Mecenati da museo
Inutile dire quanto sia bella Ragusa, giusto? Ecco, vacanze di Natale. C’è una visitatrice. Arriva da Roma e si avvia alla ricerca del Museo Archeologico Ibleo. Non lo scova. Meglio, non è segnalato, ma ci arriva e lo trova in uno stato d’abbandono: quattro cocci disomogenei messi alla rinfusa.
Inutile dire quanto sia lungo l’elenco delle lagnanze dei continentali in villeggiatura in Sicilia e la signora – inutile dirlo – protesta. La turista reclama e Calogero Rizzuto, sovrintendente regionale dei Beni Culturali, interviene e dice: «Piuttosto che tenere il Museo in questo stato pietoso, lo chiudo».
Inutile dire che, aperto o chiuso, di un museo ibleo se ne catafottono in tanti – giusto per dirla con il Commissario Montalbano, qui di casa – ma un manipolo di volenterosi, accoglie la provocazione di Rizzuto e lancia un’idea: la cogestione pubblico/privato.
Cercare più che degli sponsor, dei mecenati. E sono Vicky e Costanza di Quattro, proprietarie del Teatro Donnafugata, con l’archeologa Clorinda Arezzo (tre incantevoli figlie dell’antica nobiltà cosmopolita di Sicilia) a mobilitarsi per realizzare quello che Gianni Bocchieri – ragusano ma in forze a Milano, nel Cda del Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci, nonché direttore generale Formazione e Lavoro della Regione Lombardia – consiglia loro di fare presto e subito: copiare.
Fare, insomma, come si fa in continente. Fare quindi di quel museo un incubatore per le imprese creative e innovative, aperto al progra*mma “garanzia giovani” (un finanziamento di un miliardo e mezzo di euro dell’UE). Un esperimento di co-gestione del privato e del pubblico che in Lombardia ha dato frutti e che a Ibla – col marchio Unesco, col brand Montalbano e con l’aeroporto Magliocco a Comiso – non può che generare giardini. Inutile dirlo.