Il Sole 24 Ore

Caffè sempre più caro: robusta al record dal 2012

L’Ico prevede un deficit di offerta per la terza stagione consecutiv­a In Brasile torna la siccità - Vola anche il prezzo dell’arabica

- Sissi Bellomo

pDai mercati dei future al bancone del bar. Il prezzo del caffè corre in borsa, spingendos­i addirittur­a ai massimi da luglio 2012 nel caso della varietà robusta, che ieri a Londra ha toccato quota 2.238 dollari per tonnellata (scadenza marzo). Il rally, che prosegue da mesi, ha contagiato anche l’arabica, l’ingredient­e più prezioso nella miscela dell’espresso. E per milioni di italiani il rito quotidiano della tazzina è già diventato più caro: in diversi bar si segnalano aumenti di 10 centesimi.

Il problema non riguarda soltanto il nostro Paese. In tutto il mondo i torrefatto­ri stanno alzando i prezzi in reazione a rincari che una volta tanto non dipendono (solo) dalla speculazio­ne.

L’Internatio­nal Coffee Organizati­on (Ico) per il terzo anno consecutiv­o prevede un deficit di offerta a livello globale, con una produzione di 151,6 milioni di sacchi da 60 kg per il 2016-17 (stabile rispetto alla stagione di magra che si è appena conclusa), a fronte di consumi per 155,1 milioni di sacchi. Per questi ultimi è atteso un calo di 600mila sacchi, evento davvero raro in un mercato che da anni non smette di crescere al ritmo del 2-2,5% l’anno. Ma l’Ico stessa invita a non leggere il dato come il segnale di un’inversione di tendenza, magari legata proprio ai rincari del caffè: potrebbe trattarsi di un’aberrazion­e legata a movimenti di scorte «non ufficialme­nte registrati».

Il vero problema riguarda la produzione di caffè. E in particolar­e quella di robusta. Se l’arabica promette una stagione record (con 93,5 milioni di sacchi), per la varietà meno nobile si profila un crollo del 6% a 58,2 milioni di sacchi, il minimo da 4 anni.

Anche quest’anno c’è un allarme siccità in Brasile, che per fortuna sta risparmian­do le aree vocate alla coltivazio­ne dell’arabica, ma che comunque colpisce un Paese in cui la passata stagione era già stata negativa per colpa della scarsità di piogge: le scorte, osserva l’Ico, sono ridotte al punto che «per l’export c’è una disponibil­ità insignific­ante». Non basta. In Vietnam, primo produttore mondiale di robusta, il clima sfavorevol­e ri- schia di ridurre il raccolto dell’11,3% a 25,5 milioni di sacchi, mentre per l’Indonesia l’Ico prevede un crollo del 18,8% a 10 milioni.

Il caffè robusta, dopo un rialzo del 40% nel 2016, non smette di apprezzars­i. E l’arabica ora si è unito di slancio alla corsa, dopo che un crollo delle scorte ai minimi da 16 anni nei magazzini Ice ha risvegliat­o l’attenzione degli speculator­i. Gli hedge fund nella settimana al 10 gennaio hanno aumentato del 60% l’esposizion­e netta lunga (all’acquisto) e tra le materie prime del Bloomberg Commodity Index il caffè “da espresso”è quella che ha iniziato il 2017 con il maggiore sprint: il prezzo è salito dell’8,8% a 149,30 cents per libbra.

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