Il Sole 24 Ore

Buonumore ermellino

- di Maurizio Maggiani

Eanche quest’anno la famiglia ha smaniato per andare in montagna a skiare. Non ne hanno mai a basta di buttarsi giù, sempre più giù per le discese ardite, come se laggiù in fondo ci fosse il traguardo di un aureo destino invece del parcheggio con minimarket e noleggio. Siamo dovuti andare anche io e la gatta Frida perché non si fidano a lasciarci da soli a casa, hanno paura che ci diamo alla vita selvaggia.

Io e la Frida non skiamo, abbiamo provato una volta con lo slittino ma non ci piace ricordarlo, io e la Frida ce ne stiamo un sacco di tempo a prendere il sole sulla veranda del rifugio di gran lusso dove tollerano la sua presenza bestiale e la mia equivoca antipatia per i nivei cimenti. Prendiamo il sole e guardiamo lontano, è una cosa che viene naturale in montagna dove si è, come ci viene ricordato da quelli tosti, a un passo da Dio. Un tempo, quando ancora credeva in me, la Frida scrutava gli orizzonti alpini per scorgere il famoso gatto delle nevi di cui tanto le avevo parlato e promesso; ora non so più, scruta e basta, e io con lei.

A un passo dal nostro disincanto Iddio ci guarda, acconsente e forza la mano, ci manda un segno. Laggiù sul culmine di una nuda roccetta uno spirito di accecante biancore si innalza in un fremito anelante al cielo per poi ricadere planando in un volo carpiato e dissolvers­i nel candido nulla di una pozza di nivea verginità. Guarda, il buon Dio ci ha mandato un non comune episodio di buonumore ermellino. La Frida fa cenno di sì con la coda e contempla.

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mustela erminea Riproduzio­ne dal volume «Histoire naturelle» di Buffon

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