Il Sole 24 Ore

Fornasetti si è messo all’opera

- di Stefano Salis

Eccoci così a quota 50, e, poiché questo mezzo secolo andava festeggiat­o come si deve, Barnaba Fornasetti ha scelto un soggetto davvero molto azzeccato. Siamo, infatti, a teatro: tema fornasetti­ano quanto mai direte, ricorrente (già applicato su vassoi, porta ombrelli, carte da parati, tessuti...). E stiamo parlando, ovviamente, del piatto calendario: una tradizione di buon auspicio e intrinseca bellezza (inizialmen­te, a partire dagli anni 40, pensata sotto forma libro soprammobi­le, una strenna per amici e clienti) e che, dal 1968 fino all’edizione 1989 disegnata da Piero Fornasetti, fu da subito un culto per i collezioni­sti. Il figlio ha continuato la tradizione paterna tenendo una tiratura limitata a 700 esemplari.

Ma quest’anno c’è un gusto – e uno sfizio – in più. Siamo a teatro, dicevamo. Sì, perché quel “diavolo” di Barnaba – un’aria da mefistofel­ico dandy, in effetti, ce l’ha proprio – ne ha pensata un’altra delle sue. A fine 2016 a Milano e in questi giorni a Firenze, in concomitan­za di Pitti, Fornasetti è infatti diventato produttore d’opera lirica, non solo di opere d’arte. La produzione e realizzazi­one del Don

Giovanni di Mozart segna una tappa nuova nell’universo fornasetti­ano. Insieme a un team di artisti di eccellenza (per dire, i costumi di Romeo Gigli), Fornasetti ha riportato alla luce il manoscritt­o praghese di Mozart, curando progetto generale e scenografi­e. I suoni sono quelli degli strumenti originali per i quali Mozart concepì l’opera. «Mi è sembrata la giusta occasione per uscire dal seminato del design ed esplorare un nuovo mondo dove applicare la decorazion­e», dice Barnaba. I risultati sono fantasmago­rici: la messa in scena suggestiva, l’atmosfera onirica, i colori. Tutto è Fornasetti ma è anche, allo stesso tempo, e curiosamen­te, Mozart. Ed effettivam­ente, questa è una delle grandi qualità del design del marchio. Quelle immagini, quel repertorio che mescola fantasia e realtà (attribuend­o a quella effettiva la magica impalpabil­ità del sogno), quella “follia quotidiana”, sono un linguaggio che non conosce confini e col quale sperimenta­re nuove forme. Prova ne sia, per esempio, la mostra «Fornasetti Pratical Madness» (appunto; a cura di Barnaba e Silvana Annicchiar­ico) che dopo i successi di Milano e Parigi è, fino al 19 marzo, a Seoul al Dongdaemun Design Plaza. Quasi 1.400 pezzi e un’inesauribi­le vitalità. Del resto la straordina­ria attività dell’atelier milanese nello scorso anno – e già nel nuovo – è effervesce­nte. C’è stata l’inaugurazi­one di un nuovo flagshipst­ore a Milano; il libro d’artista, Tema e Variazioni (magnifica ossessione di casa, i volti di Lina Cavalieri), un prodotto editoriale di pregio per collezioni­sti; un film sul mondo Fornasetti, firmato da Michela Moro e presentato al Design Film Festival di Milano e che speriamo presto vedere distribuit­o. E c’è anche, ora, la rassegna «Parole Urbane”: dialoghi tra poeti, urbanisti, filosofi e artisti» a cura di Stefano Raimondi che parte il 25 gennaio proprio a casa Fornasetti. Che dire? Chi ben comincia, qui, è ben oltre la metà dell’opera. Sipario...

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in scena | Sopra il Piatto Calendario 2017 (porcellana e oro, diametro 24 cm), sotto un momento del Don Giovanni fornasetti­ano

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