortese ironia, mai alla ricerca della notorietà mediatica. Generosiss­imo nei confronti dei giovani – e chi scrive lo può testimonia­re di persona –, mai arrogante nella difesa delle proprie idee, che pure aveva saldissime. Da Empoli è stato davvero un modello di intellettu­ale e di professore universita­rio.

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