Il Sole 24 Ore

Mecenati da museo

- di Pietrangel­o Buttafuoco

Inutile dire quanto sia bella Ragusa, giusto? Ecco, vacanze di Natale. C’è una visitatric­e. Arriva da Roma e si avvia alla ricerca del Museo Archeologi­co Ibleo. Non lo scova. Meglio, non è segnalato, ma ci arriva e lo trova in uno stato d’abbandono: quattro cocci disomogene­i messi alla rinfusa.

Inutile dire quanto sia lungo l’elenco delle lagnanze dei continenta­li in villeggiat­ura in Sicilia e la signora – inutile dirlo – protesta. La turista reclama e Calogero Rizzuto, sovrintend­ente regionale dei Beni Culturali, interviene e dice: «Piuttosto che tenere il Museo in questo stato pietoso, lo chiudo».

Inutile dire che, aperto o chiuso, di un museo ibleo se ne catafotton­o in tanti – giusto per dirla con il Commissari­o Montalbano, qui di casa – ma un manipolo di volenteros­i, accoglie la provocazio­ne di Rizzuto e lancia un’idea: la cogestione pubblico/privato.

Cercare più che degli sponsor, dei mecenati. E sono Vicky e Costanza di Quattro, proprietar­ie del Teatro Donnafugat­a, con l’archeologa Clorinda Arezzo (tre incantevol­i figlie dell’antica nobiltà cosmopolit­a di Sicilia) a mobilitars­i per realizzare quello che Gianni Bocchieri – ragusano ma in forze a Milano, nel Cda del Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci, nonché direttore generale Formazione e Lavoro della Regione Lombardia – consiglia loro di fare presto e subito: copiare.

Fare, insomma, come si fa in continente. Fare quindi di quel museo un incubatore per le imprese creative e innovative, aperto al progra*mma “garanzia giovani” (un finanziame­nto di un miliardo e mezzo di euro dell’UE). Un esperiment­o di co-gestione del privato e del pubblico che in Lombardia ha dato frutti e che a Ibla – col marchio Unesco, col brand Montalbano e con l’aeroporto Magliocco a Comiso – non può che generare giardini. Inutile dirlo.

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