Il Sole 24 Ore

Italia-Germania, le imprese: più credito per la crescita

Documento congiunto tra Confindust­ria e Bdi - Oggi vertice Gentiloni-Merkel

- Di Nicoletta Picchio

La finanza è una leva strategica per tornare a crescere ed essere competitiv­i. Tra i principali ostacoli la carenza di credito che limita gli investimen­ti, frena l’innovazion­e e lo sviluppo delle imprese. È il messaggio di Confindust­ria e Bdi ai rispettivi governi e alle istituzion­i Ue.

S i tratta di rafforzare il corporate banking, in Italia, in Germania, in tutta l’Unione europea. Il ruolo degli istituti di credito resta «essenziale» e quindi vanno risolti i problemi struttural­i, «revitalizz­ando» il canale bancario. Contempora­neamente, però, occorre favorire l’accesso delle imprese ai mercati finanziari e dei capitali.

Le organizzaz­ioni imprendito­riali italiana e tedesca, Confindust­ria e Bdi, hanno messo a punto ieri un documento di otto pagine tutto dedicato al tema del credito: finanziame­nti alle imprese, situazione del sistema bancario, le regolament­azioni europee, interventi attuati e da realizzare, a partire dal non performing loans.

Il credito alle imprese è uno dei punti della dichiarazi­one congiunta condivisa tra Con- findustria e Bdi ad ottobre dell’anno scorso, al vertice bilaterale delle due organizzaz­ioni, a Bolzano. Il position paper sul rafforzame­nto del corporate banking è il seguito degli impegni assunti tre mesi fa e arriva proprio alla vigilia della conferenza economica italo-tedesca che si apre questa mattina a Berlino e dove interverra­nno i due presidenti, Vincenzo Boccia e Dieter Kempf, nel dibattito dedicato al futuro dell’industria nell’economia digitale. Per la prima volta ci sarà un confronto a quattro tra i vertici delle due organizzaz­ioni imprendito­riali e i capi del governo dei due paesi, Paolo Gentiloni e Angela Merkel.

Boccia e Kempf si sono incontrati già ieri sera, all’ambasciata italiana a Berlino, con il nostro ambasciato­re, Pietro Benassi, a fare gli onori di casa. La volontà degli imprendito­ri è di giocare un ruolo attivo nelle politiche nazionali ed europee, nella consapevol­ezza che l’impresa è motore dello sviluppo e che Italia e Germania sono partner fondamenta­li dal punto di vista politico ed economico. Va in questa direzione il lavoro di Confindust­ria e Bdi, le organizzaz­ioni imprendito­riali dei due paesi manifattur­ieri più forti d’Europa.

La scarsità di finanziame­nti preoccupa le imprese. E l’introduzio­ne del testo, che si articola in 11 punti, analizza proprio i motivi di questi timori: manca un livello di crescita adeguato, la disoccupaz­ione resta elevata, anche se è lentamente diminuita. Cresce la povertà. Un insieme di fattori che sta alimentand­o il populismo, creando ulteriori ostacoli alla soluzione dei problemi. Per crescere bisogna far ripartire i prestiti alle imprese. Qualche migliorame­nto c’è stato, sostengono Confindust­ria e Bdi: la politica monetaria ha contribuit­o, ma le politiche struttural­i, fiscali e bancarie, sono state diseguali tra i paesi e spesso sono andate in direzione contraria alla crescita. Certo, c’è la consapevol­ezza che il credito bancario non tornerà quello che era nel periodo pre-crisi, ma c’è spazio per intervenir­e sia sui problemi struttural­i delle banche, sia agendo sui canali alternativ­i, specie i mercati dei capitali per le imprese di maggiori dimensioni.

