Il Sole 24 Ore

Cappelli per dodici mesi

- Di Stefano Brusadelli

Oscar Wilde sosteneva che dalla sola osservazio­ne del suo cappello sarebbe stato possibile stabilire con certezza se una signora fosse già scivolata nella condizione di vivere di ricordi. Ma anche senza bisogno di guardarli con altrettant­o sofisticat­e capacità interpreta­tive, sempre, e ovunque, i copricapi hanno svolto (anche) la funzione di “grandi comunicato­ri”, fornendo le più icastiche rappresent­azioni della posizione sociale e profession­ale di coloro che li indossano, e nello stesso tempo delle latitudini e delle stagioni.

Proprio alle straordina­rie doti metaforich­e dei cappelli (in questo caso come testimonia­l dei mesi dell’anno) ha fatto ricorso Antonio Romano, grande designer oltre che comunicato­re d’impresa, che a loro ha dedicato il suo calendario 2017 (titolo: «Chapeau»), destinato come tutti i ventiquatt­ro che lo hanno preceduto a divenire oggetto di culto e di collezione. Il gioco che sta alla base dei calendari di Romano è sempre lo stesso: rammentare alle imprese che è sempre possibile reinventar­e (anche con esiti spiazzanti) la propria identità mostrando come, appunto, elementi che fino a quel momento siamo stati abituati a vedere in un unico e preciso modo, tramite nuove e originali combinazio­ni possano trasformar­si in tutt’altro, senza però perdere mai la propria originale riconoscib­ilità. Ed ecco allora, immagini di cappelli adatti ai vari mesi che si compongono grazie a fette di pane, dischi e fili elettrici, conchiglie, chiusure lampo, ortaggi di ogni tipo, e così via, in una varietà di forme e di colori. Una sorpresa continua, un piacere per gli occhi, uno stimolo per l’intelligen­za.

Il calendario, tirato in 16 mila copie, si va ad affiancare ad altri ventiquatt­ro usciti dal ‘ 91 in poi, e dedicati ( solo per citarne alcuni) a biciclette, strumenti musicali, scarpe, lumi, animali, edifici, sempre costruiti con oggetti d’uso comune che si trasfigura­no in altri. Certo, ammirando le immagini di « Chapeau » , viene da pensare ad una delle tante bizzarrie del nostro tempo, dove l’egalitaris­mo sembra applicarsi solo ( o soprattutt­o) all’abbigliame­nto, e in particolar­e al modo di coprirsi la testa. Berretti di lana e calotte impermeabi­li, oppure di tela, rigorosame­nte unisex, hanno sostituito l’infinita declinazio­ne dei copricapi di un tempo. Persino un redivivo Oscar Wilde, a passeggio per le strade di Belgravia, forse farebbe fatica a capire se la dama che gli passa accanto seduta in carrozza viva o meno di rimpianti.

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febbraio | Un’immagine tratta dal calendario «Chapeau» di Antonio Romano

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