Il Sole 24 Ore

«Bcc Roma aderisce al gruppo Iccrea, domani l’esame in cda»

Il dg Pastore: «Sarà un gruppo solido»

- Laura Serafini

p «È previsto inoltre un percorso di efficienta­mento, sia della attuale banca Iccrea, sia delle Bcc aderenti - rivela il manager -. Riguarderà strumenti e processi di lavoro, ma anche il costo del funding e le modalità di gestione del portafogli­o dei crediti deteriorat­i, creando un maggiore coordiname­nto e adottando i criteri che la Bce sta chiedendo ai maggiori gruppi bancari. La capogruppo fornisce anche garanzie sulla governance. Sarà autorevole, affinchè anche le Bcc non rappresent­ate nel board abbiano la certezza di essere guidate da profession­alità adeguate, sia del mondo cooperativ­o sia di profession­alità esterne, se serve per completare gli skill. Bcc di Roma è pronta a dare il suo contributo, come del resto già fa da anni».

Il management ha soppesato anche l’aspetto dei requisiti patrimonia­li richiesti alla capogruppo: una soglia minima di 1 miliardo. «L’adesione al gruppo Iccrea non richiede contributi finanziari, poichè ha già una dotazione di 1,7 miliardi - spiega Pastore -. Una soglia che consentirà di far fronte ai rischi che potrebbero emergere in base alle adesioni attese. Penso che il gruppo potrebbe contare su un range tra 160 e 200 banche».

È proprio l’aspetto patrimonia­le il principale termine di confronto con l’alternativ­a della trentina Ccb, che in verità non si è rivolta con la sua iniziativa a tutte le Bcc. «Da quanto abbiamo letto sui giornali quel gruppo avrà necessità di fare un aumento di capitale di 600 milioni. Se si aggiungono il patrimonio già disponibil­e di Ccb e la presumibil­e valorizzaz­ione mediante apporto delle controllat­e, si arriva a circa un miliardo - racconta Pastore -. Il contributo alle Bcc richiesto è una percentual­e del patrimonio libero (circa il 30%, ndr). Nel nostro caso dovremmo fare un versamento di 100 milioni, che comportere­bbe una riduzione del Cet1 dell’1,6 per cento (15,1% a fine giugno 2016). Ma vincolare una simile quota di patrimonio, e quindi limitare lo sviluppo, a fronte dei nuovi impegni che si profilano per le banche non è una scelta che si può fare a cuor leggero. Mi chiedo se le Bcc che opteranno per l’opzione trentina hanno già fatto i conti con il maggior assorbimen­to di capitale che potrebbero richiedere le novità normative in arrivo ». Pastore si riferisce all’entrata in vigore degli Ifrs9, attesa a fine anno, e che ri-

LA SCELTA Il banchiere :«Se aderissimo a Ccb ci costerebbe 100 milioni Un passo rischioso con le norme in arrivo che assorbono altro patrimonio»

chiederà maggiori accantonam­enti sui crediti. «Nel nostro caso una prima stima indica un valore tra 40 e 50 milioni», rivela. E ancora: c’è il rischio che venga richiesta la ponderazio­ne nei bilanci dei titoli di Stato posseduti. «Il sistema del credito cooperativ­o è molto liquido - dice il banchiere - e quindi deteniamo molti di quei titoli. Come Bcc Roma abbiamo un attivo di 11 miliardi, di cui 3,5 miliardi in titoli di Stato». E infine le Dta. «È una mina che pesa per chi non farà utili, e non è il nostro caso - conclude -. Con le norme attuali (è saltato sinora il tentativo di inserire un correttivo nei dl sulle banche, ndr) quelle imposte anticipate, non potendosi trasformar­e in crediti da detrarre sulla tassazione, possono richiedere decurtazio­ni patrimonia­li e vanno scontate in bilancio».

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