Conti, arrivata a Roma la lettera Ue Il Colle: rigore anche sui migranti
La Commissione ha chiesto spiegazioni sul gap dello 0,2% - Il Tesoro indicherà i «fattori rilevanti» che giustificano la dinamica del debito
Come preannunciato in questi giorni, la Commissione europea ha inviato ieri una lettera al ministero dell’Economia a Roma per raccogliere informazioni sull’andamento dei conti pubblici nel 2017. La richiesta giunge mentre l’esecutivo comunitario deve preparare un rapporto sull’evoluzione del debito pubblico, e decidere nel caso se aprire o meno una procedura di infrazione per indebitamento eccessivo. Bruxelles stima uno scarto tra bilancio e obiettivi dello 0,2% del Pil.
Nella sua lettera, l’esecutivo comunitario ha ricordato all’Italia che la legge di bilancio 2017 è a rischio di non rispetto del Patto di Stabilità, come già sottolineato in un’opinione pubblicata i n novembre. In questo contesto, Bruxelles ha chiesto all’Italia di argomentare la sua posizione e individuare eventuali fattori rilevanti per meglio comprendere o giustificare l’evoluzione dei conti pubblici (si veda Il Sole-24 Ore di ieri).Dal canto suo il ministero dell’Economia, che nel tardo pomeriggio ha pubblicato la lettera sul proprio sito istituzionale, getta acqua sul fuoco e parla di «usuale interlocuzione» con le autorità europee: la prossima puntata del botta e risposta sarà la risposta di Roma con il rapporto sui «fattori rilevanti» che secondo il governo italiano giustificano le dinami- che di finanza pubblica scritte nella manovra su cui il giudizio di Bruxelles è sospeso. Tra le controdeduzioni che saranno portate sul tavolo, oltre alle incertezze internazionali sulla crescita e a un’inflazione che rimane troppo bassa («argomenti utilizzati in passato e almeno altrettanto validi oggi», rimarca l’Economia), ci sarà la quella che via XX Settembre definisce una «sostanziale stabilizzazione» nell’andamento del debito. «È un risultato straordinario - rivendicano dal Mef - alla luce della recessione che si è rivelata più severa di quella degli anni trenta e confrontandolo con la dinamica del debito degli altri Paesi dell’Eurozona». Il riferimento è ai deficit più vivaci presentati da Paesi come la Spagna e la Francia, ma più decisamente italiano è il problema dello stock del debito: sul punto, il governo tornerà a indicare l’avvio della riduzione da quest’anno (il Dpb prospetta una li matura dal 132,8% del 2016 al 132,6% del Pil) grazie al rilancio delle privatizzazioni e al superamento della deflazione che ha caratterizzato l’economia italiana nell’anno appena chiuso.
Al netto della futura risposta italiana, comunque, la Commissione europea ha spiegato nella sua missiva che dal suo punto di vista «ulteriori misure per un totale di oltre lo 0,2% del Pil potrebbero essere necessarie per ridurre lo scarto e rendere il bilancio rispettoso del Patto di Stabilità», evitando l’apertura di una procedura per debito eccessivo (che nel 2017 è stimato al 133,1% del Pil). In questo contesto, Bruxelles ha chiesto ieri all’Italia di inviarle entro il 1° febbraio risposte chiare.
La missiva dovrà contenere, oltre a un elenco di eventuali fattori rilevanti che spieghino l’andamento sempre al rialzo del debito pubblico, anche «specifici impegni suffi- cientemente dettagliati» e «un calendario chiaro in vista della loro rapida adozione legale». La data del 1° febbraio non è banale. Le prossime previsioni d’inverno, attese per il mese di febbraio, si baseranno sulla situazione economica a quella data. Successivamente, Bruxelles pubblicherà il rapporto sul debito.
La Commissione europea, che ieri si è riunita a Strasburgo dove siede il Parlamento europeo, è stretta tra opposte considerazioni. Da un lato, sa che la situazione dell’Italia è fragile, e non vuole in alcun modo creare nuova instabilità politica. Dall’altro, l’esecutivo comunitario deve rispettare le regole e tenere conto delle pressioni provenienti in tal senso dai partner europei. In questa fase, Bruxelles quindi fa la voce grossa. Tra la Commissione e l’Italia è in corso un negoziato dall’esito ancora incerto.
LE PROSSIME STIME La scadenza fissata dalla Commissione non è banale: le prossime previsioni d’inverno si baseranno sulla situazione economica a quella data