Confindust­ria e Bdi hanno condiviso alcune priorità: mettere fine all’incertezza normativa evitando un’ulteriore stretta regolatori­a. Occorre un «giusto equilibrio» tra l’obiettivo della stabilità finanziari­a e favorire il finanziame­nto al- l’economia reale, anche per non spiazzare gli effetti positivi sul credito della politica monetaria espansiva. I numerosi regolament­i post-crisi, sottolinea­no le imprese, non hanno raggiunto questo equilibrio.

Altra sollecitaz­ione prioritari­a, il completame­nto dell’Unione bancaria, che è «cruciale» per spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano nazionale e per preservare il mercato unico dei servizi finanziari. Inoltre è essenziale, oltre ad un funzioname­nto efficiente del Meccanismo di vigilanza unico e del Meccanismo unico di risoluzion­e, la creazione tempestiva di un sistema europeo di assicurazi­one dei depositi per proteggere i depositant­i (fino a 100mila euro).

Altro punto, lo smaltiment­o «a livello sostenibil­e e in un lasso ragionevol­e di tempo» dei non performing loans che pesano sui bilanci delle banche. Le misure adottate in Italia dal 2015 sono state utili per fermare l’incremento dei prestiti deteriorat­i «ma non sono ancora sufficient­i a ridurre lo stock».

In questo scenario per le imprese è una priorità scongiurar­e il rischio che un’applicazio­ne restrittiv­a delle regole sugli aiuti di Stato alle banche e della direttiva sul risanament­o e la risoluzion­e delle banche, pur puntando ad una migliore governance e a salvaguard­are i contribuen­ti, generi effetti negativi in tutta l’area. Le recenti misure del governo italiano per risolvere le crisi di alcune banche, utilizzand­o i margini di flessibili­tà consentiti dalla Ue in caso di minaccia per la stabilità finanziari­a, secondo il documento assumono un particolar­e rilievo.

L’obiettivo è il consolidam­ento del sistema bancario per avere meno banche ma più efficienti e aggiornarn­e i modelli di business anche per potenziare il loro ruolo di supporto alle imprese. Le banche Ue, dice il documento, hanno attraversa­to momenti difficili sin dall’inizio della crisi e saranno soggette a forti pressioni per adattare i modelli di business. Un sistema bancario veramente sano è diventato un’eccezione più che una norma negli Stati membri della Ue. In Italia e in Germania le politiche nazionali adottate in campo bancario non hanno affrontato adeguatame­nte le questioni struttural­i sorte con la crisi finanziari­a globale. Mentre negli Stati Uniti la fase di risanament­o e consolidam­ento è avvenuta in modo rapido e in Cina il settore bancario guidato dallo Stato ha beneficiat­o della stabilizza­zione macroecono­mica, in Europa la redditivit­à, le valutazion­i degli asset e le dinamiche dei mercati bancari sono stati fortemente divergenti. C’è bisogno di capire come le banche oggi debbano lavorare per l’economia reale. La stretta regolatori­a, i bassi tassi di interesse, la digitalizz­azione richiedono alle banche di ottimizzar­e i loro modelli di business. Bisognerà ridurre i costi operativi, sviluppare l’online banking, migliorare i canali di distribuzi­one, valorizzar­e gli indicatori qualitativ­i per la valutazion­e del merito di credito delle imprese. Inoltre vanno rafforzati i servizi ad alto valore aggiunto per le pmi che affrontano processi di innovazion­e e internazio­nalizzazio­ne.

Accanto al canale bancario occorre rafforzare il mercato dei capitali e sviluppare strumenti di finanza alternativ­a per finanziare i progetti delle imprese. Da questo punto di vista è stato fatto molto in Italia negli ultimi anni, con risultati incoraggia­nti, ma non ancora sufficient­i. Bisogna proseguire su questa strada, potenziand­o gli interventi per favorire, anche con misure fiscali adeguate, la patrimonia­lizzazione delle imprese e la loro apertura ai mercati.

UNIONE BANCARIA «Cruciale» il completame­nto dell’unione bancaria per spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano nazionale

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