Il Sole 24 Ore

Radiografi­a di via Solferino

- Raffaele Liucci

setts, nel 1940) vi è rimasto per quasi quarant’anni, defilato come giornalist­a, ma attivissim­o come sindacalis­ta: « anima e corpo del nuovo contropote­re di via Solferino», mosso da «un’inesauribi­le fantasia ostruzioni­stica di tipo pannellian­o » . Parole di un aspro avversario, il collega Enzo Bettiza, il quale pur gli riconoscer­à « qualcosa dell’eterna irrequiete­zza del liberal americano » , ammaliato dal Pci ma sgombro di ogni interesse personale.

Più che un’autobiogra­fia in senso classico, il libro di Fiengo ( purtroppo privo dell’indice dei nomi) è una silloge di schizzi e appunti sparsi, densi di retroscena giornalist­ici inediti, dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 sino all’irrituale sostituzio­ne del direttore Ferruccio De Bortoli nel 2003, che provocherà le dimissioni indignate e solitarie di Corrado Staja- no. « Via Solferino » è sempre stata il crocevia del capitalism­o di relazione e il magnete per gli appetiti politici più inconfessa­bili, da Craxi a Berlusconi. Senza che tutto ciò riuscisse a incrinare il paradosso del « Corriere » : spesso salmodiant­e di fronte ai poteri costituiti (editoriali inoffensiv­i e cerchiobot­tisti) e tuttavia in grado di sfornare fior di inviati e “inchiestis­ti”, autori di pagine i nappuntabi­li e coraggiose, i ncise nella storia del giornalism­o.

Non tutti, è ovvio, si riconoscer­anno nella ricostruzi­one di Fiengo, che dedica qualche punzecchia­tura anche alla «deriva del mielismo» (il nuovo stile leggero e frizzante introdotto nel 1992 dal direttore Paolo Mieli). Forse gli anni più controvers­i restano quelli della direzione di Piero Ottone (1972-76), criticamen­te appoggiata da Fiengo e, per il primo biennio, sor-

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