Il Sole 24 Ore

La «gara» tra Pd e Grillo fuori dai tribunali

- di Lina Palmerini

Nessun nuovo scossone per Virgina Raggi. Il tribunale civile di Roma ha respinto il ricorso sul controvers­o contratto tra lei e Casaleggio che prevede una penale di 150mila euro nel caso di violazione del codice etico: i magistrati non entrano nel merito di quel “patto” per ragioni processual­i ma non lo ritengono causa di ineleggibi­lità o decadenza. E, dunque, un punto a favore per il sindaco ma i suoi problemi non finiscono con la sentenza di ieri. È comprensib­ile la soddisfazi­one di Grillo che sul suo blog scriveva «altro colpo per il Pd dopo il voto», però, lui sa bene che i colpi li sta prendendo anche la Raggi. Come ha raccontato lunedì scorso il sondaggio Ipr Marketing per il Sole 24 ore, gli errori cominciano a presentare il conto con una perdita di consensi del 23% e un penultimo posto nella classifica del gradimento sui sindaci.

Ma il duello tra Pd e 5 Stelle non si gioca solo su Roma. C’è tutto un fronte, il più sensibile nel rapporto tra politica e popolo, su cui Grillo sta giocando le sue carte mettendo in difficoltà Renzi. Quel fronte si chiama lavoro, povertà, disagio giovanile e il Movimento sta riuscendo a imporre nel dibattito nazionale alcune sue idee, la prima delle quali è il reddito di cittadinan­za. Non solo. Da oggi e per due giorni i 5 Stelle presentera­nno un rapporto su “Lavoro 2025” in cui si traccia un bilancio su come cambierà l’occupazion­e sotto la scure delle trasformaz­ioni tecnologic­he e della globalizza­zione. Uno sforzo di analisi che sta un passo avanti a molti partiti e che pone al centro della politica un tema che perfino il sindacato non mette a fuoco a sufficienz­a. Si preferisco­no battaglie vecchie di 15 anni, come sull’articolo 18, mentre si trascura di approfondi­re l’allarme lanciato da decine di studi internazio­nali che descrivono un futuro in cui verranno cancellati milioni di posti di lavoro perché obsoleti o perché si faranno fuori dai confini europei.

Ecco, non sono tanto le carte bollate di Grillo, i codici e i contratti con penale che definiscon­o l’identità dei 5 Stelle ma - piuttosto - ciò che rimane nell’opinione pubblica è la capacità di individuar­e le nuove emergenze sociali e – possibilme­nte – di offrire delle soluzioni compatibil­i con la realtà. In quest’ottica, lo studio che presentera­nno i 5 Stelle sull’occupazion­e dei prossimi decenni ben si concilia con l’idea di un reddito minimo di cittadinan­za che dovrebbe servire proprio ad affrontare anni in cui ci sarà una perdita secca di salario soprattutt­o a carico di alcuni lavoratori e famiglie. Un’idea su cui anche il Pd sarà

costretto a riflettere o a “inventare” una ricetta alternativ­a che sia più complessiv­a rispetto ai ritocchi già fatti e tarati sull’attuale mercato del lavoro. Al netto di alcune misure concrete adottate dalla Regione Emilia Romagna, al momento il rischio per Renzi è di essere scavalcato su temi tradiziona­lmente di sinistra.

Come ha fatto notare Luca Ricolfi su questo giornale il 27 dicembre scorso, il disegno di legge dei 5 Stelle viene impropriam­ente definito reddito di cittadinan­za perché non è universale e incondizio­nato – costerebbe circa 350 miliardi – ma garantisce un’integrazio­ne al reddito agganciato a una soglia di povertà di 800 euro al mese, con una spesa di circa 16 miliardi. Al di là delle definizion­i, però, quello che conta in politica è riuscire a imporre i temi. E costringer­e gli avversari a una rincorsa. Fuori dai tribunali.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy